Adozione e Scuola

mercoledì 7 marzo 2012

ALUNNI ADOTTATI IN CLASSE: ISTRUZIONI PER L’USO?


Una bella avventura.
Cari genitori, essere chiamati così è una cosa meravigliosa, e per voi, deve esserlo doppiamente!
Un bimbo adottato è una creatura che ha un suo vissuto e che, indipendentemente dall’età, ha già sofferto tanto per un distacco dalla propria madre.
Quindi, grande e primario compito per una famiglia adottiva sarà quello di cercare doppiamente di colmare questo “vuoto” con il massimo del proprio amore. 
Ma, ahimè, solo questo non basta, perché questo è solo la base per un buon inizio!
Iniziare con il non farlo sentire diverso nella società, l’adozione deve apparire come una cosa normale.
Non ovattarlo in un mondo perfetto ma cercare di fargli anche capire le imperfezioni della vita.
Cercare sempre di invogliarlo a fare il meglio che può nella vita, cercando di non strafare, aiutandolo a mantenere bene i piedi per terra. Cercare di essere ben presenti nelle sue scelte, consigliandolo al mattino senza arrivare ad essere invadenti. Parlare molto di tutto e cercare di aiutarlo a capire quale sia per lui la cosa migliore da fare. Non cercare di cambiarlo, ma accettarlo per quello che è: un dono della vita.
Se ci sono delle difficoltà scolastiche, normale per ognuno di noi adottati, cercare di farlo aiutare da estranei e non farlo personalmente, perché si rischia di “rompere” il bel rapporto di fiducia creato.
Se si pensa che abbia bisogno dell’aiuto di uno psicologo per rivedere la sua storia farlo aiutare facendogli capire che è una cosa normale, che non è d’intralcio a nessuno e che può aiutare anche voi genitori a capire tante cose. Se necessario siate anche presenti.
Nei momenti critici della crescita cercare di essere sempre “in punta di piedi”, presenti anche solo dicendo “noi ci siamo, se vuoi comunicare qualche cosa”.
Cercare il più possibile di far stare il bimbo con altri bambini più che con gli adulti, per avere modo di confrontarsi.
Farlo sentire responsabile di se stesso, cercando di dargli più fiducia possibile.
Gratificarlo spesso, per aumentare la sua fiducia in voi, genitori, e in se stesso.
Cercare quindi di apprezzare le sue qualità ma anche la negatività, per far sì che sia incoraggiato a farlo con altri.
Apprezzare la sua spontaneità senza criticarla, altrimenti si rischia la nascita di un’eventuale frustrazione che, se appare, bisogna per tempo correggere.
Permettergli di possedere i suoi sentimenti e i suoi problemi per lasciargli trovare le proprie emozioni evitando di imporgli le vostre!
Tanta discrezione e rispetto per la persona vi permetteranno di dimostrargli concretamente il vostro amore e diventeranno gli stimoli più potenti perché egli acquisti sicurezza e amor proprio; basi solide per una personalità sana, per affrontare questa società tanto difficile.

Una ragazza adottata dall’India all’età di 8 anni, oggi ne ha 38 ed è mamma


Non vi è miglior conforto, per voi insegnanti e genitori, delle parole di chi ha vissuto in prima persona l’esperienza dell’adozione.
Nella voce di questa ragazzina adottata, poi donna, ora mamma, si scopre la difficoltà e la grandezza dei problemi che i figli adottati, ogni giorno, vivono in prima persona.

Adottare un bambino, un figlio, non significa solamente aprire la propria famiglia come spazio fisico, ma soprattutto aprire la propria mente e il proprio cuore ad un figlio, generato da altri, che porta inevitabilmente con sé, le radici di una storia fatta di sofferenze, dolori, traumi e abbandoni.

Negli incontri svoltisi a La Spezia e a Sarzana l’ 8 e il 22 febbraio 2012, organizzati dall’ANSAS Liguria, “Genitori si diventa” La Spezia, l’Ufficio Scolastico e l’Azienda Sanitaria della provincia di La Spezia, si è tentato di affrontare il tema dell’inserimento scolastico del bambino adottato, alla luce dei problemi che voi stessi genitori ed insegnanti, avete evidenziato.

Dalle diverse testimonianze si è notato come arrivino in Italia sempre più bambini in età scolare e uno dei primi dubbi che si presenta riguarda la classe in cui inserirli ed il tempo dell’inserimento.
E’ necessario un periodo per consolidare i rapporti all’interno della famiglia oppure è consigliabile inserire immediatamente il bambino nella realtà scolastica?

Nella maggior parte dei casi presentati appare chiaramente come l’impatto con la scuola non sia semplice. I bambini tendono ad evidenziare notevoli difficoltà nell’apprendimento della lingua italiana ma soprattutto problemi legati alla sfera comportamentale come deficit di attenzione e iperattività e disturbi oppositivo - provocatori.

Negli incontri grande attenzione è stata rivolta anche all’aspetto autobiografico. I libri di testo scolastici affrontano l’argomento, nella maggior parte dei casi, chiedendo informazioni dettagliate che un bambino adottato non può necessariamente avere; parliamo di peso alla nascita, fotografie della mamma appena uscita dall’ospedale, una propria foto in culla ecc.
Il dolore che questo compito crea al bambino adottato è grande ma facilmente evitabile. Molte sono infatti le proposte che mirano ad affrontare diversamente l’argomento, molte sono le attività che spostano l’attenzione da dettagli superflui ad aspetti molto più importanti, come la storia personale, il ricordo di un evento in cui si è stati davvero felici o la descrizione di una persona a cui si vuole bene.

Ciò che da questi incontri è apparso evidente, è come non esista un metodo, una lista di istruzioni da seguire. Non esiste la ricetta per una buona adozione.
Abbiamo visto come elementi fondamentali per un bambino possano essere messi in secondo piano per un altro.

L’adozione, la vita del bambino, di vostro figlio, del vostro alunno, è in gran parte legata a ciò che ognuno di voi, nel ruolo che vi compete, è in grado di offrirgli.

A voi genitori: ricordate che la mamma di pancia ha dato la vita a vostro figlio, ma voi potete insegnare a viverla. Siate per i vostri figli una certezza, perché quando il loro mondo non sarà più solo famiglia, è di voi che avranno bisogno. Siate misurati nelle aspettative e abbiate il coraggio di incoraggiare i loro i sogni e non i vostri. Siate luce, braccia su cui contare, siate calore, siate famiglia.

A voi insegnanti: siate consapevoli del ruolo speciale che rivestite, sarete il primo punto di riferimento per il bambino nella società.
Preparate la classe a diventare “magica e ricca”, evidenziando il valore aggiunto che questa acquisirà. Non abbiate paura di rivedere i vostri programmi, non sarà uno sforzo aggiuntivo ma differente. Scoprite e valorizzate le capacità e peculiarità del bambino ed incoraggiatelo nei momenti di difficoltà. Incoraggiate la manifestazione della sua individualità, poiché possa essere fiero di sé stesso, con se stesso e con gli altri.

Siate genitori e insegnanti. Siate forze distinte ma unite, siate due facce di una stessa medaglia, siate le mani che insieme aiutano il bambino a rialzarsi quando cade, siate le mani che lo trattengono dal precipizio. L’unione fa la forza.
L’unione di insegnanti e famiglia fa scuola. La scuola fa vita.


Marta Mini

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