Adozione e Scuola

mercoledì 7 gennaio 2009

Gruppo "Adozione e scuola" 2° incontro (5/12/08)

Il tema oggetto di riflessione nell'incontro del 5 dicembre è stato "IL SALTO CULTURALE TRA PAESE D'ORIGINE E PAESE D'ACCOGLIENZA E L'IDENTITA' MISTA DI BAMBINI E ADOLESCENTI ADOTTATI".

Abbiamo tratto spunto dalla lettura dei seguenti testi:
2004, Galli I., Il salto culturale dal paese d’origine a quello di accoglienza: incontro/scontro, in “L’inserimento scolastico dei minori stranieri adottati”, Istituto degli Innocenti, pp. 27-34
2006, Chistolini M. e al., La diversità etnica dei bambini adottati, in “Scuola e adozione”, pp.66-78
2006, Edelstein C., L’integrazione: un approccio dal basso, in Magma - Rivista elettronica di scienze umane e sociali – Osservatorio di Processi Comunicativi, vol. 4, n.2 http://www.analisiqualitativa.com/magma/archivio.htm
2006, Giorgi S., Il rischio della rimozione delle proprie origini, in “Figli di un tappeto volante”, pp.28-35
2007, Guerrieri A., Odorisio M.L., Il bambino adottato internazionalmente non è un bambino straniero, in “A scuola di adozione”, pp. 38-43
2007, Edelstein C., Counseling interculturale: l’identità mista di bambini e adolescenti, in Magma - Rivista elettronica di scienze umane e sociali –Osservatorio di Processi Comunicativi, vol. 5, n.2 http://www.analisiqualitativa.com/magma/archivio.htm
2008, Edelstein C. (a cura di), L’identità mista di bambini e adolescenti adottati, Quaderni della Provincia di Bologna – Assessorato alla Sanità e Servizi Sociali
http://www.emiliaromagnasociale.it/wcm/emiliaromagnasociale/home/infanzia/adozioni/Seminario27Novembre2007/Par1/Prov_bolognaadozione_identita_mista.pdfme/infanzia/adozioni/Seminario27Novembre2007/Par1/Prov_bolognaadozione_identita_mista.pdf 2008, Greco O., Rosnati R., Quale identità etnica? Appartenenze, implicazioni, significati, in “Il post-adozione fra progettazione e azione”, Istituto degli Innocenti, pp. 171-193

Gli stimoli forniti dalle letture ci hanno portato ad approfondire i seguenti aspetti, elencati qui in forma sintetica e schematica:

1 - DEFINIZIONI DI CULTURA
Cosa intendiamo col termine CULTURA D'APPARTENENZA? Si tratta di un termine che utilizziamo con un significato univoco?
Abbiamo visto che il concetto di CULTURA può essere inteso secondo differenti approcci, che sono tuttavia almeno parzialmente integrabili.
- APPROCCIO ETNOGRAFICO: la cultura è un sistema di simboli e significati, condiviso e mutuamente intelligibile, profondamente sentito e storicamente radicato, solo parzialmente mutevole.
- APPROCCIO SOCIO-COSTRUZIONISTA: ciascuno porta con sé il proprio sistema di significati, l’aspetto mutuamente intelligibile viene costruito di volta in volta nella relazione e nella comunicazione. La cultura cambia di situazione in situazione, a seconda del contesto, ed evolve.
- APPROCCIO ETNO-PSICHIATRICO: la cultura è una struttura specifica di origine esterna che contiene e rende possibile il funzionamento dell’apparato psichico.

2 - BAMBINI E ADOLESCENTI CON IDENTITA’ MISTA
Ci sono diverse situazioni possibili di “IDENTITA’ MISTA”: le più significative oggi sono quelle, tra loro differenti, legate ai processi migratori o all’adozione.
Perchè è più corretto parlare di IDENTITA’ MISTA piuttosto che di DOPPIA IDENTITA’?
Perché nel concetto di doppia identità si crea una dicotomia, si rischia di oscillare tra estremi, di installarsi in una parte negando l’altra, si è portati a fare paragoni e ad adottare una prospettiva normativa (le società sono viste come modelli rigidi).
Ragionare in termini di identità mista implica invece l’obiettivo, quando si lavora con bambini originari di altre culture, di mantenere vivo il vissuto delle diverse SFACCETTATURE dell’identità, in una prospettiva PLURALISTA, in modo da evitare il rischio che qualche spezzone identitario venga rimosso o rifiutato.

3 - L’”IDENTITA’ MISTA” LEGATA AI PROCESSI MIGRATORI
Ci sono differenze profonde, dal punto di vista identitario, tra i bambini immigrati e i bambini adottati.
I bambini immigrati (o nati in Italia da genitori stranieri) mantengono un contatto con le radici, sono a contatto sia con il “là” che con il “qua”.
Sono immersi in una situazione scomoda:
- è venuta meno (o manca) nella loro esperienza l’omologia tra il contesto culturale esterno (il paese in cui vivono) e quello interno (la famiglia);
- sono soggetti a due spinte contraddittorie: una verso il mantenimento dell’identità culturale d’origine (rappresentata dalla famiglia) l’altra verso l’adattamento alla cultura ospite (rappresentata dalla scuola, dai coetanei).

4 - DIVERSE STRATEGIE DI ACCULTURAZIONE

I soggetti che si trovano a vivere in una cultura diversa da quella d'origine possono utilizzare differenti strategie di acculturazione. Si tratta di strategie in gran parte inconsce, dettate dalla qualità delle risorse emotive, dai bisogni affettivi, dalla struttura di personalità dei singoli.
a – ASSIMILAZIONE
- Processo per cui si tende a divenire simili;
- Sono sminuiti i valori culturali di origine a favore dell'appropriazione di quelli del luogo di arrivo; - La persona diventa “come se fosse” nativa del luogo, le tracce appartenenti all’origine sono cancellate, l’identità è spezzata, una parte di essa è mutilata, dimenticata.
b - SEPARAZIONE
- Tendenza a rifiutare il contatto con le culture diverse dalla propria;
- C'è un riferimento tenace alla propria cultura d’origine, con una identificazione molto bassa o nulla con la cultura d'accoglienza.
c – INTEGRAZIONE
- Processo interattivo di cambiamento che intreccia vecchi e nuovi valori, regole, norme, abitudini e linguaggi;
- Ne emerge un misto nuovo e unico, qualcosa di inedito che non appartiene né alla cultura di origine, né a quella di accoglienza;
- In questa prospettiva cambia anche la società di accoglienza;
- Vengono valorizzate le differenze.
d - EMARGINAZIONE, ISOLAMENTO
- Incapacità di fronteggiare la complessità;
- Impossibilità di identificarsi con un gruppo etnico o una cultura, sia essa quella di origine o quella di accoglienza;
- L'esito sono i cosiddetti“Bambini sospesi” , che sembrano non essere né qui né altrove.

5 - STRATEGIE PREVALENTI NEI BAMBINI IMMIGRATI
Spesso predomina (soprattutto nell’INFANZIA) il desiderio di assimilazione: appartenere alla società dominante che rappresenta un modello ideale, vestirsi come i compagni, vergognarsi dei genitori…
Ma quando, nell'ADOLESCENZA, la diversità di appartenenza viene percepita, la reazione può prendere la forma di un brusco cambio di rotta verso l’appartenenza di origine (che può essere accompagnato da ribellioni distruttive).
Ricerche recenti evidenziano che:
- la strategia di INTEGRAZIONE (mantenimento e valorizzazione sia della propria identità etnica sia della cultura del nuovo contesto) è associata a esiti adattativi migliori;
- il BILINGUISMO è risorsa e non ostacolo, se il soggetto non si sente costretto ad abbandonare la sua lingua madre (bilinguismo additivo) .

6 - L’”IDENTITA’ MISTA” NELL’ADOZIONE
Abbiamo per prima cosa considerato due approcci alla differenza etnica abbastanza comuni, che tuttavia riteniamo fuorvianti in quanto tendono ad eludere il problema.
- APPROCCIO DI EVITAMENTO = L’adozione italiana o nei paesi dell’Est Europa non comporta problemi di etnia.
Non è vero, in quanto non presentare differenze somatiche non significa non avere una diversa identità etnica.
- APPROCCIO IDEOLOGICO = I bambini sono tutti uguali, le differenze etniche non hanno importanza.
Non è vero, ciascuno è differente dagli altri, la differenza va riconosciuta e valorizzata soprattutto quando è strettamente intrecciata alle vicende esistenziali.
Abbiamo poi considerato due diverse prospettive da cui guardare ai bambini adottati che offrono spunti di riflessione utili anche per il lavoro scolastico. Pur nella loro differenza, le riteniamo entrambe interessanti e "vere". Sono due modi diversi di guardare all'adozione, e poiché le storie dei bambini adottati e delle coppie adottive possono essere molto diverse riteniamo che entrambe possano cogliere nel segno. Le rappresentiamo di seguito schematicamente evidenziandone le differenze, anche se nella realtà si trovano più spesso posizioni meno estreme e più integrate.
a - L’attenzione al PASSATO e alla CONTINUITA’
Questa prospettiva, verso cui si orientano più spesso coloro che si occupano di adozione da un punto di vista clinico, tende a vedere chi emigra per adozione internazionale come un soggetto “solo”, privo di un nucleo parentale di protezione, in uno stadio evolutivo ancora fortemente dipendente dagli adulti. Vede un bambino che ha perso il gruppo di riferimento delle origini e dispone di pochi strumenti mentali per orientarsi e contenere le pressioni del nuovo contesto (famiglia adottiva, scuola, società).
Secondo quest'ottica, l’adozione intesa come opportunità che rappresenta sempre un miglioramento della condizione del bambino è un preconcetto che trascura il significato della perdita (dei riferimenti ambientali precedenti, spesso del nome, delle relazioni e dei ruoli nella famiglia o nell’istituzione in cui viveva, dei modelli culturali interiorizzati).
Delle coppie adottive si sottolinea l’aspettativa inconscia che il bambino si avvicini il più possibile a loro stessi e all’immagine interna del bambino dei loro desideri (frequentemente idealizzato). Questo naturale processo mentale può indurre a sottovalutare il passato del bambino, a pensare che la dimenticanza di un passato sconosciuto o negativo facili la normalizzazione, dia protezione e aiuti a sviluppare il senso di appartenenza reciproca (senza rendersi conto che questo potrà avere un effetto boomerang in adolescenza).
Questi genitori possono inserire troppo presto i bambini a scuola per bisogno di conferma (il bambino è normale, è in grado di apprendere...).
Gli stessi bambini adottati tendono a rimuovere il passato e la lingua d’origine, per il bisogno di appartenenza al nuovo nucleo e per la paura di un nuovo abbandono.
Ma quel passato sta nella loro valigia segreta. Bisogna dunque sfatare il luogo comune per cui un bambino rinasce quando entra nella nuova famiglia, o che si può dimenticare una storia familiare di sofferenza. L’incontro tra il bambino e i suoi nuovi genitori non è un punto di partenza, ma una tappa in un percorso. E’ fondamentale aiutare il bambino a non dimenticare, perché le origini sono necessarie per la costruzione dell’identità.
b - L’attenzione al PRESENTE e alla CESURA
E' una prospettiva in cui si riconoscono più spesso le famiglie adottive, che sottolinea le differenze tra bambini adottati e immigrati e tende a considerare l'adozione come una nuova nascita:
Secondo quest'ottica, il bambino adottato è destinato ad assimilare velocemente la nostra lingua e cultura e a rimuovere quelle parti di sé che gli impediscono di appartenere al qui ed ora e che non sembrano più utili (parole, suoni, ricordi).
Questo anche perché un bambino adottato internazionalmente, che ha spesso trascorso anni in istituto, può non avere una cultura d'origine in senso stretto. La stessa lingua appresa in istituto non è una vera lingua madre perché non è emotivamente significativa. E’ giusto che i bambini la perdano perché sarà l’italiano la lingua con la quale cominceranno a dar nome a sentimenti ed emozioni.
Un bambino adottato (a differenza di un bambino immigrato) è da subito cittadino italiano a tutti gli effetti. Bisogna aiutarlo a diventare italiano anche nella sostanza, grazie all'acquisizione di un'appartenenza completa al contesto culturale che lo accoglie.
Mantenere vivo il legame col paese d'origine non deve assolutamente significare connotare il bambino adottato come "straniero", disconoscendone l'identità e l'appartenenza italiana per lui così importanti e così fasticosamente conquistate.
Ricordargli in continuazione la sua origine diversa può compromettere la sua integrazione. Inoltre spesso i ricordi legati al proprio paese d’origine sono dolorosi.
La scuola deve essere cauta nel proporre interventi riferiti al paese d’origine del bambino, perché potrebbe fargli rivivere vissuti dolorosi.

7 - COSA PUO’ FARE LA SCUOLA? COME PUO' ESSERE AFFRONTATA IN CLASSE LA QUESTIONE DELLA DIFFERENZA ETNICA?
- Valorizzando in modo equilibrato le caratteristiche etniche del bambino adottato, aiutandolo a integrarle con la sua parte italiana;
- Concordando con i genitori e con chi segue il bambino le modalità e i momenti dell’intervento;
- Educando lui e i compagni alla valorizzazione del fatto che esistono bambini e ragazzi italiani con caratteristiche somatiche e legami profondi con una differente etnia (considerazione che vale anche per gli immigrati di seconda e terza generazione).

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

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