Le difficoltà legate ai cosiddetti disturbi di apprendimento
spesso sono presenti in modo molto sfumato per quanto concerne dislessia e discalculia,
ma sino a poco tempo fa la diagnosi (a volte un po’ “forzata”) era l’unico modo
di dare spazio alle reali problematiche di attenzione e iperattività, che a
loro volta richiedono strumenti compensativi e dispensativi. Ora con la
possibilità di creare un percorso specifico tramite l’introduzione dei BES
(bisogni educativi speciali) molte di queste situazioni possono trovare la loro
definizione: i BES non necessitano di diagnosi e possono essere considerati “temporanei”:
situazioni entrambe che tranquillizzano una famiglia già alle prese con tanti
grandi e piccoli “intralci” nel loro quotidiano. Talora, però, alcune famiglie
negano le difficoltà (“voi pensate che tutti gli adottati abbiano dei problemi”),
e questo crea una distanza difficilmente colmabile tra scuola e famiglia, che
dovrebbero creare un terreno e un linguaggio comune avendo sempre come
principale finalità il bene e il benessere del bambino/ragazzo. Le famiglie e
le scuole hanno un’arma potente a loro disposizione, che va conosciuta e ben
impostata, perché può creare realmente una differenza di approccio risolutiva.
Per quanto riguarda l’acquisizione della lingua italiana, le
considerazioni da “insegnante” sono molteplici. Giusto oggi un mio alunno più
che bravo, dopo sei mesi di scuola media, ha detto: “Comincio a non capire
più niente…” e io ho sorriso, perché finalmente è rientrato nella normalità… La
velocità con la quale questi bimbi acquisiscono le regole base della lingua e
le parole legate alla quotidianità, in alcuni casi stupefacente (parlo di pochi
giorni, poche settimane dall’arrivo), porta spesso genitori e insegnanti a
trascurare l’esercizio sistematico e preciso di un linguaggio specifico,
soprattutto per quanto riguarda le discipline orali, il cui “scotto” prima o
poi si pagherà. Ci accontentiamo che parlino, non li aiutiamo a parlare “bene”..
Occorre sì stupirsi delle loro capacità, ma anche non darle per scontate. Ci
sono alcuni supporti semplici (dizionari visuali, rubriche autocompilate, utilizzo
di e-reader con vocabolario incorporato, ecc.) che possono supportare in modo
efficace queste naturali difficoltà. Io non sono una specialista del settore,
ma vedo una realtà quotidiana di fatica, quando i miei alunni in Italia da
anni, perfettamente scolarizzati ormai, mi dicono “io non ho una lingua-madre”…
Che fatica… Oppure si rifiutano di imparare una seconda lingua straniera affine
a quella che parlavano perché inconsciamente suscita troppi ricordi… Ogni
materia porta con sé delle difficoltà che vanno comprese per poterle superare
insieme.
Simona Schenone
Simona Schenone
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