Ho
ricevuto sulla mia posta personale una richiesta da parte di una
mamma di ulteriori informazioni sulla normativa sui BES
(Bisogni Educativi Speciali), citata da Simona Schenone in un
suo post. Rispondo qui, e invito chi ha analoghe richieste di
chiarimenti a farle tramite lo spazio “commenti” del blog, perché
la risposta potrebbe interessare anche ad altri!
I
BES sono entrati a far parte della normativa scolastica italiana nel
2012 (Direttiva Ministeriale “Strumenti d'intervento per alunni con
bisogni educativi speciali” del 27-12-2012), allo scopo di
potenziare l'inclusione e il benessere scolastico di bambini e
ragazzi che presentano fragilità non riconducibili a una situazione
di disabilità certificabile: “Ogni alunno –
recita la normativa – in continuità o per determinati
periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi
fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici o
sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano
adeguata e personalizzata risposta”. E
ancora: "In ogni classe ci sono alunni che presentano
una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni:
svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento
e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non
conoscenza della cultura e della lingua italiana”.
A
questi alunni, tra cui possono essere compresi molti dei minori
adottati, la scuola s'impegna a offrire una progettazione
didattico-educativa mirata e personalizzata sulle loro effettive
possibilità, da documentare mediante un Piano
Didattico Personalizzato
(PDP)
elaborato collegialmente dai docenti che servirà a definire,
monitorare, documentare le strategie d'intervento più idone e a
renderle chiare ai genitori (che dovranno anch'essi firmare il PDP).
Si tratta dunque di una progettazione didattica “su misura” e
flessibile, che non richiede certificazioni di disabilità ma può
essere decisa autonomamente da parte del Team dei docenti o del
Consiglio di classe sulla base di ben fondate considerazioni
pedagogiche e didattiche, e da attuare solo per il tempo necessario per
raggiungere gli obiettivi concordati.
La mamma che mi ha scritto chiede se il
ricorso ai BES (e il conseguente PDP) può essere chiesto anche dai genitori, o se
deve essere proposto e deciso esclusivamente dalla scuola. Ritengo che nulla
vieti ai genitori di richiederlo, o quanto meno di chiedere un
confronto con gli insegnanti di classe sull'opportunità di
usufruirne.
Questo è quanto posso dire io. Sarebbe
però più interessante sapere, dalla voce di insegnanti e di
genitori, se questo strumento viene effettivamente utilizzato con gli
alunni adottati, se solo nella fase di accoglienza o anche più
avanti, in relazione a quali problematiche, quali supporti e facilitazioni vengono concretamente messi in pratica, se se ne è verificata
l'utilità, ecc.
Per
chi è interessato ad approfondire, la normativa sui BES è
reperibile a
questo link.
Livia Botta
www.adozionescuola.it
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