Adozione e Scuola

mercoledì 20 maggio 2015

Il Piano didattico personalizzato per alunni BES - 3

Proseguendo con la presentazione del Piano didattico personalizzato per i BES affrontiamo ora il punto relativo agli strumenti dispensativi. Si tratta di strategie che mirano ad aiutare ragazzi in difficoltà (spesso momentanea) a mirare al successo scolastico lavorando sulla quantità (e talvolta sulla qualità) dei compiti assegnati, evitando performance che possono risultare complesse in determinate situazioni, senza nulla togliere alla completezza della preparazione richiesta e raggiunta. Tra esse troviamo, ad esempio, la dispensa a leggere ad alta voce, a scrivere in corsivo, a prendere appunti o copiare dalla lavagna, scrivere testi sotto dettatura o usare vocabolari cartacei. Quest’ultimo punto è uno dei più importanti nel caso di alunni adottati, che spesso faticano a trovare vocaboli con la velocità richiesta dagli insegnanti: la possibilità di utilizzare vocabolari su supporto elettronico rende più semplice la ricerca evitando una frustrazione non necessaria al fine, ad esempio, di una traduzione da o verso una lingua straniera. Allo stesso modo – a mio parere – occorrerebbe incentivare per i nostri figli l’utilizzo dell’e-reader, in quanto tutti quelli offerti dal mercato odierno contengono un vocabolario che rende il giovane lettore decisamente più autonomo nell’acquisizione di nuovi vocaboli. 
Tornando alle misure dispensative, altra strategia significativa può essere quella della diminuzione del carico di lavoro nei compiti a casa, non dimezzando il numero di esercizi (rischiando quindi di non esercitarsi su una parte del programma) ma dimezzando gli esercizi stessi (cinque frasi di grammatica invece di dieci su u determinato argomento). L’accordo può essere preso con la famiglia e con l’alunno ad inizio anno e valere per tutta la durata dello stesso, evitando la vergogna di vedersi dare compiti diversi dal resto della classe, situazione da non sottovalutare mai.
Anche per quanto concerne le verifiche scritte occorre tenere conto che spesso i tempi dei nostri figli sono più “rallentati”: la stessa verifica può essere svolta in diverse “sessioni” invece che in un’unica soluzione, dando la possibilità di suddividere lo studio e le prestazioni richieste. Certo ci vuole una notevole dose di “elasticità mentale” da parte degli insegnanti, ma se i genitori hanno le idee chiare sui loro diritti è più semplice proporre soluzioni che agevolino i nostri figli.
Le modalità di svolgimento delle prove scritte e orali possono essere oggetto di strumenti compensativi e dispensativi: lasciare la possibilità di utilizzare schemi e mappe concettuali, informare in modo chiaro l’alunno sugli argomenti e sulle modalità di svolgimento della verifica, leggere la consegna o semplificarla con delle domande guida (quante volte i ragazzi non capiscono, semplicemente, cosa è richiesto loro…), permettere l’eventuale utilizzo di computer, calcolatrice, tavole e formulari, prediligere le verifiche a risposte chiuse… Sono tutte strategie semplici che permettono di strutturare in modo adeguato conoscenze spesso confuse anche se acquisite, dando sicurezza e permettendo di raggiungere i risultati che si meritano. Spesso il bambino adottato dedica allo studio un tempo decisamente maggiore di quello dei suoi compagni, a fronte di risultati talvolta deludenti, sicuramente non proporzionati allo sforzo a cui si sono sottoposti, che lo scoraggiano e lo confermano nella sua bassissima autostima: occorre invece farlo sentire da subito capace, perché le sue potenzialità emergano in tutta la loro potenza.
E’ auspicabile quindi che il PDP chiarisca i criteri di valutazione delle prove, soprattutto quelle scritte, ad esempio che non si terrà conto degli errori ortografici e – soprattutto - che non verrà penalizzato l’uso di strumenti compensativi: quante volte di fronte ad una verifica differenziata, senza neppure un errore, ci sentiamo dire che merita solo 6 proprio perché è differenziata? Gli insegnanti devono imparare a creare (proprio “creare”, perché risponde a quell’alunno, e solo a quello) verifiche differenziate “ad hoc”, anche se volesse dire preparare quattro o cinque verifiche diverse.
Il consiglio di classe dovrebbe anche esplicitare le strategie metodologiche attraverso le quali intende aiutare il ragazzo ad acquisire maggiore autonomia: ad esempio incoraggiare l’apprendimento cooperativo, mettere in atto il tutoraggio, guidare l’alunno ad applicare consapevolmente comportamenti e strategie operative adeguate al proprio stile cognitivo e così via.
Come ultimo punto il PDP deve dare spazio alla famiglia, indicando il “patto” con la scuola per quanto concerne lo studio a casa, gli strumenti da utilizzare e gli strumenti dispensativi individuati.
Il Piano deve essere firmato da tutti i docenti del consiglio di classe (non dal solo coordinatore), dalla famiglia e dal Dirigente. La famiglia ne può richiedere una copia alla segreteria della scuola.
Attendo eventuali domande di chiarimenti anche su casi particolari (che molto probabilmente, invece, sono l’esperienza di molti), perché l’argomento è complesso e affrontato da ogni scuola con criteri e modalità diverse.
Simona Schenone

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