Adozione e Scuola

martedì 21 aprile 2009

Gruppo "Adozione e scuola" 6° incontro (17/04/09)

Il tema oggetto di riflessione in questo incontro è stato "LE DIFFICOLTA’ SCOLASTICHE DEI BAMBINI E RAGAZZI ADOTTATI".

Testi di riferimento:

1993, Newton Verrier N., Difficoltà a scuola, in “La ferita primaria. Comprendere il bambino adottato”, Il Saggiatore, Milano 2007, pp. 179-181
2003, Dell'Antonio A., Il bambino a scuola: realtà, rappresentazioni, prospettive, in Commissione per le adozioni internazionali, “L'inserimento scolastico dei minori stranieri adottati”, Istituto Degli Innocenti, Firenze, pp. 70-84
2007, Chistolini M. e al., Le difficoltà del bambino adottato a scuola, in “Scuola e adozione. Linee guida e strumenti per operatori, insegnanti, genitori”, Franco Angeli, Milano
2007, Fontani S., Adozione e difficoltà di apprendimento, in Bandini G. (a cura di), “Adozione e formazione. Guida pedagogica per genitori, insegnanti, educatori”, Edizioni ETS, Pisa, pp. 213-231
2007, Guerrini A., Odorisio M.L., Quando ci sono delle difficoltà, in “A scuola di adozione. Piccole strategie di accoglienza”, Edizioni ETS, Pisa, pp. 51-62 .

Aspetti approfonditi:

1 - I BAMBINI ADOTTATI HANNO PROBLEMI A SCUOLA?
Sì, l’adozione sembra essere un fattore di rischio verso un buon adattamento scolastico, sia sul versante relazionale che su quello dell’apprendimento.
Fattori di disagio specifici che possono rendere accidentato il percorso scolastico sono, infatti, in media più presenti che nei coetanei non adottati, anche se molti ragazzi adottati hanno percorsi scolastici positivi e anche se gli eventuali problemi variano per intensità e qualità.
Si possono incontrare:
· problemi di apprendimento
· difficoltà in alcune materie
· intemperanze comportamentali
· difficoltà a rispettare le regole
Tuttavia, nonostante le difficoltà incontrate nel percorso di studio, una percentuale elevata di ragazzi adottati raggiunge risultati finali apprezzabili (diploma, laurea), probabilmente grazie all’attenzione e alla cura dei genitori nel seguire il loro percorso scolastico.
Tale evidenza pone però un interrogativo: si tratta di genitori che sostengono in modo ottimale i figli, o che invece investono troppo nel loro successo scolastico?

2 - CHE ORIGINE HANNO I DISTURBI DI APPRENDIMENTO DEI BAMBINI ADOTTATI? DERIVANO DALLA BIOLOGIA O DALLE VICENDE DI VITA?
E' possibile che i bambini adottati soffrano di disturbi specifici di apprendimento dovuti a danni biologici pre e post natali:
- alcolismo, tossicodipendenza, scarsità di controlli medici delle madri in gravidanza;
- alimentazione insufficiente o scorretta nella prima infanzia, incidenza di patologie da noi scomparse o facilmente curabili, carenze affettive nella prima infanzia.
Tuttavia nella maggioranza dei casi le difficoltà di apprendimento sono dovute alla complessa vita interiore dei bambini e ragazzi adottati.
Lo sviluppo di un bambino adottato può essere dominato da un senso di vuoto e di non appartenenza e da una grande fatica emotiva. Egli ha infatti la necessità di rielaborare l'esperienza traumatica originaria, collocarla nel tempo, riconoscerne l'origine esterna (fare una corretta attribuzione delle cause dell'abbandono) per abbandonare la concezione di sé come persona non degna di amore.
I sintomi psicosomatici, i sintomi collegati alla sfera iperattiva, le difficoltà di apprendimento e adattamento scolastico sono espressione di questa fatica che lascia poco spazio per gli investimenti cognitivi.

3 - PERCHE' IMPARARE PUO' ESSERE DIFFICILE?
Per poter apprendere è necessario avere dentro di sé uno spazio tranquillo e sicuro dove immagazzinare ed elaborare le nuove conoscenze. L'ansia impedisce la concentrazione e la ritenzione.
E' necessario avere una buona sicurezza di sé per potersi dedicare a osservare, ascoltare, raccontare.
Bisogna essere in grado di stare un po’ da soli con se stessi, mentre spesso i bambini adottati sono attraversati da un'inquietudine diffusa. Per loro il silenzio e la concentrazione possono essere sinonimi di vuoto e solitudine, per cui qualsiasi comportamento è meglio che star soli con se stessi, perché essere soli significa abbandono.
Anche l'iperstimolazione cognitiva a cui i bambini adottati sono sottoposti per gli enormi cambiamenti delle loro condizioni di vita può sottrarre energie all'apprendimento scolastico

4 - EFFETTI DELLA DEPRIVAZIONE AFFETTIVA
Cfr. Spitz - studi sugli effetti della deprivazione prolungata:
- le capacità cognitive dei bambini vanno incontro a evidente e rapida degenerazione
- depressione analitica, ritardi dello sviluppo fisico, cognitivo, linguistico e motorio
I bambini adottati, soprattutto se precocemente ricoverati in istituto, hanno sofferto di alterazioni dello sviluppo dovute alla deprivazione delle cure materne.
Cfr. anche le teorie dell'attaccamento.

5 - EFFETTI DEI MALTRATTAMENTI E DELL’ABBANDONO
Un bambino, a causa dell’assenza di schemi cognitivi adeguati che si sviluppano più tardi, non è in grado di elaborare mentalmente eventi quali l'abbandono o i maltrattamenti subiti, facendo una corretta attribuzione delle cause. E' portato ad attribuire a sé le responsabilità per l'abbandono, e ciò è distruttivo per lo sviluppo della sua personalità
Il maltrattamento grave può produrre sintomi post-traumatici (ricordi intrusivi e ricorrenti dell’evento, esplosioni di aggressività, comportamenti ripetitivi, sintomi depressivi, ritiro sociale), che possono avere come conseguenza impossibilità di concentrazione, lentezza nell’elaborazione delle informazioni, disturbi iperattivi.
La distrazione in classe può essere in certi casi riconducibile allo stato alterato di coscienza spesso associato alle vittime di traumi,
Senso di colpa e vergogna accompagnano le vittime di abusi sessuali.
Maltrattamenti emotivi (denigrazione, critiche...) possono causare una compromissione dell’autostima e dello sviluppo delle competenze cognitive di base: percezione, memoria, attenzione, linguaggio; oltre a disordini della condotta, comportamenti antisociali, sintomi depressivi.

6 - IMPARARE UNA NUOVA LINGUA
Il processo di apprendimento linguistico è più lento di quanto si pensi.
Serve molto tempo per acquisire i significati profondi e le regole strutturali di una lingua
Non si deve dare per scontato che le difficoltà linguistiche debbano sempre scomparire con il passare del tempo.
Anche a distanza di anni possono emergere difficoltà nell'acquisizione delle strutture logico-grammaticali, nella capacità di interpretare testi scritti, nell'abilità espositiva.

7 - COMPRENSIONE TESTUALE E DIFFICOLTA’ DI STUDIO
Si riscontrano con una certa frequenza deficit nella comprensione globale del materiale letto (integrazione tra frasi, inferenze sui temi non esplicitamente contenuti nel testo).
E' probabile che si tratti di problemi di autocontrollo metacognitivo, cioè di una difficoltà a inibire le informazioni irrilevanti e a focalizzarsi su quelle essenziali per la comprensione.
La difficoltà di studio può essere attribuibile a deficit motivazionali (il bambino tralascia lo studio perché interiormente impegnato da temi più importanti - interesse per le origini, fantasie sul rifiuto, elaborazione della relazione con la famiglia adottiva - che dominano interamente la sua vita fantasmatica, distraendolo dalla spinta conoscitiva che motiva lo studio.

8 - MOTO PERPETUO
Alcuni bambini hanno bisogno di mettersi sempre al centro dell'attenzione, di evitare il contatto con i momenti di quiete e di ascolto.
Il perpetuo agitarsi di questi bambini non è esibizionismo giocoso, si tratta piuttosto di una paura di fermarsi e trovarsi persi in un vuoto, di confrontarsi e sentirsi perdenti, di continuare a non piacere perché non si è piaciuti a qualcuno all'inizio.
Sono comportamenti che derivano da insicurezze, da incapacità di seguire il normale flusso della classe ("se non ce la faccio mi sottraggo, faccio altro per nascondere la mia incapacità").
Non va dimenticato che l'iperattività ha sempre una valenza depressiva.
Va ricordato anche che molti bambini in precedenza hanno vissuto soprattutto in gruppo (bambini istituzionalizzati), confrontandosi tra pari piuttosto che facendo riferimento a figure adulte, quindi faticano a interiorizzare le routines di comportamento richieste dal nuovo contesto.

9 - STRATEGIE CHE RIMANDANO AL PASSATO
Con azioni che possono turbare gli adulti, in realtà questi bambini parlano delle loro emozioni profonde. Ma rivelano anche strategie che sono state loro utili in passato:
- il furto, oltre a segnalare la necessità di riempire un vuoto, nella vita precedente poteva essere importante per la sopravvivenza;
- l'agitazione continua poteva essere un modo per catturare l'attenzione di un adulto, o per sfuggire a regole opprimenti, o per dimenticare qualcosa che faceva troppo male ricordare;
- le bugie e la fabulazione potevano corrispondere alla costruzione di una realtà parallela, più tollerabile, che consentisse di sfuggire almeno in fantasia alla realtà presente.
Prima di interpretare un comportamento fastidioso come sintomo di un disagio, bisognerebbe chiedersi “che funzione ha questo comportamento? È un'autodifesa? Una compensazione? Una rassicurazione? Un modo di raccontarsi?”

1o - METTERE ALLA PROVA
Più o meno consapevolmente il bambino adottato mette alla prova il nuovo ambiente (famiglia, scuola) per verificare la realtà dell’affetto dei nuovi genitori e del nuovo contesto.
Comportamenti tipici: sviluppo di comportamenti oppositivo-provocatori, furti, tendenza alla menzogna e alla fabulazione.
Sono comportamenti che possono riproporsi con particolare virulenza nella preadolescenza e nell’adolescenza.

11 - CHE FARE?
- valutare nella progettazione degli interventi le peculiarità evolutive associate all'adozione;
- evitare di considerare i disturbi dell’apprendimento come sintomi circoscritti, da eliminare con il semplice utilizzo di tecniche specifiche, ma considerarli anche come modalità comunicative del particolare disagio associato alla storia evolutiva del bambino;
- affiancare interventi di tipo metacognitivo rivolti allo sviluppo delle abilità di comprensione e pianificazione a interventi psicoterapeutici tesi alla rielaborazione dei vissuti conflittuali;
- utilizzare metodologie di apprendimento cooperativo (che evitano al bambino di stare solo con se stesso, sollecitando la collaborazione, l'aiuto reciproco, l'accettazione);
- conoscere e valorizzare l’esperienza passata del bambino anche in ambito scolastico, per migliorare la sua autostima e per contrastare il cambiamento drastico di punti di riferimento (la mancata considerazione degli insegnanti della sua esperienza passata - collegata alla constatazione di una diversità rispetto ai coetanei - è per il bambino adottato ulteriore fattore di disagio);
- abbassare le aspettative: è possibile che i bambini stiano ricevendo più informazioni di quante siano capaci di elaborare; avere aspettative ragionevoli e flessibili abbassa il livello d'ansia del bambino e gli consente di apprendere meglio;
- riconoscere i sentimenti del bambino, piuttosto che criticare i suoi comportamenti;
- aiutarlo a scoprire e sviluppare le abilità che possiede (esiste per tutti qualcosa in cui si riesce bene);
- dialogare e collaborare con la famiglia.
Per i genitori:
- non sovrainvestire l'ambito scolastico; essere consapevoli che le aspettative per il successo scolastico dei figli potrebbero non realizzarsi mai a causa della loro impossibilità di destinare all'apprendimento scolastico adeguate risorse emotive e cognitive;
- ritardare l’inserimento a scuola, inserire il bambino in una classe inferiore a quella anagrafica, evitare di sottoporlo a tour de force per colmare le lacune;
- ricordare che ripetere un anno non è un dramma;
- imostrare sempre accettazione, indipendentemente dai risultati;
- motivare il bambino ad apprendere per se stesso;
- coltivare interessi extrascolastici (riuscire bene in un campo – anche non scolastico – migliora l’autostima e consente di sopportare meglio la frustrazione di qualche fallimento scolastico);
- guardare lontano (l’impegno e la perseveranza pagano, non drammatizzare gli insuccessi).

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

sabato 18 aprile 2009

Libri di testo "sensibili all'adozione" - Scuola media (1)

Abbiamo esaminato alcune recenti antologie italiane per la scuola secondaria di I grado, col fine di verificare se e in quale misura vengano proposte letture che permettano di affrontare in classe l’argomento dell’adozione e, più in generale, se presentano in qualche modo l’evoluzione degli assetti famigliari nella società contemporanea e le connesse problematiche.

I materiali finora presi in considerazione sono i seguenti:

• Albonico P., Conca G., Singuaroli M., La bottega dei sogni, Archimede Edizioni 2007 (di seguito ANTO1)

• Bosio I., Schiapparelli E., Beccarla S., Le due lune – Leggere per crescere, Gruppo editoriale Il Capitello 2008 (di seguito ANTO2)

• D’Esculapio V., Massari L., Peviani M., Volere volare, Loffredo editore 2005 (di seguito ANTO3)

• Zordan R., Il narratore, Fabbri editore 2008 (di seguito ANTO4).

Rispetto alla tematica indicata sono emerse le seguenti posizioni.

ANTO1 affronta nel primo volume, come usualmente accade, un percorso relativo agli affetti e alle dinamiche famigliari. Infatti, nell’unità Vivere con gli altri è presente una sezione intitolata Album di famiglia, che prende l’avvio proprio da un’attività di costruzione dell’album fotografico della propria famiglia. Rispetto al punto di vista qui assunto, occorre segnalare che tale approccio può risultare imbarazzante per chi vive in contesti famigliari non tradizionali e, in modo particolare, per i ragazzi adottati. D’altra parte, tale impostazione appare ribadita anche dalla scelta antologica, che non accoglie brani riguardanti situazioni non convenzionali.Tuttavia, una sorta di apertura verso una visione più dinamica e alternativa dei rapporti genitori-figli traspare nella scelta di indicare, nella scheda finale sul cinema, il film About a boy, di P. e C. Wetz (USA-UK 2002), in cui si presenta una storia di inversione dei ruoli tra un ragazzino che vive con la madre separata e l’inconsapevole e immaturo ‘aspirante padre’.
Una più decisa inversione di tendenza compare nel secondo volume, in cui la tematica dell’adozione viene esplicitamente approfondita in un Dossier cittadinanza, dedicato però all’incontro tra culture e focalizzato sulle problematiche di sradicamento correlate alle adozioni internazionali. In tale ambito è comunque presente una attività di approfondimento sulle modalità di effettuazione delle stesse ed è possibile leggere un brano significativo della storia di una bambina adottata in Brasile (Una bambina venuta dal Brasile), tratto dal romanzo di L. Frescura, Non mi piace il fatto che sei bella, Fabbri editore.
Il terzo volume non contiene specifici riferimenti a tematiche famigliari di alcun genere.

ANTO2 In questo testo le tematiche famigliari vengono affrontate a partire dal secondo volume. In esso è presente una sezione chiamata Io e i miei, in cui si affronta anche la questione dei figli di genitori separati: è infatti riportato un brano (Mamma o papà) tratto dal libro della nota autrice per ragazzi Ch. Nöstlinger, Anch’io ho un papà, Einaudi ragazzi, nel quale sono esposte le riflessioni della protagonista su apparenti vantaggi e reali difficoltà dei figli di genitori separati.
Nel terzo volume, poi, si affronta direttamente il tema dell’adozione, all’interno di un analogo percorso di lettura (Diventare me… In famiglia). Anche in questo caso si riporta un passo (Mamma e papà mi hanno scelto) del già citato libro di L. Frescura, il che può indicare che la produzione sul tema non sia particolarmente copiosa, ma seguito da una scheda di approfondimento sull’adozione, che, tra l’altro, riporta una citazione da M. Scarpati, Adottare un figlio, Mondadori, nella rubrica La parola all’esperto. Accanto a essa appare inoltre anche un estratto da Il Profeta di K. Gibran sulla rapporto genitori-figli (Non sono cosa tua).

ANTO3 Questa antologia risulta particolarmente sensibile all’esigenza di guidare la riflessione su diversi aspetti della vita famigliare nel mondo d’oggi, anche con inserimenti piuttosto originali.
Nel primo volume (tomo 1B), alla sezione Educazione all’affettività – Amico è) è inserito un brano (Un amico venuto da lontano) tratto dal libro di A. Giustacuore, Il ragazzo venuto da lontano, La Scuola, in cui, nell’ambito delle diverse possibilità di incontro che la scuola offre, si presenta anche il caso di un compagno bielorusso inserito in classe a seguito dell’affidamento temporaneo a una famiglia italiana. Il passo, tra l’altro, riporta in particolare il racconto delle esperienze di vita del protagonista in istituto, insieme al fratellino.
Nella unità Avvio alla conoscenza di sé – I tuoi piccoli grandi problemi, poi, si ripropone il difficile rapporto di una figlia con la madre separata e il suo nuovo compagno, attraverso uno stralcio (Il terzo incomodo) dal famosissimo romanzo per ragazzi di Bianca Pitzorno, Principessa Laurentina, Salani.
Il secondo volume (tomo 2B) torna sulla questione, proponendo un brano che, tra l’altro, mette l’accento sugli imbarazzi che determinate consegne scolastiche possono creare su chi vive realtà peculiari. Il brano Il casino del disegno, infatti, racconta delle difficoltà di un bambino nel rappresentare la propria famiglia in un disegno, dal momento che il padre è da anni assente; il testo è tratto da M. Jane, La principessa della luna nuova, Einaudi.
Il tomo A dello stesso volume invita a una riflessione sulla condizione degli anziani soli e sul difficile rapporto con i figli e le loro famiglie: tale situazione è descritta nel brano Io non sarò mai un ex, tratto dalla raccolta di L. Speraddio, Storie di oggi e di domani, ed. Medusa, e inserito nella sezione Descrivere persone e stati d’animo.
Particolarmente interessante appare infine la proposta del terzo volume (tomo B, sezione Educazione al vivere insieme – Incrinature dell’anima). Incentrato sull’adozione è il brano Perché mi avete adottata?, tratto dal libro di M. Blackman, Hacker, Mondatori, da cui emergono dubbi e timori di una bambini adottata da una coppia che, nel frattempo, aveva concepito un figlio naturale. La proposta di attività che accompagna il testo, consiste in una discussione in classe sulla presumibile intensità di affetto riservata a figli naturali e adottati: si tratta di un atto esplicito di interesse per la problematica, che tuttavia non appare immune da riserve, in quanto potrebbe far sorgere situazioni difficili da gestire, soprattutto nel caso in cui tra gli allievi fossero effettivamente presenti figli adottivi.
Nella medesima unità è inoltre riportato un brano dal libro di S. Zecchi, Amata per caso, Mondatori, intitolato Sei stata molto fortunata, nel quale si racconta di una ragazza indiana venduta dalla famiglia a un artista di strada, con cui riesce a instaurare un profondo legame di affetto. Benché non sia specificamente dedicato al mondo dell’adozione, il testo può essere utile per riflettere su situazioni di abbandono e di ritrovata serenità.

ANTO4 dedica l’attenzione alle dinamiche famigliari solo nel primo volume, in cui è inserita una unità su Gli affetti famigliari. Tale percorso appare piuttosto ampio e articolato, dal momento che all’argomento sono dedicati un cineforum (relativo al film di S. Nettelback, Ricette d’amore) e due Dossier (La famiglia nel diritto italiano e La famiglia nella pubblicità, nei fumetti, nel mondo), oltre alla scelta antologica dei brani. Tuttavia, in nessuno di tali ambiti si fa mai riferimento alla adozione. Risulta invece maggiormente esaminata, benché non ripresa adeguatamente nei Dossier, la problematica delle separazioni, sia attraverso la proposta di un brano del libro già citato della Pitzorno (Come una mosca nella tela del ragno), sia una proposta di lettura, inserita nella rubrica In Biblioteca, relativa a E. Prati, Papà, il mio topo severo.

MARIU' GARATTI e SIMONE BERTONE
scuola sec. 1° grado "Don Milani", Genova

martedì 14 aprile 2009

Seminario CIAI "Vi racconto la mia storia" (Milano 23 maggio)

Segnalo questa interessante iniziativa del CIAI:

Sabato 23 maggio, dalle 9 alle 13, il CIAI organizza a Milano il Seminario per genitori e figli adottivi “Vi racconto la mia storia”, al quale interverranno come relatori il Professor Duccio Demetrio, Docente di Filosofia dell'educazione e di teorie e pratiche della narrazione all'Università degli Studi Milano Bicocca e fondatore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari; la scrittrice e figlia adottiva Shanti Ghelardoni Koli, autrice di “Ritorno alle origini, una favola moderna” e il Dottor Gregorio Mazzonis, psicologo e psicoterapeuta, consulente CIAI.

Divenuti adulti i figli adottivi hanno una consapevolezza nuova della loro storia personale. L’evento adozione, lungi dal perdere significato, si colloca all’interno di un percorso di vita più ampio e l’essere adulti fornisce strumenti cognitivi, conoscenze ed esperienze che consentono di rapportarsi in maniera diversa con la propria storia. Spesso è proprio in questa fase della vita che si riscopre il bisogno/desiderio di guardarsi indietro, di ripercorrere il proprio passato, per meglio comprenderlo, fare bilanci, attribuire senso agli eventi. In questo processo la scrittura può assumere un ruolo estremamente importante per sostenere la riflessione, mettere ordine, costruire connessioni e significati. In questo incontro verrà illustrato il modo in cui i figli adottivi possono rapportarsi al loro passato e verrà illustrato l’approccio autobiografico quale esempio dell’utilizzo della scrittura per confrontarsi con la propria storia.

Il Seminario è rivolto ai genitori, adottanti e adottivi, ai figli adottivi adulti, agli operatori psico-sociali e a tutti coloro che sono interessati alla tematica.
L’incontro è a numero chiuso e l’iscrizione è obbligatoria.
La conferma è subordinata alla disponibilità dei posti in sala.
La quota di iscrizione è di 35 euro (30 per i soci CIAI); sono previste riduzioni in caso di iscrizione all’intero ciclo di 5 seminari.
La scheda d'iscrizione e la brochure dell'intero ciclo di seminari “Raccontare, raccontarsi…l’adozione incontro di storie” sono reperibili sul sito http://www.ciai.it/.

Per informazioni
CIAI - Attività Culturali e Centro Studi
tel: 02/84844402
fax: 02/8467715
centrostudi@ciai.it
http://www.ciai.it

mercoledì 8 aprile 2009

Gruppo "Adozione e scuola" 5° incontro (13/03/09)

L’incontro del 13 marzo, aperto alla partecipazione delle famiglie, ha visto un incremento di presenze sia di docenti che di genitori.
Si è parlato di normativa scolastica, chiarendo che non esistono - al momento - esplicite norme di riferimento che fissino linee guida per l'inserimento e l’accoglienza dei bambini adottati. Ci si riferisce solitamente alla normativa che supporta l'accoglienza degli alunni stranieri, che consente di inserire i neoarrivati o nella classe corrispondente all’età anagrafica o in quella precedente, in quest’ultimo caso con la possibilità di passare in corso d'anno alla classe superiore.
Si è lungamente discusso se sia meglio inserire i bambini adottati nella classe corrispondente all'età anagrafica, privilegiando in tal modo il rapporto con i pari, o in una classe inferiore, per diminuire lo stress legato all’apprendimento. Quest'ultima soluzione sembrerebbe la preferibile, ma si è arrivati alla conclusione che la decisione andrebbe presa caso per caso, tenendo in considerazione l’eventuale scolarizzazione precedente, il livello di conoscenza della lingua italiana, la maturità psico-fisica raggiunta.
La soluzione ottimale sembrerebbe quella di partire da un livello più basso con eventuale passaggio a una classe superiore in corso d’anno, se le condizioni dell'apprendimento risultano particolarmente favorevoli. Tuttavia – richiedendo questa soluzione interventi personalizzati - ci si chiede quanto sia realisticamente praticabile oggi, con i tagli attuali al personale e alle risorse della scuola.
Sono stati illustrati - sia da insegnanti che da genitori - numerosi casi di inserimenti più o meno riusciti.
Per quanto riguarda il “quando” dell’inserimento, si è stati concordi sull’opportunità di farlo precedere da un periodo sufficientemente lungo di permanenza in famiglia (alcuni mesi almeno), per consentire che si sviluppi e consolidi l’attaccamento ai genitori e perché l'apprendimento della lingua italiana avvenga in un contesto il più possibile naturale, che lo avvicini all'apprendimento di una lingua madre.
Si è poi passati a parlare del nome d’origine del bambino: lasciarlo o cambiarlo? Continuare a usare il nome originario è d’aiuto al mantenimento di un senso di continuità identitaria. Ma quando ad esempio questo nome è impronunciabile in italiano, mantenerlo non finirebbe per creare difficoltà nei rapporti con i coetanei? Non potrebbe essere più sensato “italianizzare” il nome quando possibile, o affiancargli un nome italiano da utilizzare per scelta al bisogno? Anche in questo caso i genitori hanno raccontato/confrontato le reciproche scelte e opinioni, in un clima di rispetto e di comprensione delle diverse scelte di ciascuno.
Si è infine parlato dei problemi comportamentali che possono presentarsi a scuola, della difficoltà che alcuni bambini adottati incontrano nel rispetto delle regole della convivenza scolastica. Che significato hanno questi comportamenti (ad esempio quando il bambino li manifesta più a scuola che a casa)? Che strategie usare per superarli?
Si è detto che si tratta di comportamenti di sfida, di messa alla prova dell'adulto, che esprimono la ricerca di un limite, di un contenitore solido di emozioni positive e negative. Un contenitore esterno, perché spesso questi bambini sono in difficoltà nel controllare autonomamente le proprie emozioni, non avendo introiettato a sufficienza il senso del limite emotivo e corporeo, che si acquisisce nella primissima infanzia grazie al contenimento fisico ed affettivo delle prime figure di accudimento.
Si è detto anche che certi comportamenti potrebbero manifestarsi soprattutto a scuola perché il contesto collettivo della classe può far riaffiorare immagini del passato legate all'istituzionalizzazione. Ma potrebbe anche trattarsi di un modo per proteggere i genitori dalla propria rabbia, trasferendola su una realtà esterna alla famiglia.
Questo sarà comunque uno degli argomenti del prossimo incontro (17 aprile), anch'esso aperto ai genitori, in cui si parlerà della difficoltà di apprendimento e relazionali che i bambini e i ragazzi adottati possono incontrare a scuola, nonché delle strategie per affrontarle.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/