In
più occasioni, negli anni passati, l'argomento “Linee guida” è
stato al centro del dibattito del Gruppo di ricerca e formazione
“Adozione e Scuola” e delle discussioni che hanno animato la
lista del nostro sito.
Dal
confronto, ricco e profondo, sono emerse posizioni diversificate: c'è
stato chi (ed erano i più) riteneva imprescindibile che la scuola
iniziasse a dedicare un'attenzione specifica alla condizione adottiva
e chi, invece, paventava il rischio di una “etichettatura” degli
alunni adottati e dunque di un'omologazione di situazioni
squisitamente individuali.
Non
riprendo i contenuti di quel lungo e interessante confronto (chi
vuole rileggerselo lo trova qui).
Forse, però, questa divergenza di posizioni potrebbe ripresentarsi
in occasione della diffusione delle Linee d'indirizzo. Qualcuno
potrebbe obiettare: “Altre linee guida... Altre regole per una nuova
categoria di alunni... Ma gli alunni adottati non sono come tutti gli
altri?”.
Si
tratta di una posizione senz'altro minoritaria, che merita tuttavia
di essere considerata con attenzione perché mette in guardia da un
rischio: quello di utilizzare le Linee d'indirizzo in modo
superficiale e poco “pensato” e di iniziare a considerare gli alunni
adottati come un gruppo omogeneo da cui attendersi inevitabilmente
criticità.
Non
è così, in realtà: alla condizione adottiva corrispondono infatti situazioni e bisogni
diversificati, che dipendono sia dalla storia pregressa dei bambini
(più o meno complessa) che dalla loro capacità di resilienza (la
capacità, cioè di mitigare le conseguenze delle esperienze
sfavorevoli vissute nel periodo precedente l'adozione). E anche se
tra i minori adottati si riscontrano con una certa frequenza
difficoltà scolastiche e situazioni di vulnerabilità, ce ne sono
tanti che raggiungono una condizione di benessere psicologico e ottengono buoni risultati scolastici.
Ciò che, invece, tutti hanno in comune è
una storia precoce complessa e problematica, segnata dalla
separazione dalla madre biologica e da inevitabili carenze nelle cure
primarie: fattori che, in minore o maggior misura, “lasciano dei
segni” per tutta la vita.
Sanare
queste ferite richiede tempo e cure dedicate, non solo da parte delle
famiglie, ma di tutti gli adulti che si occupano della crescita di
questi bambini e ragazzi. Il nuovo strumento normativo – ricco di
suggerimenti organizzativi, didattici, relazionali – potrà essere
un buon aiuto in questo cammino, se utilizzato con intelligenza,
delicatezza e misura.
Riprendo l'invito di Simona Schenone a portare le vostre esperienze - di genitori o di insegnanti. Potete inserirle come commenti in questo blog o, se preferite, utilizzare la lista di discussione (a questo link) del sito "Adozionescuola".
Livia Botta
www.liviabotta.it
www.adozionescuola.it
www.adozionescuola.it
LINEE D'INDIRIZZO ALUNNI ADOTTATI
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