Adozione e Scuola

mercoledì 8 aprile 2009

Gruppo "Adozione e scuola" 5° incontro (13/03/09)

L’incontro del 13 marzo, aperto alla partecipazione delle famiglie, ha visto un incremento di presenze sia di docenti che di genitori.
Si è parlato di normativa scolastica, chiarendo che non esistono - al momento - esplicite norme di riferimento che fissino linee guida per l'inserimento e l’accoglienza dei bambini adottati. Ci si riferisce solitamente alla normativa che supporta l'accoglienza degli alunni stranieri, che consente di inserire i neoarrivati o nella classe corrispondente all’età anagrafica o in quella precedente, in quest’ultimo caso con la possibilità di passare in corso d'anno alla classe superiore.
Si è lungamente discusso se sia meglio inserire i bambini adottati nella classe corrispondente all'età anagrafica, privilegiando in tal modo il rapporto con i pari, o in una classe inferiore, per diminuire lo stress legato all’apprendimento. Quest'ultima soluzione sembrerebbe la preferibile, ma si è arrivati alla conclusione che la decisione andrebbe presa caso per caso, tenendo in considerazione l’eventuale scolarizzazione precedente, il livello di conoscenza della lingua italiana, la maturità psico-fisica raggiunta.
La soluzione ottimale sembrerebbe quella di partire da un livello più basso con eventuale passaggio a una classe superiore in corso d’anno, se le condizioni dell'apprendimento risultano particolarmente favorevoli. Tuttavia – richiedendo questa soluzione interventi personalizzati - ci si chiede quanto sia realisticamente praticabile oggi, con i tagli attuali al personale e alle risorse della scuola.
Sono stati illustrati - sia da insegnanti che da genitori - numerosi casi di inserimenti più o meno riusciti.
Per quanto riguarda il “quando” dell’inserimento, si è stati concordi sull’opportunità di farlo precedere da un periodo sufficientemente lungo di permanenza in famiglia (alcuni mesi almeno), per consentire che si sviluppi e consolidi l’attaccamento ai genitori e perché l'apprendimento della lingua italiana avvenga in un contesto il più possibile naturale, che lo avvicini all'apprendimento di una lingua madre.
Si è poi passati a parlare del nome d’origine del bambino: lasciarlo o cambiarlo? Continuare a usare il nome originario è d’aiuto al mantenimento di un senso di continuità identitaria. Ma quando ad esempio questo nome è impronunciabile in italiano, mantenerlo non finirebbe per creare difficoltà nei rapporti con i coetanei? Non potrebbe essere più sensato “italianizzare” il nome quando possibile, o affiancargli un nome italiano da utilizzare per scelta al bisogno? Anche in questo caso i genitori hanno raccontato/confrontato le reciproche scelte e opinioni, in un clima di rispetto e di comprensione delle diverse scelte di ciascuno.
Si è infine parlato dei problemi comportamentali che possono presentarsi a scuola, della difficoltà che alcuni bambini adottati incontrano nel rispetto delle regole della convivenza scolastica. Che significato hanno questi comportamenti (ad esempio quando il bambino li manifesta più a scuola che a casa)? Che strategie usare per superarli?
Si è detto che si tratta di comportamenti di sfida, di messa alla prova dell'adulto, che esprimono la ricerca di un limite, di un contenitore solido di emozioni positive e negative. Un contenitore esterno, perché spesso questi bambini sono in difficoltà nel controllare autonomamente le proprie emozioni, non avendo introiettato a sufficienza il senso del limite emotivo e corporeo, che si acquisisce nella primissima infanzia grazie al contenimento fisico ed affettivo delle prime figure di accudimento.
Si è detto anche che certi comportamenti potrebbero manifestarsi soprattutto a scuola perché il contesto collettivo della classe può far riaffiorare immagini del passato legate all'istituzionalizzazione. Ma potrebbe anche trattarsi di un modo per proteggere i genitori dalla propria rabbia, trasferendola su una realtà esterna alla famiglia.
Questo sarà comunque uno degli argomenti del prossimo incontro (17 aprile), anch'esso aperto ai genitori, in cui si parlerà della difficoltà di apprendimento e relazionali che i bambini e i ragazzi adottati possono incontrare a scuola, nonché delle strategie per affrontarle.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

1 commento:

  1. Abbiamo esaminato alcune recenti antologie italiane per la scuola secondaria di I grado, col fine di verificare se e in quale misura vengano proposte letture che permettano di affrontare in classe l’argomento dell’adozione e, più in generale, se presentano in qualche modo l’evoluzione degli assetti famigliari nella società contemporanea e le connesse problematiche.

    I materiali finora presi in considerazione sono i seguenti:

    • Albonico P., Conca G., Singuaroli M., La bottega dei sogni, Archimede Edizioni 2007 (di seguito ANTO1)
    • Bosio I., Schiapparelli E., Beccarla S., Le due lune – Leggere per crescere, Gruppo editoriale Il Capitello 2008 (di seguito ANTO2)
    • D’Esculapio V., Massari L., Peviani M., Volere volare, Loffredo editore 2005 (di seguito ANTO3)
    • Zordan R., Il narratore, Fabbri editore 2008 (di seguito ANTO4).

    Rispetto alla tematica indicata sono emerse le seguenti posizioni.

    ANTO1 affronta nel primo volume, come usualmente accade, un percorso relativo agli affetti e alle dinamiche famigliari. Infatti, nell’unità Vivere con gli altri è presente una sezione intitolata Album di famiglia, che prende l’avvio proprio da un’attività di costruzione dell’album fotografico della propria famiglia. Rispetto al punto di vista qui assunto, occorre segnalare che tale approccio può risultare imbarazzante per chi vive in contesti famigliari non tradizionali e, in modo particolare, per i ragazzi adottati. D’altra parte, tale impostazione appare ribadita anche dalla scelta antologica, che non accoglie brani riguardanti situazioni non convenzionali.
    Tuttavia, una sorta di apertura verso una visione più dinamica e alternativa dei rapporti genitori-figli traspare nella scelta di indicare, nella scheda finale sul cinema, il film About a boy, di P. e C. Wetz (USA-UK 2002), in cui si presenta una storia di inversione dei ruoli tra un ragazzino che vive con la madre separata e l’inconsapevole e immaturo ‘aspirante padre’.
    Una più decisa inversione di tendenza compare nel secondo volume, in cui la tematica dell’adozione viene esplicitamente approfondita in un Dossier cittadinanza, dedicato però all’incontro tra culture e focalizzato sulle problematiche di sradicamento correlate alle adozioni internazionali. In tale ambito è comunque presente una attività di approfondimento sulle modalità di effettuazione delle stesse ed è possibile leggere un brano significativo della storia di una bambina adottata in Brasile (Una bambina venuta dal Brasile), tratto dal romanzo di L. Frescura, Non mi piace il fatto che sei bella, Fabbri editore.
    Il terzo volume non contiene specifici riferimenti a tematiche famigliari di alcun genere.

    ANTO2 In questo testo le tematiche famigliari vengono affrontate a partire dal secondo volume. In esso è presente una sezione chiamata Io e i miei, in cui si affronta anche la questione dei figli di genitori separati: è infatti riportato un brano (Mamma o papà) tratto dal libro della nota autrice per ragazzi Ch. Nöstlinger, Anch’io ho un papà, Einaudi ragazzi, nel quale sono esposte le riflessioni della protagonista su apparenti vantaggi e reali difficoltà dei figli di genitori separati.
    Nel terzo volume, poi, si affronta direttamente il tema dell’adozione, all’interno di un analogo percorso di lettura (Diventare me… In famiglia). Anche in questo caso si riporta un passo (Mamma e papà mi hanno scelto) del già citato libro di L. Frescura, il che può indicare che la produzione sul tema non sia particolarmente copiosa, ma seguito da una scheda di approfondimento sull’adozione, che, tra l’altro, riporta una citazione da M. Scarpati, Adottare un figlio, Mondatori, nella rubrica La parola all’esperto. Accanto a essa appare inoltre anche un estratto da Il Profeta di K. Gibran sulla rapporto genitori-figli (Non sono cosa tua).

    ANTO3 Questa antologia risulta particolarmente sensibile all’esigenza di guidare la riflessione su diversi aspetti della vita famigliare nel mondo d’oggi, anche con inserimenti piuttosto originali.
    Nel primo volume (tomo 1B), alla sezione Educazione all’affettività – Amico è) è inserito un brano (Un amico venuto da lontano) tratto dal libro di A. Giustacuore, Il ragazzo venuto da lontano, La Scuola, in cui, nell’ambito delle diverse possibilità di incontro che la scuola offre, si presenta anche il caso di un compagno bielorusso inserito in classe a seguito dell’affidamento temporaneo a una famiglia italiana. Il passo, tra l’altro, riporta in particolare il racconto delle esperienze di vita del protagonista in istituto, insieme al fratellino.
    Nella unità Avvio alla conoscenza di sé – I tuoi piccoli grandi problemi, poi, si ripropone il difficile rapporto di una figlia con la madre separata e il suo nuovo compagno, attraverso uno stralcio (Il terzo incomodo) dal famosissimo romanzo per ragazzi di Bianca Pitzorno, Principessa Laurentina, Salani.
    Il secondo volume (tomo 2B) torna sulla questione, proponendo un brano che, tra l’altro, mette l’accento sugli imbarazzi che determinate consegne scolastiche possono creare su chi vive realtà peculiari. Il brano Il casino del disegno, infatti, racconta delle difficoltà di un bambino nel rappresentare la propria famiglia in un disegno, dal momento che il padre è da anni assente; il testo è tratto da M. Jane, La principessa della luna nuova, Einaudi.
    Il tomo A dello stesso volume invita a una riflessione sulla condizione degli anziani soli e sul difficile rapporto con i figli e le loro famiglie: tale situazione è descritta nel brano Io non sarò mai un ex, tratto dalla raccolta di L. Speraddio, Storie di oggi e di domani, ed. Medusa, e inserito nella sezione Descrivere persone e stati d’animo.
    Particolarmente interessante appare infine la proposta del terzo volume (tomo B, sezione Educazione al vivere insieme – Incrinature dell’anima). Incentrato sull’adozione è il brano Perché mi avete adottata?, tratto dal libro di M. Blackman, Hacker, Mondatori, da cui emergono dubbi e timori di una bambini adottata da una coppia che, nel frattempo, aveva concepito un figlio naturale. La proposta di attività che accompagna il testo, consiste in una discussione in classe sulla presumibile intensità di affetto riservata a figli naturali e adottati: si tratta di un atto esplicito di interesse per la problematica, che tuttavia non appare immune da riserve, in quanto potrebbe far sorgere situazioni difficili da gestire, soprattutto nel caso in cui tra gli allievi fossero effettivamente presenti figli adottivi.
    Nella medesima unità è inoltre riportato un brano dal libro di S. Zecchi, Amata per caso, Mondatori, intitolato Sei stata molto fortunata, nel quale si racconta di una ragazza indiana venduta dalla famiglia a un artista di strada, con cui riesce a instaurare un profondo legame di affetto; Benché non sia specificamente dedicato al mondo dell’adozione, il testo può essere utile per riflettere su situazioni di abbandono e di ritrovata serenità.

    ANTO4 dedica l’attenzione alle dinamiche famigliari solo nel primo volume, in cui è inserita una unità su Gli affetti famigliari. Tale percorso appare piuttosto ampio e articolato, dal momento che all’argomento sono dedicati un cineforum (relativo al film di S. Nettelback, Ricette d’amore) e due Dossier (La famiglia nel diritto italiano e La famiglia nella pubblicità, nei fumetti, nel mondo), oltre alla scelta antologica dei brani. Tuttavia, in nessuno di tali ambiti si fa mai riferimento alla adozione. Risulta invece maggiormente esaminata, benché non ripresa adeguatamente nei Dossier, la problematica delle separazioni, sia attraverso la proposta di un brano del libro già citato della Pitzorno (Come una mosca nella tela del ragno), sia una proposta di lettura, inserita nella rubrica In Biblioteca, relativa a E. Prati, Papà, il mio topo severo.

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