Adozione e Scuola

domenica 29 marzo 2015

I Dirigenti e gli insegnanti più sensibili lo sono spesso per storia personale, oppure perché hanno incontrato sul loro percorso qualche bimbo che li ha affascinati ma anche messi alla prova… Quindi conoscono una o più storie di adozione, ma non sempre hanno avuto modo di rendersi conto che ogni storia è a sé e che ogni percorso porta a differenze significative e a diverse strategie.  Però sono molti coloro che – se opportunamente coadiuvati – sanno mettere in campo risorse e passione.
Occorre che siano coadiuvati, appunto, che sappiano dove trovare formazione e informazione. Le linee guida sono una prima risposta concreta a questo.
Discorso diverso merita “l’aspettativa di problematicità”.  Nella mia esperienza la maggior parte dei bimbi adottati ha avuto bisogno di una piccola attenzione in più, che spesso non ha voluto dire altro che un po’ di pazienza: ma assisto ultimamente al fenomeno per cui alcuni genitori temono questa situazione: andiamo dai casi estremi in cui un genitore adottivo diffida il Dirigente dal divulgare persino agli insegnanti la condizione del figlio, al caso in cui ad un ragazzo seriamente problematico la famiglia dice “credono che tu abbia dei problemi perché sei adottato, ce l’hanno con te..”.  Sino a quando non si farà fronte comune di fronte alle vicende della vita scolastica dei propri figli, gli insegnanti saranno impotenti: qualsiasi suggerimento verrà visto come una conferma dell’inesistente pregiudizio dei docenti, e la situazione rimarrà in stallo, mentre un ragazzo magari soffre…  A ciò, come sottolineava la Dottoressa Botta, si unisce la crisi adolescenziale e (soprattutto, oserei dire!) quella preadolescenziale, che prende di sorpresa tutti, genitori biologici e no, che fa andare in crisi più di una famiglia, che improvvisamente non conosce più il proprio figlio ma non osa ammetterlo, perché spesso sente su di sé un giudizio di fallimento non reale…
Invito una volta ancora a confrontarsi su questo, perché – a mio parere - è una realtà più frequente di quanto si possa immaginare.

Simona Schenone

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