Adozione e Scuola

venerdì 10 aprile 2015

Linee d'indirizzo alunni adottati. Le aree critiche (seconda parte)

Altri ambiti di criticità indicati nelle Linee d'indirizzo riguardano strettamente le caratteristiche attuali delle adozioni internazionali. Oggi 3 bambini adottati su 4 provengono dall'estero. Si tratta nella maggior parte dei casi di bambini già piuttosto grandi (l'età media all'arrivo si attesta intorno ai 6 anni), che al momento dell'adozione hanno appreso e parlano una lingua diversa dall'italiano, e che in molti casi sono già stati scolarizzati per qualche anno nel paese d'origine.

Il fatto che essi, generalmente, perdano in breve tempo la prima lingua e apprendano molto velocemente il vocabolario di base dell'italiano e le espressioni quotidiane utilizzate nelle conversazioni comuni non deve indurre a pensare che il cambio di lingua non rappresenti un problema. Una cosa infatti è il linguaggio utile per orientarsi nella quotidianità, che viene appreso in pochi mesi. Altro è la lingua dello studio che, soprattutto col procedere della scolarizzazione, richiede abilità molto più complesse, sia dal punto di vista grammaticale e sintattico che per quanto riguarda l'ampiezza del vocabolario. Queste acquisizioni possono essere difficili per i bambini adottati, in particolar modo per quelli che provengono da paesi con suoni e strutture linguistiche molto diverse dalle nostre e, nel caso di adozioni tardive, non essere complete neppure all'avvio della scolarizzazione superiore.

Da qui l'importanza di curare molto l'aspetto linguistico con un supporto dedicato sia a scuola che a casa; e questo non solo nella fase iniziale, in quanto difficoltà di comprensione e di esposizione non riconosciute potrebbero appesantire l'apprendimento in tutto il percorso scolastico.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è la scolarizzazione pregressa, che può esserci stata o meno, ed essere stata più o meno carente. Le situazioni dei paesi di provenienza sono infatti oggi piuttosto diversificate; molti bambini hanno ricevuto una scolarizzazione adeguata che li ha messi in grado di inserirsi con relativa facilità nel nuovo contesto scolastico (sono già abituati ad imparare, anche se in un contesto linguistico-culturale diverso); per altri, al contrario, la scolarizzazione può essere stata molto carente o non esserci stata affatto. In certi paesi, inoltre, l'obbligo scolastico inizia a 7 anni invece che a 6, e anche questo è un fattore da tenere in considerazione.

E' dunque importante che i genitori durante la permanenza nel paese d'origine del bambino acquisiscano la maggior quantità d'informazioni sulla sua scolarizzazione (se possibile recuperando e conservando anche libri e quaderni) e le trasmettano poi ai nuovi insegnanti perché ne tengano conto. E' fondamentale inoltre che questi ultimi si informino sui modelli educativi e relazionali e sulle modalità di espressione dei bisogni caratteristici dei paesi di provenienza dei bambini (spesso molto diversi dai nostri!), così da essere in grado di riconoscerli e rispettarli nei loro alunni adottati.

L'Istituto degli Innocenti di Firenze ha realizzato "Viaggio nelle scuole. I sistemi scolastici nei paesi di provenienza dei bambini adottati", una pubblicazione che illustra i sistemi scolastici della maggior parte dei paesi di provenienza dei bambini adottati. Potete scaricarla a questo link, o chiedere l'invio della versione cartacea direttamente all'Istituto degli Innocenti. Anche i mediatori culturali con cui le scuole solitramente lavorano possono essere importanti figure di riferimento per conoscere i modelli educativi e relazionali dei vari paesi.

Le Linee d'indirizzo sottolineano infine come ulteriore area di attenzione quella relativa all'identità etnica dei minori adottati.

E' importante che la scuola comprenda che l'alunno adottato prova, rispetto al paese e alla cultura d'origine, un'ambivalenza assai più accentuata di quanto non accada ai minori immigrati. I vissuti dei bambini adottati nei confronti del paese d'origine possono essere tanto diversi quanto diverse sono le loro storie: chi arriva già grande, con un bagaglio di abitudini e di conoscenze apprese nella cultura di appartenenza e chi, adottato piccolissimo, non ha ricordi del paese di nascita; chi ha conosciuto affetti familiari o altri legami di attaccamento che poi sono venuti meno e chi invece ha sperimentato precocissime esperienze segnate dalla solitudine e dall'abbandono; chi prova e manifesta nostalgia o orgoglio per le proprie radici e chi, al contrario, ha bisogno di tener lontani sentimenti troppo dolorosi.

Il contatto con la cultura di nascita subirà anche oscillazioni nel tempo: in certi momenti il bambino avrà bisogno di dimenticare, per poter dedicare tutte le proprie energie emotive alla costruzione dell'appartenenza al nuovo nucleo familiare e al nuovo contesto sociale, in altri sentirà il bisogno di recuperare e valorizzare la propria identità etnica: considerazioni che richiamano la necessità di usare cautela e delicatezza, di evitare forzature e di rispettare i tempi e la disponibilità deli alunni a mettersi in gioco quando si affrontano in classe attività che hanno a che fare con le differenze di culture.


Livia Botta
www.liviabotta.it
www.adozionescuola.it

LINEE D'INDIRIZZO ALUNNI ADOTTATI
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