Adozione e Scuola

lunedì 9 marzo 2009

Gli obiettivi del progetto "Adozione e scuola"

L’incontro del 13 febbraio è stato anche occasione per un primo bilancio del lavoro del nostro gruppo e per una ridefinizione delle sue finalità.

Una PRIMA finalità è di ordine CULTURALE:

  • contribuire a diffondere nella scuola una cultura dell'adozione, da considerare come uno dei modi possibili di essere famiglia oggi, all'interno di una pluralità di modelli (famiglie monoparentali, ricostruite, adottive);
  • aiutare gli insegnanti a trovare le parole per trattare in classe con semplicità la realtà dell'adozione;
  • analizzare i libri di testo più usati, per individuare quelli sensibili alle tematiche adottive e aggiornati nel presentare la poliedrica realtà delle famiglie di oggi.

Una SECONDA finalità è di ordine FORMATIVO:

  • far crescere il gruppo, farlo diventare un “soggetto collettivo” competente sulle problematiche del post-adozione, in grado di costituire in futuro un riferimento per quelle realtà (scuole, singoli insegnanti o altri soggetti) che si troveranno alle prese con l’accoglienza dei bambini adottati e delle loro famiglie;
  • aiutare gli insegnanti a riconoscere e dare significato a eventuali segnali di disagio o difficoltà comportamentali o cognitive che un bambino adottato può incontrare (ma non necessariamente incontra) nel suo percorso scolastico; proporre strategie per fronteggiare problemi relazionali o difficoltà di apprendimento;
  • offrire suggerimenti per affrontare l'approccio alla storia personale con modalità che rispettino la storia pregressa del bambino e non urtino la sensibilità dei genitori.

Una TERZA finalità è di ordine ISTITUZIONALE:

  • sollecitare la definizione di Linee guida per l’inserimento dei bambini adottati a scuola;
  • sollecitare la costituzione di Reti fra diversi soggetti (famiglia, istituzioni scolastiche, servizi socio-sanitari territoriali, enti autorizzati) per accompagnare con progetti concordati l'inserimento e l'integrazione nel contesto scolastico dei bambini adottati.
LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

martedì 3 marzo 2009

Gruppo "Adozione e scuola" 4° incontro (13/02/09)

Il tema oggetto di riflessione nell'incontro del 13 febbraio è stato "LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DEI BAMBINI ADOTTATI E L’ESPERIENZA DELL’ABBANDONO".

Abbiamo tratto spunto dai seguenti testi:

1991, Newton Verrier N., La ferita primaria. Eredità del bambino adottato http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/infanzia/sezioni/servizio/promozione/sistema_integrato/adozione/documenti/primalwound.pdf
1993, Bal Filoramo L., Esperienze a confronto, in “L’adozione difficile”, Borla, Roma, pp. 82-89.
2005, Viero F., La riattivazione del trauma nel fallimento adottivo, in Galli J., Viero F., “Fallimenti adottivi”, Armando Editore, Roma.
2005, Galli J., La situazione psicoevolutiva del bambino che viene adottato, in Galli J., Viero F., “Fallimenti adottivi”, Armando Editore, Roma.
2006, De Bono I., Dal trauma all’esperienza adottiva, in “Trasformazioni”, n.1/2006, pp. 39-55. http://www.spigahorney.it/italiano/Articolo_De%20Bono.pdf
2006, Chistolini M. e al., Un modo diverso di essere famiglia, in “Scuola e adozione”, Franco Angeli, Milano, pp.66-78.
2006, Artoni Schlesinger C., L’adozione e la ferita dell’abbandono. L’emergere del trauma e le difficoltà delle identificazioni, in “Adozione e oltre”, Borla, Roma, pp. 146-164.
2008, Ghezzi D., Abbandono e sintomi post-traumatici, in Commissione per le adozioni internazionali, “Il post-adozione fra progettazione e azione”, pp. 155-161.

Suggerimenti per altre letture (volumi):
2006, Artoni Schlesinger C., Adozione e oltre, Borla, Roma.
2007, Newton Verrier N., La ferita primaria. Comprendere il bambino adottato, Il Saggiatore, Milano.

Gli stimoli offerti dai testi ci hanno portato ad approfondire i seguenti aspetti (qui riportati in forma estremamente schematica):

1 - LA FERITA PRIMARIA
Oggi le ricerche neurobiologiche ci consentono di affermare che esiste una memoria corporea di esperienza prenatale che può modificare il comportamento nella vita postnatale.
Ciò contrasta la convinzione diffusa che adottare un bambino neonato annulli o riduca al minimo la storia precedente: in realtà LA STORIA DI UN BAMBINO INIZIA AL MOMENTO DEL CONCEPIMENTO, LASCIA UNA MEMORIA INSCRITTA NEL CORPO E PARTECIPA ALLA COSTRUZIONE DELL'IDENTITA' DEL BAMBINO.
Un bambino che sperimenta, alla nascita o successivamente, la separazione dai propri genitori biologici vive una situazione traumatica che altera una condizione fisiologica di crescita e determina un dolore mentale che segna la sua storia personale, il suo sviluppo, la sua organizzazione psichica e sarà presente nella sua realtà interna e nei legami che nel futuro sarà in grado di stabilire.
IL TENTATIVO DI DISFARSI DEL DOLORE MENTALE COLLEGATO AL TRAUMA PORTERA' IL BAMBINO A PROIETTARLO SUI GENITORI E SULL'AMBIENTE (anche sulla scuola), nonostante il suo desiderio di legame.
I genitori adottivi dovranno quindi accogliere sia il bambino che il suo trauma, tollerare il suo dolore mentale, farsene carico (insieme alla frustrazione che il figlio reale è diverso dal figlio del desiderio).

2 – ABBANDONI RIPETUTI E RISPOSTE SENSO-MOTORIE
Nel caso dell'adozione internazionale molti bambini hanno vissuto esperienze ripetute di separazioni e perdite, derivate dal continuo cambiamento delle figure di riferimento (personale degli istituti), nonché dalle ripetute separazioni da altri bambini e/o fratelli.
La carenza e il malfunzionamento delle cure porta questi bambini ad adottare strategie di sopravvivenza in cui L'ESPERIENZA SENSO-MOTORIA (scarica pulsionale che pone concretamente il corpo in relazione con la realtà esterna) PREVALE SUL FUNZIONAMENTO SIMBOLICO.
Quest’ultimo, infatti, si sviluppa soprattutto grazie alla stabile interazione tra il bambino e le figure di accudimento (solitamente la madre), a partire dal periodo neonatale.
La quantità e l'intensità di stimoli che il bambino adottivo riceve nei primi tempi della sua vita nella nuova famiglia possono provocare in lui un SOVRACCARICO DI ECCITAMENTO, facendo perdurare la risposta senso-motoria.

3 – CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DEI BAMBINI ADOTTATI
E' ipotizzabile che proprio il prevalere della risposta senso-motoria e la carenza di funzionamento simbolico sia alla base dei DEFICIT DI ATTENZIONE CON IPERATTIVITA', dei COMPORTAMENTI OPPOSITIVO-PROVOCATORI, dei DISTURBI DELL'APPRENDIMENTO che molti bambini adottati manifestano a scuola.
Alcuni bambini SI ADATTANO O PSEUDO-ADATTANO ALL'AMBIENTE attraverso una modalità adesiva. Ciò tuttavia non è privo di rischi, perché anche se questa imitazione all'inizio può favorire l'investimento narcisistico dei genitori e degli altri adulti di riferimento (degli insegnanti ad esempio), se si protrae nel tempo può costituire un FRENO AL PROCESSO EVOLUTIVO, in quanto non permette al bambino di integrare le esperienze interne appartenenti al periodo precedente all'adozione con la nuova realtà.
Per certi bambini che hanno vissuto esperienze di forte deprivazione (vedi bambini provenienti da alcuni istituti dell'est europeo) LA RIGIDITA' DELL'ISITUZIONE FUNGEVA DA BARRIERA DIFENSIVA esterna, a fronte di una fragile strutturazione dell'Io e di una scarsa autonomia di funzionamento psichico. In certi casi può essere traumatico proprio lo sradicamento da questi contesti (instabilità del nuovo contesto, contro la stabilità del contesto precedente).

4 – PERCHE’ SONO STATO ABBANDONATO?
Il fatto di essere stato abbandonato pesa e peserà nell'interiorità del bambino che cresce. La domanda “perché sono stato abbandonato” è destinata a permanere nella mente e nel cuore.
L'interrogativo rimane, ma non è più lacerante, se con l'adozione si crea un senso di appartenenza che rispetta l'individualità e la storia del bambino.
Come gestire le informazioni sul passato?
Accettare che esistano DOMANDE legittime, RICORDI legittimi, legittimi LEGAMI (nostalgia...). Tenere la porta aperta al bisogno di ESPRIMERSI, di RACCONTARE, di CONFRONTARE (in famiglia e fuori) la propria storia, per elaborare un'appartenenza alla famiglia adottiva che non metta tra parentesi le origini.
Il vero interrogativo di chi cerca non è “chi erano quelli che mi hanno abbandonato”, ma “perché sono stato abbandonato?” (l'accesso alle informazioni previsto dalla legge non dà risposta a questo quesito).

5 – BAMBINI TRAUMATIZZATI
Quanto più un bambino ha vissuto in contesti e relazioni di vita disfunzionali, tanto meno ha sviluppato le risorse personali per fronteggiare nuovi adattamenti e apprendimenti
Qual è il funzionamento psicologico dei bambini che sono stati traumatizzati (traumi ripetuti in una dimensione cronica)?
C'è una PERDITA DELLA FIDUCIA DI BASE, che si traduce nella convinzione che “io non valgo niente”, e “posso sicuramente aspettarmi che gli altri mi faranno del male, specie se mi sono vicini”.
Ne derivano i criteri di comportamento: “MEGLIO ATTACCARE CHE ESSERE ATTACCATO”, “PRIMA DI ESSERE CACCIATO MI FARO' CACCIARE.”
Con un bambino maltrattato l'espressione della vicinanza affettiva e la prossimità fisica possono scatenare vissuti post-traumatici.
Spesso le MADRI sono LE PIU' ATTACCATE dall'aggressività di un bambino anticamente traumatizzato perché a loro viene maggiormente attribuito il tradimento e la non capacità di difesa che il bambino porta nei suoi ricordi.
Il passato e la memoria non possono essere cancellati, occorre NARRARE per GARANTIRE LA CONTINUITA' DEL SE'. Non affrontare aree o periodi di sofferenza rischia di farle rimanere intatte, creando una dualità pericolosa per cui accanto a un soggetto adattato persiste un soggetto traumatizzato latente che può improvvisamente esprimersi in condizioni di riattivazione post-traumatica.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/