Proprio per il fatto che i bambini adottati devono essere
inseriti in classi adeguate alla loro età, possono presentarsi serie difficoltà
per quelli che arrivano in Italia già grandini, talvolta non scolarizzati nel
proprio paese di origine. Per questo desidero precisare meglio quanto già
inizialmente accennato sui BES, chiarendo in modo più particolareggiato ciò che
è possibile richiedere alle scuole in termini di predisposizione di un piano
“di accoglienza” per gli alunni adottati (e non solo).
Presento qui una prima
parte di quanto ritengo utile sottolineare per i genitori che si trovano per la
prima volta di fronte a questa opportunità. Ricordo che anche le famiglie posso
rendersi parte attiva nella richiesta di inserire i propri figli nei BES.
Il PDP (piano
didattico personalizzato) per l’accoglienza dei BES dovrebbe essere compilato dalle singole scuole in tempi utili
perché possa essere messo in pratica, quindi non oltre novembre. In particolare
dovrebbe contenere nella parte introduttiva la tipologia del bisogno
educativo speciale, l’eventuale diagnosi (assolutamente non obbligatoria
nel caso di alunni adottivi), le particolarità emerse. A ciò deve seguire il
risultato dell’osservazione sistematica del corpo docente dei punti di forza e
di quelli di debolezza nelle aree trasversali principali: per quanto concerne
le prestazioni scolastiche la capacità di lettura, di scrittura, di
calcolo, la comprensione del testo scritto e del parlato; per quello che
riguarda le caratteristiche comportamentali la collaborazione, la relazione con gli adulti e con i pari, il rispetto delle regole,
la frequenza scolastica, la motivazione e l’organizzazione personale. A ciò
dovrebbe seguire una prima osservazione per quanto concerne la conoscenza
della lingua italiana, distinguendo in modo chiaro tra comprensione scritta
e orale della lingua d’uso e dei linguaggi settoriali specifici per ogni
disciplina.
Da ultimo in questa prima parte occorre sia dato spazio alla
famiglia, riportandone le osservazioni e – nel nostro caso – quanto emerso
durante i colloqui con il referente per gli alunni adottati (o il
referente per il disagio, se la figura precedente non fosse ancora stata
istituita). La compilazione di questa
prima parte fatta con la dovuta attenzione porta il corpo docente ad una
conoscenza approfondita dell’alunno, assolutamente fondamentale in qualsiasi
caso, ancor più se si tratta di un ragazzo adottato.
La seconda parte del PDP dovrebbe presentare gli strumenti
compensativi e dispensativi che si ritiene opportuno utilizzare per quel
ragazzo, in quell’anno, a fronte di una determinata situazione.
Sottolineo questo perché è necessario curare che i piani personalizzati siano,
appunto, personalizzati sui bisogni
specifici e non standardizzati.
Gli strumenti
compensativi possono essere: formulari di varie discipline, da poter utilizzare
sia nelle prove scritte che in quelle orali: tabelle (ad esempio delle
operazioni, o dei verbi, o delle regole grammaticali), schemi riepilogativi,
schemi per la produzione scritta, immagini per la comprensione del
testo, calcolatrici, libri con testo ridotto, programmi di video-scrittura con
correttore ortografico e così via. Tutti i principali editori stanno ormai
proponendo libri di testo con strumenti particolari per i BES, sezioni a loro
dedicate sia a livello cartaceo che su piattaforme on line. Tali strumenti sono
spesso elencati nei risvolti dei libri adottati (!!!) dai docenti, quindi
occorre seguire le istruzioni riportate, cercando di sfruttare tutte le
opportunità date dalle nuove tecnologie. Inoltre si può richiedere ai docenti
se esiste una versione “ridotta” del libro di testo (quasi sempre è così) e
chiedere che possa essere utilizzata dai propri figli.
Vedremo in un prossimo post gli strumenti dispensativi e le
strategie didattiche utili per poter aiutare i nostri figli (e i nostri alunni)
nel modo più adeguato possibile.
Simona Schenone
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