Adozione e Scuola

sabato 28 febbraio 2009

"Ci vediamo più tardi" - Nuovo libro sull'adozione internazionale

"Giro" questa mail, arrivata al mio indirizzo, su una nuova pubblicazione curata dal CIAI.

Siamo lieti di comunicarvi che è appena uscita in libreria la ristampa del libro illustrato per bambini

Ci vediamo più tardi
Viaggio senza pretese nell'Adozione Internazionale

di CIAI - Centro Italiano Aiuti all'Infanzia
testi di Massimo Camiolo - illustrazioni di Marcella Bassanesi, EMI editore, 2009.

Non è facile spiegare ad un bambino la procedura dell'adozione internazionale, percorso lungo, faticoso e a tappe che tutti i genitori adottivi devono intraprendere per poter accogliere i propri figli nati in Paesi lontani. Quanto sono stato atteso e desiderato? Cosa stavano facendo per me i miei genitori prima che io arrivassi? Perché se da una parte c'è un bambino che aspetta, dall'altra ci sono una mamma e un papà che stanno facendo tutto, proprio tutto, per incontrarsi con il loro “cucciolo”. E ci sono anche tante persone da incontrare, sia prima che dopo l'arrivo in famiglia: l'assistente sociale, il giudice del Tribunale per i Minorenni e l'ente autorizzato, qui raffigurato dalla nostra amica Cicogna. Può essere bello e rassicurante scoprire di essere stati tanto attesi e sapere che così tante persone si sono preoccupate per te, persone che potranno continuare ad esserci.

A distanza di quasi vent’anni, la prima edizione è infatti del 1990, il CIAI, in occasione del 40° dalla sua fondazione, ha deciso di procedere alla ristampa di un racconto che rappresenta un utile ed efficace strumento di comunicazione tra adulto e bambino, per raccontare con un linguaggio semplice i passaggi più delicati della procedura dell'adozione internazionale. D'accordo con autore e illustratrice è stata mantenuta la struttura narrativa e grafica originale procedendo solo ad alcune necessarie modifiche di testo e grafica per adattare il racconto alla rinnovata procedura adottiva. La prima parte del testo è stata tradotta nelle diverse lingue di provenienza dei bambini adottivi perchè il racconto possa essere utilizzato dagli operatori locali per la preparazione del bambino all'adozione.

Il libro è disponibile presso tutte le librerie del territorio nazionale al prezzo di copertina di 8 euro.

La versione tradotta, da utilizzarsi come strumento per la preparazione del bambino all'adozione nel suo Paese di origine, è stata realizzata in francese, inglese e spagnolo e prossimamente anche in kmer, viet, thai, amarico, kannada e tamil.

Per maggiori informazioni:

Attività Culturali e Centro Studi
CIAI - Centro Italiano Aiuti all'Infanzia
via Bordighera 6 - 20142 Milano
tel: 02/84844422 - fax: 02/8467715
centrostudi@ciai.it
www.ciai.it

mercoledì 18 febbraio 2009

Adozione e scuola: quale normativa per l'accoglienza e l'integrazione?

Oggi una scuola che accoglie un bambino adottato non è aiutata da una normativa di riferimento che definisca linee guida chiare per la sua accoglienza e integrazione.
Eppure la situazione dei bambini e ragazzi adottati al momento del loro primo contatto con la scuola è peculiare e richiederebbe la definizione di alcuni criteri di accoglienza, per evitare di incorrere in due errori opposti: non considerare la loro “differenza” e il momento di difficoltà che stanno attraversando (non progettando pertanto interventi di supporto specifici), o assimilarli impropriamente agli alunni stranieri (offrendo loro interventi di integrazione non sempre calibrati sul loro status).
Il bambino adottato al suo arrivo in Italia è infatti un bambino italiano dal punto di vista giuridico (e in quanto tale soggetto ai diritti-doveri dei cittadini italiani relativi all’obbligo scolastico), ma ancora un bambino straniero dal punto di vista linguistico e culturale (e in quanto tale destinatario, per analogia, di alcuni degli interventi previsti dalle “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri” del 2006 http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2006/cm24_06.shtml).
Tuttavia non è un bambino straniero giunto in Italia con la propria famiglia, per cui un’assimilazione tout-court ai bambini stranieri è impropria e fuorviante. E’ un bambino italiano, ma non un bambino italiano come tutti gli altri (ammesso che esistano due bambini uguali…), poiché sta attraversando una faticosa fase di adattamento a una nuova realtà (familiare e sociale) diversissima da quella di provenienza.
Ma al momento non esiste, a livello nazionale (Ministero della Pubblica Istruzione), alcuna norma che indirizzi le scuole all'accoglienza.
A livello regionale ho notizia solo della circolare emanata nel 2007 dall’Ufficio Scolastico regionale dell’Emilia Romagna “Azioni di accoglienza scolastica per alunni e alunne adottati – percorsi di post-adozione”
(http://www.istruzioneer.it/allegato.asp?ID=291153). Esiste inoltre un “Vademecum per gli insegnanti della Scuola dell’Infanzia e della Scuola Primaria per l’inserimento del bambino adottato a scuola” elaborato nel 2008 nell'ambito del "Progetto pilota regionale per il sostegno e l'accompagnamento della famiglia adottiva" della Regione Veneto
(http://www.istruzionevicenza.it/Archivio_segnalazioni/2008/11/vademecum%20scuola%20finale%20(1).pdf).
Si tratta però di una iniziativa promossa dalla Regione e non direttamente dall’istituzione scolastica.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

martedì 17 febbraio 2009

Adozioni internazionali: ultimi dati

Riporto uno stralcio di un recente articolo comparso sul Sole 24 Ore:

Adozioni internazionali: 4mila bambini trovano famiglia in Italia
Di Nicoletta Cottone
Il Sole 24 Ore
20 GENNAIO 2009

Il 2008 è stato l'anno record per le adozioni internazionali, con un incremento del 18% rispetto all'anno precedente. Con questi numeri l'Italia diventa il terzo paese adottante al mondo, dopo Stati Uniti e Spagna. Dal rapporto annuale della Commissione per le adozioni internazionali presentato oggi, a Palazzo Chigi, dai sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti e Carlo Giovanardi, che è anche presidente della Commissioni adozioni internazionali, risulta che cresce il numero dei bambini stranieri adottati nel nostro paese. Nel 2008 sono stati 3.977 (2.303 maschi, 1.674 femmine) i bambini giunti in Italia dall'estero, pari al 16,3% in più rispetto all'anno precedente. L'incremento è più significativo se si considera il secondo trimestre del 2008 rispetto al 2007: +30 per cento. I piccoli adottati hanno per lo più un'età compresa fra i 5 e 9 anni (43,7%), mentre il 34,5% ha fra un anno e quattro anni; l'11,2% ha oltre dieci anni e il 10,6% meno di un anno.I bambini arrivano da 70 Paesi del mondo. Il numero più alto di bambini stranieri, esattamente 640, arrivano dall'Ucraina. Seguono la Federazione russa (con 466 bimbi) e la Colombia (con 434). E il maggior numero di coppie che hanno adottato vivono in Lombardia (712). Seguono nella classifica Veneto (327) e Toscana (316).

mercoledì 11 febbraio 2009

Adozione internazionale - Normativa

In Italia la legge di riferimento in materia di adozione di minori e di affidamento è la Legge 184 del 4 maggio 1983, successivamente modificata dalla Legge 476 del 31 dicembre 1998 (che ratifica la Convenzione dell’Aja per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale) e dalla Legge 149 del 28 marzo 2001 (che fissa i requisiti per l’adozione internazionale e per l’affidamento).

La Convenzione dell'Aja (“Convenzione sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale”) ha lo scopo di garantire, tramite la cooperazione tra gli stati aderenti e il rispetto di norme comuni, che le adozioni internazionali avvengano nell’interesse dei bambini e nel rispetto dei loro diritti. Hanno finora aderito alla Convenzione 77 paesi.

Legge 184/1983 "Diritto del minore a una famiglia", così come modificata dalle Leggi 476/1998 e 149/2001 http://www.commissioneadozioni.it/FileServices/Download.aspx?ID=368
Convenzione dell'Aja del 29 maggio 1993 http://www.commissioneadozioni.it/FileServices/Download.aspx?id=21

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

venerdì 6 febbraio 2009

Cosa leggere - "Guida all'adozione per l'insegnante"

All'indirizzo http://www.familyhelper.net/ad/guidainsegna.html trovate un documento piuttosto interessante: la traduzione di una "Guida all'adozione per l'insegnante" tratta dal sito canadese http://www.familyhelper.net/.
Si tratta di quattro semplici moduli sull'accoglienza nella scuola elementare e media di bambini adottati o appartenenti ad altre tipologie di famiglie non-tradizionali. Contengono indicazioni e suggerimenti per trattare in classe con semplicità e in modo naturale la realtà dell'adozione e per evitare alcuni degli errori che gli insegnanti rischiano di commettere quando "dimenticano" la presenza di bambini adottati nelle loro classi.
Questi i titoli dei quattro moduli:
1 - Accogliere il bambino di una famiglia non-tradizionale
2 - Come presentare l'adozione nella scuola elementare
3 - Potreste prendere la strada sbagliata con i compiti a casa
4 - Imparare il linguaggio dell'adozione
Anche se il contesto di riferimento non è quello italiano, le indicazioni dei primi tre moduli mi sembrano pienamente trasferibili alla nostra realtà. Il quarto modulo è interessante perchè pone il problema dell'uso non neutro delle parole con cui ci riferiamo all'adozione. Risente però del fatto di essere una traduzione e andrebbe quindi ripensato a partire dalle parole che usiamo comunemente nella nostra lingua.
Nell'insieme è comunque un documento da leggere e discutere.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

mercoledì 4 febbraio 2009

Libri di testo "sensibili all'adozione" - Scuola primaria

Riporto qui quanto scrive nel suo wiki (http://adozioneascuola.wetpaint.com/) una studentessa che ha realizzato una tesi di laurea su "L'adozione internazionale a scuola", esaminando anche una serie di libri di testo.

Scrive Francesca:
Difficilmente i libri di testo presentano l'adozione o semplicemente modi diversi di essere famiglia. Nel corso della mia ricerca ho individuato sei libri di testo che propongono letture legate al mondo dell'adozione:
Ciao amici 5, La Spiga Editore
Tutti in bici 2, Giunti
Mille e una storia 4, Raffaello Editore
Leo e la matita 3, Edizioni Il Capitello
Gatto bianco gatto blu 4, Giunti
Sempre meglio 4 - Linguaggi, Ed. De Agostini
I colori dell'arcobaleno 3, Il Capitello

In Ciao Amici 4-5 (pagina 135) si può leggere "Dall'India all'Italia" un simpatico testo narrativo tratto da "Sognando l'India" di E. Nava e Khurshid Mazzoleni per Piemme Junior. Il protagonista, il bambino adottivo, racconta il suo primo incontro fotografico con i genitori adottivi che lo fa sorridere e cancellare il suo iniziale progetto di fuga. Le domande di comprensione del testo invitano a descrivere i propri genitori con frasi spiritose, discostandosi quindi dalla tematica dell'adozione.

In Tutti in bici 2 (pagina 102-103) si trova una lettura tratta dal libro di autori vari "L'isola dei racconti" Editrice La Scuola. La storia narra di un re ed una regina molto tristi perché non potevano avere bambini che, attraverso una strega, adottano tre bambini provenienti da Giappone, Africa e Arabia. Storia breve e semplice ma chiara anche se raccontata esclusivamente dal punto di vista dei desideri della coppia reale. Le domande di comprensione puntano a sottolineare il fatto che il re e la regina non si preoccupavano dell'aspetto fisico così diverso dei tre bambini e i due vengono definiti "persone speciali" (subentra forse l'idea della "buona azione"?).

In Mille e una storia 4 l'autrice ha inserito un testo tratto dal libro "A braccia aperte" di A. Ferrara per Falzea Editore.

In Leo e la matita (pagina 54) si trova la lettura "Una sorellina adottiva" tratta da "Cara piccola Hue" di Lucia Tumiati ed. Juvenilia. La stessa lettura anche sul libro di testo Gatto bianco gatto blu 4 (pag.32) Giunti Scuola. E' il racconto di un bambino che attende con il fratello maggiore Luigino e il cane Bogi il ritorno a casa dei genitori andati all'aeroporto a prendere la sorellina Hue una bimba di quattro anni cinese. C'è l'ansia dell'attesa, il pensiero per la sorellina che è in viaggio, la preoccupazione dei fratelli di non piacere alla nuova arrivata che si scarica in battibecchi, il resoconto dei preparativi. Il testo si chiude con una riflessione sulle difficoltà di comprensione legate alle differenti lingue e con l'invidia del protagonista (il fratello minore) per il cane Bogi che certamente saprà come farsi capire perché "gli animali sono più intelligenti dell'uomo perché parlano una sola lingua".

Nelle prime pagine di Sempre meglio 4 - Linguaggi, quelle dedicate al nuovo inizio della scuola, c'è il racconto dell'arrivo in classe di un bambino da un paese lontano, che non sa bene l'italiano, e che è arrivato in quanto adottato da una famiglia.

"Siamo fatti per capirci" - pag. 10 e 11 del libro I colori dell'arcobaleno ed. Il Capitello. Un bambino racconta in prima persona la sua amicizia con un suo nuovo compagno di scuola.
"Da metà dell'anno scorso c'è nella mia classe un nuovo compagno. E' unico al mondo, pare che sia stato trovato in cima a una collina coperta di neve. Si chiama Lazzaro e il suo cognome è Bazzarra, cioè quello delle persone che lo hanno adottato. A scuola è soprannominato "Zazzera Bizzarra" a causa dei suoi capelli che splendono più della luce. Spesso gli dicono: - Ehi, Zazzera, spegni la luce ci stai abbagliando! E' vero, i capelli di Lazzaro sono piuttosto strani: sono scintillanti come la carta argentata che avvolge le tavolette di cioccolato e sembrano tanti fili d'argento che formano una specie di casco sulla sua testa. Sono soprattutto i più grandi che lo prendono in giro, come Gianni, Ivan e la loro banda. Io, invece, non trovo per niente ridicoli i suoi capelli. Non più ridicoli, comunque degli "spaghetti giallastri" che Ivan ha sulla testa. In classe sono stato il solo che gli ha sorriso, quando è arrivato, ed è sicuramente per questo che si è seduto in fondo, proprio vicino a me. E' un compagno tranquillo e molto intelligente. A volte guarda gli uccelli che volano sui tetti, fuori dalla finestra dell'aula, e il suo viso sembra illuminarsi come i suoi capelli. Io non sono tanto bravo a scuola. Faccio fatica a capire quello che dice la maestra, soprattutto in matematica. Se mi concentro troppo, mi si forma una specie di marmellata di numeri dentro la testa. I miei genitori e la maestra mi considerano uno svogliato... Così, in fondo alla classe, ci sono due bambini scontenti: Lazzaro, a causa dei suoi capelli, e io, a causa dei miei voti. Siamo proprio fatti per capirci, io e lui!".
Che cosa significa la frase finale? Spiegala e commentala in classe.

Purtroppo alcuni libri di testo per la scuola primaria hanno scelto una modalità decisamente discutibile per presentare l'adozione:
Bravissimi 5 Editrice La Scuola
Amico Pinco 5 Mondadori

Nel testo Bravissimi 5 (pagina 125) c'è una lettura sui diritti violati dell'infanzia che inizia parlando del lavoro minorile per poi passare ai bambini soldato e quindi (cito testualmente): "Un'altra terribile pratica è quella delle adozioni non controllate, attraverso le quali si arricchisce un mercato internazionale che sfrutta la miseria delle famiglie, costrette a separarsi dai loro figli in cambio di denaro". Se l'insegnante non è sensibile ed attenta a ridimensionare e spiegare ai propri alunni queste affermazioni può facilmente passare l'idea che l'amico o il compagno di classe adottato sia stato acquistato dai propri genitori.

Nel libro di testo Amico Pinco 5 (pagina 214-215) si può trovare la lettura "La bambina non mi ricordo" nel quale si raccontano i pensieri di una bambina di strada, sola, sporca e stanca che non ricorda più nemmeno il suo nome e che, sotto lo sguardo di un piccione, ricorda per un momento la sua mamma. Per un bambino che ha sperimentato l'abbandono questa lettura può fare davvero molto male!
Sempre in Amico Pinco 5 - quaderno delle verifiche (pag. 32) viene proposto il brano "La porticina verde" che cito testualmente: "In una strada dove non passava quasi mai nessuno c'era una casa triste e grigia con un portone di legno stinto e le inferriate alle finestre. Sembrava una prigione, ma era un orfanotrofio, cioè un ospizio dove stanno i bambini senza mamma e senza papà."

Testo tratto dal wiki http://adozioneascuola.wetpaint.com

martedì 3 febbraio 2009

Gruppo "Adozione e scuola" 3° incontro (23-1-09)

Il 23 gennaio c'è stato il primo incontro del gruppo con alcuni genitori adottivi che hanno figli che frequentano la scuola elementare e media. Lo scopo era quello di confrontrare le rispettive esperienze e aspettative e di cominciare a individuare insieme i bisogni espliciti e impliciti che i bambini e i ragazzi adottati portano a scuola.
E' stato un incontro estremamente utile e interessante. Dal confronto di esperienze, dai racconti di genitori e insegnanti sono emerse situazioni positive, ma anche una serie di nodi critici che richiedono attenzione.
Un aspetto meritevole di riflessione è stato il divario nelle esperienze di rapporto con la scuola emerso dai racconti dei genitori. Il fatto di vivere o meno un'esperienza scolastica positiva, di trovare una buona intesa con gli insegnanti dei propri figli sembra dipendere quasi esclusivamente dalle caratteristiche personali e dalla sensibilità dei singoli insegnanti, piuttosto che dalle strategie educative di cui la scuola si dice portatrice.
Se questo è un problema generalmente presente nella scuola (spesso è l'insegnante a fare la differenza, piuttosto che la qualità dell'offerta complessiva della scuola), nel caso della sensibilità nei confronti dei bambini e ragazzi adottati e delle loro famiglie il fenomeno sembra ancor più macroscopico. Segno, questo, della mancanza di una cultura dell'adozione e di un modello d'intervento condiviso che definisca alcuni criteri di riferimento per l'inserimento a scuola dei bambini adottati (come accoglierli, cosa fare e cosa non fare, quali attenzioni avere per bambini e genitori, come affrontare le situazioni difficili, ecc.).
Anche in questo incontro è inoltre risultato evidente come un problema che può creare difficoltà ai bambini e turbare la sensibilità delle loro madri è la modalità di approccio alla storia personale, soprattutto nella scuola dell'infanzia e primaria. Ancora oggi (anche se la presenza a scuola di bambini adottati è ormai fenomeno diffuso) capita infatti che libri di testo e insegnanti continuino a proporre attività (richiesta di informazioni sui primi mesi/anni di vita, richiesta di foto del bambino neonato, ecc.) che mettono in difficoltà sia i bambini adottati che le loro madri.
Eppure non sarebbe difficile avvicinarsi alla storia personale in modo più rispettoso delle differenze. Esistono già proposte didattiche in tal senso. Ma forse, anche senza ricorrere a unità didattiche strutturate, basterebbero pochi accorgimenti e correttivi per affrontare queste tematiche con modalità che tengano conto che in classe sono molto spesso presenti bambini con storie personali e familiari "non standard".

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/