Adozione e Scuola

martedì 14 aprile 2015

Le difficoltà legate ai cosiddetti disturbi di apprendimento spesso sono presenti in modo molto sfumato per quanto concerne dislessia e discalculia, ma sino a poco tempo fa la diagnosi (a volte un po’ “forzata”) era l’unico modo di dare spazio alle reali problematiche di attenzione e iperattività, che a loro volta richiedono strumenti compensativi e dispensativi. Ora con la possibilità di creare un percorso specifico tramite l’introduzione dei BES (bisogni educativi speciali) molte di queste situazioni possono trovare la loro definizione: i BES non necessitano di diagnosi e possono essere considerati “temporanei”: situazioni entrambe che tranquillizzano una famiglia già alle prese con tanti grandi e piccoli “intralci” nel loro quotidiano. Talora, però, alcune famiglie negano le difficoltà (“voi pensate che tutti gli adottati abbiano dei problemi”), e questo crea una distanza difficilmente colmabile tra scuola e famiglia, che dovrebbero creare un terreno e un linguaggio comune avendo sempre come principale finalità il bene e il benessere del bambino/ragazzo. Le famiglie e le scuole hanno un’arma potente a loro disposizione, che va conosciuta e ben impostata, perché può creare realmente una differenza di approccio risolutiva.

Per quanto riguarda l’acquisizione della lingua italiana, le considerazioni da “insegnante” sono molteplici. Giusto oggi un mio alunno più che bravo, dopo sei mesi di scuola media, ha detto: “Comincio a non capire più niente…” e io ho sorriso, perché finalmente è rientrato nella normalità… La velocità con la quale questi bimbi acquisiscono le regole base della lingua e le parole legate alla quotidianità, in alcuni casi stupefacente (parlo di pochi giorni, poche settimane dall’arrivo), porta spesso genitori e insegnanti a trascurare l’esercizio sistematico e preciso di un linguaggio specifico, soprattutto per quanto riguarda le discipline orali, il cui “scotto” prima o poi si pagherà. Ci accontentiamo che parlino, non li aiutiamo a parlare “bene”.. Occorre sì stupirsi delle loro capacità, ma anche non darle per scontate. Ci sono alcuni supporti semplici (dizionari visuali, rubriche autocompilate, utilizzo di e-reader con vocabolario incorporato, ecc.) che possono supportare in modo efficace queste naturali difficoltà. Io non sono una specialista del settore, ma vedo una realtà quotidiana di fatica, quando i miei alunni in Italia da anni, perfettamente scolarizzati ormai, mi dicono “io non ho una lingua-madre”… Che fatica… Oppure si rifiutano di imparare una seconda lingua straniera affine a quella che parlavano perché inconsciamente suscita troppi ricordi… Ogni materia porta con sé delle difficoltà che vanno comprese per poterle superare insieme.

Simona Schenone

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