Adozione e Scuola

venerdì 18 dicembre 2009

Che fatica imparare!

Segnalo un interessante corso di formazione promosso dal CIAI sulle difficoltà di apprendimento dei bambini adottati.
Si svolgerà a Milano in due giornate tra febbraio e marzo ed è rivolto a operatori psico-sociali e insegnanti. Il costo è un po' elevato per il budget dei docenti, ma i contenuti del seminario sono molto interessanti.
Prima giornata (11-2-2010): I fattori che possono determinare difficoltà di apprendimento nei bambini adottati/Maturazione neuro-psicologica e difficoltà di apprendimento/La valutazione delle problematiche di apprendimento (relatori Chistolini-Rovaretti)
Seconda giornata (3-3-2010): L'inserimento scolastico/Le strategie d'intervento/Il lavoro con i genitori e gli insegnanti/Il sostegno al bambino con difficoltà di apprendimento (relatori Rovaretti-Tani).

Qui il programma dettagliato e la scheda per l'iscrizione: www.ciai.it/index.php/che-fatca-imparare-2.

LIVIA BOTTA
botta@irre.liguria.it
http://www.psicologia-genova.it/

giovedì 10 dicembre 2009

Gruppo "Adozione e scuola" - incontri del 2010

Queste le date degli incontri previsti da gennaio in avanti, sempre al venerdì, sempre alla scuola media "Don Milani", salita Carbonara 51, con orario dalle 15.00 alle 18.00:
15 gennaio
12 febbraio
12 marzo
9 aprile
7 maggio
28 maggio
E' ancora possibile iscriversi utilizzando questa scheda: www.webalice.it/livia.botta/SchedaIscrAdozione0910.doc

LIVIA BOTTA
botta@irre.liguria.it
http://www.psicologia-genova.it/

martedì 1 dicembre 2009

Gruppo "Adozione e scuola" 2° incontro (20-11-09)

Nell'incontro del 20 novembre abbiamo focalizzato meglio uno degli obiettivi di quest'anno: la produzione di un fascicoletto destinato agli insegnanti, una sorta di Vademecum che dia indicazioni e suggerimenti per l'accoglienza e l'integrazione scolastica dei bambini adottati.

Ci siamo confrontati sull'impostazione e i contenuti che una pubblicazione di questo tipo dovrebbe possedere. Abbiamo inoltre analizzato le Linee guida e i Vademecum che siamo riusciti a reperire, individuandone il taglio e i contenuti caratterizzanti. (http://www.webalice.it/livia.botta/incontro201109.pdf)

Cosa è un Vademecum per insegnanti, qual'è la sua funzione?

Un Vademecum per insegnanti non dovrebbe dare indicazioni prescrittive, ma fornire suggerimenti per accompagnare e sostenere il percorso scolastico dei bambini adottati, entrando nel merito della didattica e delle relazioni interne alla classe. Non dovrebbe configurarsi però come un elenco di parole d'ordine valide in ogni caso. Dovrebbe piuttosto offrire indicazioni adattabili dagli insegnanti ai contesti specifici e alla particolare situazione di ciascun bambino adottato.

Altrettanto importante è che la necessaria attenzione mirata alle problematiche dei bambini e ragazzi adottati non implichi porli al centro dell'attenzione o farli diventare un "caso", né che si trasformi in "buonismo". Si tratta cioè di guardare alla problematica con uno sguardo attento ma nello stesso tempo discreto.

Ecco un primo elenco di contenuti che ci sembra importante inserire in un Vademecum:
- il quando e il come (tempi e modalità di accoglienza);
- il rapporto scuola-famiglia;
- l'approccio didattico alla storia personale;
- come parlare a scuola dei diversi contesti familiari;
- invito a privilegiare libri di testo che facciano riferimento a realtà familiari diversificate;
- importante ruolo della scuola nel facilitare il passaggio dal prima al dopo;
- importanza di valorizzare le competenze diverse dei bambini adottati;
- problemi comportamentali e cognitivi che potrebbero presentarsi;
- spazio all'ascolto, senza dare necessariamente risposte;
- non chiedere, ma capire quando i bambini/ragazzi hanno voglia di raccontare;
- spazio al recupero della lingua e cultura d'origine (se vogliono, in adolescenza);
- un docente referente per scuola;
- formazione per insegnanti, finalizzata a modificare atteggiamenti.

Se questi sono i contenuti, in parte mutuabili dalle pubblicazioni esistenti, resta il problema della loro declinazione nei diversi gradi di scuola.

Le Linee guida e i Vademecum esistenti fanno infatti quasi esclusivamente riferimento all'accoglienza dei bambini adottivi nella scuola dell'infanzia o elementare. Contengono pochi cenni sia sull'accoglienza dei bambini più grandi, sia sulle attenzioni necessarie nel prosieguo del percorso scolastico dei ragazzi adottati, al di là della fase d'inserimento.

Sappiamo tuttavia che l'incremento di arrivi di bambini grandi rende sempre più frequenti le situazioni in cui il primo ingresso a scuola avviene negli ultimi anni delle elementari o nella scuola media. L'accoglienza e il successivo percorso scolastico di questi bambini presentano problematiche particolari e richiedono un'attenzione e modalità d'intervento diverse, rispetto a quelle necessarie per un bambino che inizia il suo percorso scolastico nella scuola italiana.
Anche problematiche specifiche che potrebbero presentarsi in adolescenza, con ripercussioni sia sull'ambito relazionale che su quello cognitivo, potrebbero richiedere un'attenzione mirata da parte degli insegnanti.
La presenza nel nostro gruppo di insegnanti di scuola media e di genitori di ragazzi anche più grandi consentirà di prendere in considerazione anche questi aspetti.

LIVIA BOTTA
botta@irre.liguria.it
http://www.psicologia-genova.it/

giovedì 26 novembre 2009

Per una valutazione cognitiva transculturale

Anche se personalmente diffido un po' degli strumenti standardizzati di valutazione delle abilità cognitive, soprattutto nei casi in cui le componenti emotive rivestono, come nel caso dei bambini e ragazzi adottati, un grosso peso, mi sembra utile segnalare questa iniziativa www.giuntios.it/eventi/Dic2009_01/main.jsp.
Si tratta di un workshop di approfondimento sugli strumenti diagnostici utilizzabili per una valutazione cognitiva culture free, che testimonia dell'interesse esistente e dei lavori in corso per la costruzione di strumenti di valutazione delle capacità intellettive dei bambini che risultino attendibili a prescindere dalla lingua d'origine e dalla cultura di provenienza.
Parlavamo anche di questo nel nostro ultimo incontro. E' bene sapere che questi strumenti cominciano a esistere.

LIVIA BOTTA
botta@irre.liguria.it
www.psicologia-genova.it

Il cioccolato che fa bene


Qui sotto una comunicazione che ci ha inviato Michela Grana, referente genovese del CIAI:

Cari Amici,
Natale si avvicina e io torno a promuovere le iniziative dell'associazione che sostengo: il CIAI (
http://www.ciai.it/)
Come molti sanno già, è una delle prime associazioni che si sono occupate di adozione internazionale e che hanno da sempre dato priorità anche a progetti di cooperazione che concorrano a ridurre i casi di abbandono e a migliorare le condizioni di vita di tutti i bambini.

Quest'anno siamo presenti in Via Galata (angolo Via S. Vincenzo) nelle due mattine di sabato 12 e domenica 13 dicembre con “Il Cioccolato che fa bene”.

Si tratta del consueto banchetto di sensibilizzazione e raccolta fondi per il CIAI. Il gadget di quest'anno è un sacchettino rosso in tessuto con due tavolette di cioccolato equosolidale (donazione minima di 7 euro).

I fondi raccolti lo scorso anno hanno permesso di proseguire i progetti di scolarizzazione in Burkina Faso, Cambogia e India. Quelli di quest'anno sono ancora destinati ai progetti descritti in fondo a questa mail.

Vi aspetto come tutti gli anni e sono ovviamente disponibile per qualsiasi informazione

Michela
Referente Gruppo Territoriale CIAI di Genova

I fondi raccolti con l’iniziativa “Il cioccolato che fa bene” ci consentiranno di realizzare tre progetti

BURKINA – SCUOLE NEI VILLAGGI
In una delle province di questo piccolo stato dell’africa subsahariana, fra i più poveri del mondo, CIAI collabora con sette scuole elementari rurali, frequentate da circa 1000 bambini. Con questi bambini, con i loro genitori e con i loro insegnanti, abbiamo lavorato soprattutto per soddisfare le necessità di base della scuola (acqua, salute e cibo) ed educare nello stesso tempo i bambini a prendersi cura di sé e dell’ambiente in cui vivono. Si è provveduto alla costruzione di nuove aule scolastiche per tutti i villaggi in modo che ogni classe avesse la propria aula. Ora vogliamo dotare ogni villaggio di una biblioteca.
Sono circa 2.500 i beneficiari di questo progetto

INDIA - BAMBINI LAVORATORI
Nello Stato del Tamil Nadu, in India, il fenomeno del lavoro minorile è ancora molto esteso; stime non ufficiali parlano di 41.800 minori lavoratori. Nel distretto di Virudhunagar si trovano molte industrie che fabbricano fiammiferi e le piccole mani dei bambini sono molto adatte a questa produzione. CIAI cerca di combattere il fenomeno del lavoro minorile attraverso il sostegno scolastico ai bambini e la formazione professionale per i ragazzi.
Il progetto coinvolge 123 villaggi nel Distretto di Virudhunagar con circa 700 bambini beneficiari.

CAMBOGIA - CHILD FRIENDLY SCHOOL
Quasi il 72% dei bambini cambogiani che abita nelle zone rurali ha abbandonato la scuola o non l’ha mai frequentata. Il Governo costruisce molte scuole, ma continuano a mancare le attrezzature e la preparazione delgi insegnanti è veramente scarsa.
Con questo progetto il CIAI interviene in 40 scuole cambogiane nei dintorni di Phnom Penh per favorire l’accesso all’educazione e migliorare la qualità dell’insegnamento. Rinnoviamo le strutture, forniamo borse di studio, organizziamo corsi per migliorare la qualità dell’insegnamento e di conseguenza la preparazione dei bambini.
Il progetto coinvolge 40 scuole per un totale di quasi 34.000 bambini e ragazzi, 500 insegnanti.

sabato 21 novembre 2009

Seminario Nazionale a cura della CAI e dell'Istituto degli Innocenti di Firenze: L'inserimento scolastico nel post-adozione

Nei giorni 1 e 2 di ottobre si è svolta a Firenze la fase preliminare del Seminario Nazionale sull’inserimento scolastico nel post-adozione, organizzato dall’Istituto degli Innocenti.
In queste brevi note si tenterà di fornire una sintesi degli spunti emersi, organizzati per temi.

Il contesto scolastico e sociale

Adottati stranieri e immigrati

La presenza di bambini che vengono da lontano è ormai molto forte nella scuola e ciò rende profondamente diverso il contesto di accoglienza dei bambini stranieri giunti in Italia a seguito di adozione internazionale. Per alcuni aspetti, le esigenze dei bambini adottati possono essere assimilate a quelle degli immigrati, ma spesso si tende a una omologazione che non riconosce i tratti specifici. Essi possono individuarsi in due aspetti essenziali:
La configurazione giuridica
Diverso rapporto con le origini e diverse esigenze in relazione al senso di appartenenza

La scuola e la differenza

Non sempre la scuola pone in modo adeguato il problema del rapporto con la diversità, mentre è ormai noto che i bambini vedono precocemente le differenze etniche, ma reagiscono in modo diverso, in dipendenza della loro appartenenza al gruppo di maggioranza o di minoranza: mentre i primi percepiscono assai presto le diverse peculiarità somatiche, i secondi tendono a non riconoscere i propri tratti distintivi e ad assimilarsi agli altri. Nelle simulazioni proposte, addirittura, al personaggio negativo vengono spontaneamente attribuiti i caratteri di minoranza anche da parte di chi li condivide.
In questa prospettiva, dunque, il compito della scuola appare di importanza vitale, perché deve consentire a ciascuno il riconoscimento di sé, in un cotesto di parità di diritti e doveri.

Gli aspetti normativi

Gli adottati ottengono ipso facto la cittadinanza italiana, mentre per gli altri l’iter può essere molto complesso, con qualche facilitazione per quelli nati sul territorio nazionale.
Poiché non esiste una normativa specifica per i bambini adottati, nei casi di adozione internazionale, si fa comunque riferimento a quanto previsto per gli stranieri (DPR 394/99) e, in particolare, si garantisce a tutti l’inserimento a scuola, nella classe corrispondente per età, salvo diverso parere motivato del collegio docenti. Sempre in forza del medesimo atto, si possono prevedere corsi intensivi di italiano e una personalizzazione del piano di studi. Più in dettaglio, la CM 24/06 prevede una adeguata formazione dei docenti, sottolinea l’importanza dei rapporti con e tra le famiglie e l’accertamento delle competenze possedute.
D’altra parte, l’assetto della scuola, specialmente come ridisegnato dalle più recenti riforme, non sempre risulta adatto a dare sostanziale attuazione al dettato legislativo.
Altri aspetti legali significativi sono costituiti dal diritto all’identità (art. 2 Cost.) e il diritto, limitato, all’accesso a informazioni sulla propria origine.

Le pratiche di inserimento

L’inserimento a scuola avviene, nella maggior parte dei casi, dopo circa 100 giorni dall’arrivo in Italia. Le definizione dei momento adeguato per l’inserimento a scuola, peraltro, costituisce un aspetto assai discusso e ricco di implicazioni: l’incontro precoce con la realtà scolastica può rappresentare, soprattutto per i ragazzi più grandi, una possibilità concreta di integrazione nel gruppo dei pari, con cui condividere un analogo stile di vita; inoltre, il cotesto scolastico, strutturato e dotato di regole precise, anche per alcune sue analogie con l’organizzazione degli istituti, può apparire, più della famiglia, vicino alle abitudini del ragazzo e più adatto a farne emergere le competenze sociali e relazionali. D’altra parte, è indiscutibile il bisogno di consentire tempi adeguati per l’instaurazione dei nuovi legami famigliari, rispetto al quale l’impegno profuso nel farsi riconoscere e accettare anche a scuola potrebbe rivelarsi interferente ed eccessivamente pesante dal punto di vista emotivo; in più, le eventuali difficoltà nel padroneggiare la lingua e il subire in maniera immediata richieste onerose, in termini sia cognitivi, sia comportamentali possono inficiare un approccio sereno e costruttivo nei confronti di una istituzione che poi dovrà avere un ruolo fondamentale nell’inserimento sociale dell’adottato.

La storia di sé, il rapporto con le origini e la costruzione dell’identità

In nome di un concetto ingenuo di interculturalità, la scuola può forzare i bambini di origine straniera a ricordare le proprie origini, dimostrando di possedere una lingua ‘materna e di farsi rappresentanti di una cultura: in realtà però un bambino non è protagonista della propria cultura di origine e ha un rapporto molto complesso e contraddittorio rispetto alla lingua precedentemente appresa.
D’altra parte non è possibile annullare i ricordi e i punti di riferimento che la cultura di origine del bambino gli ha trasmesso, per cui la scuola deve trovare strumenti e modalità idonei per permettere a ciascuno di riconoscersi e ogni famiglia adottiva deve essere consapevole della propria multiculturalità.
In generale si può affermare che il bambino attraversa tre differenti fasi:
Attenzione al qui e ora
Ricordo del passato
Ricomposizione dell’identità e sguardo al futuro
Le pratiche suggerite per affrontare il rapporto con la cultura di origine sono molto differenziate se si confrontano i suggerimenti forniti in Gran Bretagna e in Francia: nel primo caso la prospettiva interculturale è assunta in modo quasi eccessivo, mentre nel secondo prevale una strategia di assimilazione.
Nell’ambito del discorso sulla costruzione dell’identità., assume un valore importante la pratica autobiografica, che valorizza l’esperienza di ciascuno e, in particolare, quella del bambino adottato, e consente di riappropriarsi della stessa, è un atto di cura di sé e di responsabilità evolutiva, che impone incontro, necessario e terapeutico, con la verità, è atto narcisistico, che può però colmare la ferita narcisistica legata ad esperienza di adozione.
Una esperienza particolare in questo senso è data dal libro di Emanuela Nava, scritto a quattro mani col figlio adottato in India, che nasce dall’esigenza di rispondere a una consegna scolastica e ha consentito al ragazzo di recuperare la cultura cui si sentiva legato e farne mezzo di ‘seduzione’ nei confronti dei compagni. D’altronde, in questa rievocazione si sono potuti rievocare aspetti positivi legati all’India, fatti d una vita più libera e a contatto con la natura.

Le dinamiche relazionali a scuola

L’aula deve essere uno spazio di speranza aperto a tutti, in cui tutti, insegnanti e allievi, possono fare qualcosa per sé e per gli altri, in un clima di corresponsabilità. Questo tipo di ambiente deve accogliere il bambino adottato, per il quale l’instaurazione di nuovi legami risulta più complesso che per altri e quindi può attivare strategie di aggressività eterodiretta o intradiretta. Nei suoi confronti l’insegnate deve manifestare la cura di cui il bambino può temere l’assenza. In questa prospettiva, diventa indispensabile la disponibilità a fornire occasioni di interazione verbale, che comprendono l’ascolto e l’invito a riappropriarsi del gusto del parlare, e riconoscono significato a un’esperienza altrimenti insignificante

Le problematiche specifiche dell’apprendimento

L’attenzione di insegnanti e genitori appare soprattutto concentrata sulle difficoltà legate all’apprendimento linguistico. Sotto questo aspetto, da parte della scuola emerge una scarsa presa di coscienza rispetto alla differenza tra l’acquisizione di competenze linguistiche idonee allo svolgimento delle attività quotidiane, che avviene precocemente, senza particolari problemi, e il possesso di una competenza tale da consentire di descrivere oggetti e situazioni non contestuali, narrare fatti reali o immaginari e accostarsi proficuamente ai testi di studio.
Per ovviare alle difficoltà che emergono, quindi, occorre tenere presenti vari aspetti legati, in generale, all’apprendimento di una seconda lingua.
Innanzi tutto, occorre considerare le tappe dello sviluppo delle abilità linguistiche nel bambino, in modo da adeguare richieste e aspettative allo stadio reale dei soggetti che apprendono.
Per quanto riguarda i bambini adottati, si deve ricordare che in genere seguono un percorso analogo, ma a tappe accelerate. Tuttavia, specie se hanno vissuto periodi di istituzionalizzazione, possono aver ricevuto un input limitato nei primi anni di vita e ciò potrebbe influire negativamente sui successivi apprendimenti.
Anche l’età del trasferimento in Italia è importante, poiché le difficoltà nell’assimilazione della seconda lingua diventano sensibili dopo i 7 anni di età.
In secondo luogo, facendo riferimento alla teoria di Cummins, secondo cui le competenze in l1 e l2 rappresentano le punte emerse di un ‘iceberg’ costituito da una competenza linguistica comune, è possibile far riferimento a un patrimonio cognitivo già posseduto, su cui basare l’apprendimento della seconda lingua. Ad esempio, a seconda della struttura della lingua di partenza, possono esserci difficoltà più o meno grandi nella comprensione e nell’uso di specifiche categorie morfologiche o sintattiche:in questa ottica, un bambino russo avrà più difficoltà a utilizzare l’articolo rispetto a un bambino arabofono, dato che questo elemento è assente nelle lingue slave, ma è presente nell’arabo.
Ancora, è necessario sottolineare il parallelismo tra avanzamento linguistico e cognitivo. In questa prospettiva appare soprattutto interessante il ruolo della scrittura nella ristrutturazione del pensiero. Ciò infatti implica il bisogno di favorire la rielaborazione del pensiero attraverso la proposta di schemi, rappresentazioni, mappe, scalette. Inoltre, appare significativa l’acquisizione di modelli narrativi e di strategie descrittive.
Infine, si può ricordare una questione spesso presente nell’organizzazione dei piani di studio dei bambini provenienti da altri Paesi: l’eventualità di esentarli parzialmente o integralmente dagli insegnamenti di lingue straniere, per evitare interferenze e riconoscere tempi maggiori per lo studio dell’italiano. Nonostante la diffusa condivisione di tale prospettiva, è interessante segnalare anche un diverso punto di vista, che evidenzia come, in realtà, nell’apprendimento delle lingue insegnate a scuola, i bambini italofoni e gli altri si trovano, o dovrebbero trovarsi, in condizioni analoghe, per cui tali attività potrebbero anzi costituire un momento favorevole per il consolidamento dell’autostima di chi, in molti altri contesti, si sente svantaggiato. Per favorire l’apprendimento dell’italiano, invece, sarebbe preferibile concentrare gli sforzi su determinati argomenti e dispensare da altri contenuti meno immediatamente utili e di difficile approccio, come ad esempio la lettura di testi letterari particolarmente complessi o strategie di riflessione grammaticale poco funzionali all’incremento della produzione.

Film e libri per affrontare e approfondire le tematiche analizzate

Al cinema
La figura dell’orfano è ben presente nel cinema popolare dell’Italia del dopoguerra, basti pensare a numerosi titoli di Raffaello Matarazzo (Tormento, 1950, I figli di nessuno, 1951, Schiava del peccato, 1954), ma fino a tempi molto più recenti non si manifesta interesse per l’approfondimento psicologico dei personaggi-bambini, che restano in secondo piano rispetto agli adulti che li contendono. Le esigenze di affetto dei fanciulli cominciano infatti a emergere solo negli anni ’60 e ’70, in film come Cronaca famigliare di Valerio Zurlini (1962), o Il piccolo Archimede di Gianni Amelio (1979).
Negli ultimi decenni, poi, il cinema ha iniziato a rappresentare vere e proprie storie di adozione e affido famigliare. Un filma interesante a questo proposito è La guerra di Mario, di Antonio Capuano (2005).
Sempre recente è l’ingresso dell’adozione internazionale tra le tematiche cinematografiche, spesso comunque relegata in prodotti dalle caratteristiche particolari. Si possono ricordare: La piccola Lola di Bertrand Tavernier (Francia 2004), che racconta il percorso adottivo di una coppia francese in attesa di un figlio dalla Cambogia, e ABC Africa di Abbas Kiarostami (Iran 2001), documentario sui bambini orfani dell’Uganda, o, ancora, L’insonnia di Devi di Costanza Quatriglio (2001), che propone la testimonianza di adulti e adolescenti adottati, rispetto al loro difficile rapporto con le origini.
Un film molto interessante, che non parla di adozione, ma dell’importanza della memoria e del recupero delle radici per la costruzione dell’identità personale è Un’ora sola ti vorrei di Alina Marazzi (2002), in cui la protagonista cerca di ricostruire la vita della madre suicida attraverso lettere, filmini e fotografie che ricordano le varie tappe della sua esistenza.

Nella letteratura
D. Callini, 44 passi, Tempo al libro, Faenza 2006
E. Nava – K. Mazzoleni, Sognando l’India, Piemme Junior, Milano 2003
Shanti Ghelardoni Koli, Ritorno alle origini, CIAI Sviluppo, Milano 2008

I testi sono rielaborazioni autobiografiche di esperienze di adozione, che consentono di accostarsi alla tematica attraverso l’incontro diretto con storie vissute in prima persona. Il primo costituisce un esempio di adozione nazionale avvenuto in un contesto storico e sociale più remoto (la metà del Novecento); del secondo si è già detto; il terzo affronta ancora direttamente l’adozione internazionale.
D. Grossman, Ci sono bambini a zig-zag, Mondadori, Milano 2007
D. Grossman, Con gli occhi del nemico, Mondadori, Milano 2007
L. Sepulveda, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Salani, Firenze 1996
I testi citati sono utili per confrontarsi, in modo più ampio, col tema della differenza.

Riferimenti bibliografici

About F. E. (1988), Children and Prejudice, Basil Blakwell, Oxford.
Aboud F. E., Doyle A. B. (1996), Does talk of race foster prejudice or
tolerance in children?. Canadian Journal of Behavioural Science, 28, 161- 170.
Bereiter C. – Scardamalia M., Psicologia della composizione scritta, La Nuova Italia, Scandicci 1995
Cummins, J. (1980). The construct of language proficiency in bilingual education. In J.E. Alatis (ed.) Georgetown University Round Table on Languages and Linguistics. Washington DC: Georgetown University Press.
Cummins, J. (1984). Wanted: A theoretical framework for relating language proficiency to academic achievement among bilingual students. In C. Rivera (ed.), Language Proficiency and Academic Achievement. Clevedon: Multilingual Matters.

SIMONE BERTONE
Scuola media "Don Milani"-Genova

lunedì 16 novembre 2009

A proposito di Linee Guida

Avevo già segnalato in questo blog, nel febbraio scorso, un paio di documenti che fornivano indicazioni per l’accoglienza e l’integrazione dei bambini adottati a scuola: si trattava di una circolare dell’USR dell’Emilia Romagna e di un Vademecum predisposto dalla Regione Veneto.
Aggiungo qui i riferimenti ad altri due documenti:
- Provincia autonoma di Bolzano, “Azioni di accoglienza scolastica per i bambini adottati. Linee guida”, dell'ottobre 2008
http://www.webalice.it/livia.botta/prov-bz-linee-guida.pdf
- Provincia autonoma di Trento “Affidamento familiare e adozione. L’inserimento scolastico. Linee guida per la scuola e i servizi sociali”, del maggio 2009
http://www.webalice.it/livia.botta/prov-tn-linee-guida.pdf

LIVIA BOTTA
botta@irre.liguria.it
http://www.psicologia-genova.it/

domenica 15 novembre 2009

Gruppo "Adozione e scuola" - primo incontro di quest'anno (30/10/09)

Il 30 ottobre c'è stato il primo incontro del 2009-10 del nostro gruppo.
Quest'anno gli iscritti al gruppo sono una trentina, equamente suddivisi tra insegnanti (scuola dell'infanzia, elementare e media) e genitori adottivi, con parecchi volti nuovi.
Nell'incontro ci siamo presentati, successivamente Simone Bertone ha illustrato i contenuti delle prime due giornate del seminario CAI-Istituto degli Innocenti sull'inserimento scolastico dei bambini adottati.
Abbiamo poi parlato dei temi da affrontare negli incontri di quest'anno. Nella prossima riunione parleremo di "Linee guida per l'inserimento scolastico dei bambini e ragazzi adottati", cominciando a riflettere insieme sulle indicazioni che sarebbe utile fornire alle scuole e sulle conoscenze che gli insegnanti dovrebbero possedere in tema di adozione.

LIVIA BOTTA
botta@irre.liguria.it
http://www.psicologia-genova.it/

lunedì 2 novembre 2009

Blog amici

Segnalo un blog che ho trovato particolarmente interessante e in sintonia con il lavoro del nostro gruppo.
Si tratta di http://spazioadozioneticino.blogspot.com/.
E' il blog di un gruppo di genitori adottivi che da alcuni anni si incontrano per confrontare esperienze, sostenersi, riflettere insieme sulla complessità dell'esperienza adottiva, progettare iniziative per diffondere una cultura dell'adozione tra coloro che per ragioni professionali hanno a che fare con bambini e adolescenti.
Tra gli aspetti d'interesse, nell'attività di questo gruppo, il rilievo dato alla dimensione psicologica e l'attenzione estesa ai figli adottivi adolescenti e adulti.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

mercoledì 14 ottobre 2009

Riprendono gli incontri del gruppo "Adozione e scuola"

Venerdì 30 ottobre alle 15.30 riprenderanno presso la scuola media "Don Milani" di Genova gli incontri del gruppo "Adozione e scuola".
E' prevista, come lo scorso anno, una cadenza mensile degli incontri. Le date successive già fissate sono il 20 novembre e l'11 dicembre.
Per ragioni organizzative è opportuno che chi intende partecipare si iscriva nuovamente (anche se aveva già partecipato lo scorso anno) compilando la scheda di adesione e inviandola al n. di fax 010 8466343.
Nell'incontro del 30 ottobre Simone Bertone relazionerà sui contenuti più interessanti del seminario CAI-Istituto degli Innocenti "L'inserimento scolastico nel post-adozione", a cui ha recentemente partecipato.
Poi sceglieremo insieme gli argomenti da trattare negli incontri successivi.

Qui la scheda d'iscrizione www.webalice.it/livia.botta/SchedaIscrAdozione0910.doc

Qui il Progetto del Gruppo di lavoro www.webalice.it/livia.botta/PresentazioneProgettoAdozione0910.pdf

Un caro saluto a tutti, nell'attesa di reincontrarvi.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

venerdì 29 maggio 2009

Adozione e apprendimento scolastico

Il link http://spazioadozioneticino.blogspot.com/2009/04/adozione-e-apprendimento-scolastico.html
rimanda a un'interessante conferenza delle dr.sse Artoni Schlesinger e Gatti sul tema "Adozione e apprendimento. Un problema scottante che riguarda molti figli adottivi".
Si tratta di un intervento di taglio psicoanalitico che riporta alcune storie cliniche di bambini adottati che incontrano difficoltà a scuola e avanza alcune ipotesi sui blocchi che impediscono loro di apprendere e sulle strategie per rimuovere gli ostacoli psicologici che si oppongono al libero fluire del loro pensiero.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

giovedì 21 maggio 2009

Gruppo "Adozione e scuola" 7° incontro (15/05/09)

Nell'incontro del 15 maggio, l'ultimo di quest'anno, è stata presentata la ricerca realizzata da Simone Bertone e Mariù Garatti sulle antologie di scuola media. Si è poi fatto il punto sul lavoro svolto fino ad ora e si è discusso su come portarlo avanti l'anno prossimo.

LA RICERCA SULLE ANTOLOGIE DI SCUOLA MEDIA
Lo scopo era quello di verificare se le più recenti e diffuse antologie di scuola media rispecchiano, nella scelta delle letture proposte agli alunni, la poliedrica realtà sociale odierna caratterizzata dalla compresenza di diversi modelli familiari (famiglie tradizionali, monoparentali, ricostituite, famiglie con figli adottivi). Più in particolare si trattava di analizzare se e in che modo la realtà dell'adozione, sempre più diffusa nel nostro paese, trovi riconoscimento nei libri di testo.
Trovate qui le slides della relazione: www.webalice.it/livia.botta/paginamancante.pdf
Il suo titolo, "La pagina mancante", sintetizza bene gli esiti della ricerca. E' emerso infatti come nelle letture presenti nelle antologie più diffuse il modello tradizionale di famiglia continui ad occupare il centro della scena, in molti casi in modo esclusivo. Solo nelle sezioni sulla filmografia sono presenti aperture ad altre realtà familiari. Quasi assenti i riferimenti alle problematiche legate all'adozione.
La relazione è stata occasione per riflettere intorno a un interrogativo posto da un'insegnante: quando sono presenti in una classe bambini o ragazzi adottati è opportuno affrontare in modo esplicito la realtà dell'adozione, ad esempio utilizzando letture presenti nei libri di testo? Non si rischia in questo modo di porre in primo piano differenze che potrebbero non essere percepite nella relazione tra pari, o di "esporre" troppo l'alunno adottato?
Si tratta di una questione che meriterebbe una riflessione approfondita, che senz'altro andrà ripresa in futuro.
Senz'altro parlare di adozione a scuola richiede preparazione e interventi non improvvisati, soprattutto se sono presenti alunni adottati nella classe. Ma è giusto che se ne parli, così come è giusto che si parli di famiglie monoparentali e ricostruite, perché affrontare l'argomento può avere la positiva funzione di legittimare agli occhi dei compagni i ragazzi che vivono in situazioni familiari non tradizionali e/o non fondate sul legame biologico.

IL NOSTRO GRUPPO: BILANCO E PROSPETTIVE FUTURE
Si è poi fatto il punto sul lavoro svolto quest'anno e sulle sue prospettive future.
In questo primo anno, tra gli obiettivi a lungo termine del gruppo si è privilegiata la dimensione della conoscenza della realtà dell'adozione e la riflessione su alcune tematiche che sono state affrontate in modo approfondito e strutturato, anche con indicazioni di lettura:
1. Il salto culturale tra paese d'origine e paese d'accoglienza e l'identità mista di bambini e adolescenti adottati;
2. Le caratteristiche psicologiche dei bambini adottati e l'esperienza dell'abbandono;
3. Le difficoltà scolastiche dei bambini e ragazzi adottati;
4. Adozione e modelli familiari non tradizionali nelle antologie per la scuola secondaria di 1° grado.
Significativa è stata l'apertura del gruppo alla partecipazione dei genitori. Previsti in una prima fase solo come interlocutori in alcuni momenti specifici, sono in realtà diventati ben presto membri del gruppo a tutti gli effetti.
Anche il prossimo anno il gruppo manterrà questa composizione mista: il confronto tra i diversi punti di vista che ha caratterizzato il lavoro di quest'anno, nel rispetto dei reciproci ruoli e competenze, ha costituito infatti un elemento di ricchezza da non abbandonare.

Per l'anno prossimo si è concordato di continuare il lavoro di conoscenza, riflessione e approfondimento avviato quest'anno, ampliandone le tematiche.
Si è inoltre deciso di cominciare a muoversi anche sul terreno istituzionale, cercando di promuovere accordi di rete (ANSAS, Ufficio Scolastico, ASL, enti autorizzati...) che si propongano iniziative quali:
- la definizione di linee guida per l'accoglienza e l'integrazione scolastica dei bambini adottati;
- l'offerta alle scuole di consulenze e interventi di mediazione tra soggetti;
- la pubblicazione di opuscoli per insegnanti sulle tematiche adottive;
- l'individuazione o la promozione di esperienze pilota da diffondere come buone pratiche di accoglienza/integrazione;
- la costituzione di una una biblioteca/videoteca a disposizione di genitori e insegnanti.
Si tratta di obiettivi ambiziosi e di non immediata realizzazione, ma l'interesse c'è (a quest'ultimo incontro, oltre ai soliti componenti del gruppo erano presenti la responsabile dell'équipe adozioni della ASL 3 e la referente genovese di un ente autorizzato che si sono dichiarate interessate a collaborare), il bisogno anche (i bambini adottati presenti nelle classi sono sempre di più). Pertando il progetto, dandosi tempi distesi, non dovrebbe trovare ostacoli alla sua realizzazione.

ESTATE TEMPO DI LETTURE
I tempi estivi relativamente più distesi possono diventare occasione per qualche lettura sul tema.
Per chi ne ha voglia, questo blog non chiude per ferie, ma resta a disposizione per l'inserimento di impressioni e opinioni post-lettura, o per accogliere suggerimenti e proposte per il prossimo anno, o il racconto di esperienze legate alla realtà dell'adozione.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

martedì 19 maggio 2009

Libri di testo "sensibili all'adozione" - Scuola media (2)

L’analisi delle antologie è proseguita con l’esame di altri tre testi di recente pubblicazione, che sono i seguenti:

Mazzeo R. – Terzoli N. – Lorizio A. – Vadagnini L., Binario 9 e ¾, Editrice la Scuola 2008 (di seguito ANTO5)
Bertolucci E. – Floris C., Il tesoro di carta, Paravia 2008 (di seguito ANTO6)
Baldi L. – Cicchini S. – Macchiani F., Ti voglio raccontare, Bulgarini 2008 (di seguito ANTO7)

Nel primo volume, ANTO5 dedica, come usualmente accade, un ampio percorso di letture agli affetti famigliari (Ci sono anch’io – In famiglia); in questo ambito, però, non si fa riferimento a casi di adozione, o comunque ad assetti famigliari non tradizionali; si rileva invece una certa attenzione per la disabilità, in quanto è inserito un testo (M. Killilea, Karen, dal romanzo omonimo, Bompiani) che narra di una bambina affetta da paralisi infantile, che, grazie all’aiuto della famiglia, riesce a diventare una persona autonoma e indipendente. L’attenzione per la dimensione interculturale è poi evidenziata dalla sezione Famiglie nel mondo. Una maggiore sensibilità verso situazioni famigliari più complesse è invece testimoniata nella scelta dei film presenti nel percorso La famiglia nel cinema. Infatti, molti dei lungometraggi segnalati mostrano realtà in cui il ruolo genitoriale viene assunto da persone diverse dagli ascendenti biologici (Una moglie per papà, di J. Nelson, USA 1994 e Tutti insieme appassionatamente, di R. Wise, USA 1965) o problemi di condivisione della funzione tra genitori separati (Mrs Doubtfire, di Ch. Columbus, USA 1993).
Il secondo volume contiene l’abituale sezione dedicata alla scrittura autobiografica, ma non riporta alcun riferimento alle tematiche qui indagate.
Una decisa inversione di tendenza si evidenzia nel terzo volume, in cui la tematica dell’adozione è affrontata, nell’ambito del percorso Uguali e diversi, attraverso la storia di Salomon, protagonista del libro e dell’omonimo film Vai e vivrai; dal libro, di R. Mihaileanu e A. Dugrand (Feltrinelli), è tratto il brano Il fratello adottivo (nella sezione Viviamo insieme), mentre il film (di R. Maihaileanu, Francia 2005) è descritto nella scheda Diversi nei film. Il bambino etiope, che vive in un campo profughi del Sudan, viene mandato dalla madre in Israele, per cercare una vita migliore. Lì perderà la donna che lo ha accompagnato, ma troverà la serenità nella famiglia che lo adotta.

ANTO6 propone nel primo volume una unità di apprendimento sugli affetti famigliari (La famiglia, in La scatola dei ricordi), in cui, però, le situazioni descritte appartengono tutte ad assetti tradizionali; anzi, il particolare punto di vista assunto considera le memorie legate alle feste di famiglia trascorse in maniera estremamente tipica. Maggiore attenzione per situazioni di disagio e ‘diversità’ è presente nello spazio dedicato all’educazione alla convivenza civile (Il mondo intorno a me), in cui si parla di disabilità, anziani soli, bambini problematici ed emarginati; tuttavia, neppure in questo ambito si fa riferimento a situazioni problematiche legate all’evoluzione dei modelli famigliari e, tanto meno, alle questioni relative all’adozione.
Nel volume per la classe seconda, l’ampio spazio dedicato alle scritture personali (lettera, diario, autobiografia) può consentire di analizzare esperienze di vita particolari, ma non viene inserito alcun contributo significativo dal punto di vista delle relazioni famigliari, se si eccettua la testimonianza di una madre che scrive alla figlia emigrata in America per studiare e lavorare. La sezione Storie di ragazzi, poi, privilegia tematiche legate ai rapporti tra coetanei, riservando una certa attenzione al fenomeno del bullismo. Solo il percorso relativo ai Ritratti di famiglia introduce, finalmente, le problematiche relative alle esigenze dei figli di genitori separati, attraverso la proposta del brano Marcus e Will, tratto dal romanzo Un ragazzo, di M. Hornby (Guanda), da cui è ispirato il film già ricordato About a boy. Nessun riferimento specifico viene comunque fatto al fenomeno dell’adozione.
Nel terzo volume, l’unico aggancio alla tematica di interesse può essere costituito dal brano tratto dal romanzo di Ch. Dickens, David Copperfield (David Copperfield e la famiglia Micawber), dal momento che le articolate vicissitudini del protagonista prendono avvio dalla sua perdita dei genitori e dal suo affidamento a un patrigno assai poco affettuoso. D’altra parte, la sezione dedicata a L’avventura di crescere, esamina le difficoltà legate alla costruzione di una identità adulta, ma senza far riferimento alle esperienze famigliari, che potrebbero invece rivelare una portata rilevante. Il tema dell’adozione non emerge neppure nella sezione sui diritti umani dedicata alla Infanzia negata, in cui, peraltro, sono inserite interessanti testimonianze di bambini-soldato (tratti dal sito dell’associazione Save the children) e di ragazzi sfruttati (si segnala, a questo proposito, il riferimento al libro di F. D’Adorno, Storia di Iqbal, Edizioni EL).

Anche nel capitolo sulla Vita in famiglia, presente nel primo volume di ANTO7, non si fa riferimento alle adozioni o a modelli famigliari alternativi, mentre l’attenzione è concentrata sui rapporti tra fratelli e sulle differenze di ruoli e atteggiamenti tra padri e madri.
Il volume secondo manifesta un interesse più articolato per le dinamiche famigliari: in Crescere che fatica, si parla in modo specifico delle esigenze e delle difficoltà dei figli di genitori separati, grazie alla proposta del brano di J. C. Oates, Correre nell’aria (dal romanzo Figli randagi, edizioni e/o); la metafora del titolo, infatti, vuole rappresentare lo stato di precarietà provato dal protagonista a causa del continuo passaggio dal padre alla madre e all’ansia di mostrare uguale affetto per entrambi. Nell’unità di apprendimento sul diario personale e la lettera (La vita nelle parole), poi, si riporta anche uno stralcio (Salve, caro Me stesso) del libro di G. Ran-Feder, Caro me stesso (edizioni Piemme), in cui si immagina il diario scritto da un ragazzino israeliano che, a causa dei problemi dei suoi genitori, viene affidato a una famiglia di Haifa: la nuova madre, infatti, lo invita a scrivere del suo vissuto, per confrontare la sua vita passata con l’attuale. L’argomento presentato, dunque, mostra affinità con le esperienze di adozione; tuttavia, occorre sottolineare che, anche in questo caso, come in altri già descritti, si preferisce far riferimento a un contesto geografico remoto rispetto alla nostra realtà. Non sono poi presenti altri contributi dello stesso genere in riferimento alla lettera, benché vi siano molti brani che presentano relazioni tra genitori e figli. Le difficoltà di un bambino che si separa dalla famiglia sono poi riprese nella sezione Più vicini per conoscersi, grazie al brano Da Marrakesh a Parigi, tratto dal libro di V. Zucconi, Stranieri come noi (Einaudi); nel riferire l’avventura di Yussuf, che a 13 anni lascia solo il Marocco per lavorare in Francia e aiutare la famiglia, l’accento è ovviamente posto sul problema dell’immigrazione dai Paesi più poveri.
Nel terzo volume, l’unico accenno a particolari dinamiche famigliari è costituito dalla segnalazione per la lettura autonoma del romanzo di M. Hornby già più volte ricordato.

MARIU' GARATTI e SIMONE BERTONE
Scuola sec. 1° grado "Don Milani" - Genova

martedì 21 aprile 2009

Gruppo "Adozione e scuola" 6° incontro (17/04/09)

Il tema oggetto di riflessione in questo incontro è stato "LE DIFFICOLTA’ SCOLASTICHE DEI BAMBINI E RAGAZZI ADOTTATI".

Testi di riferimento:

1993, Newton Verrier N., Difficoltà a scuola, in “La ferita primaria. Comprendere il bambino adottato”, Il Saggiatore, Milano 2007, pp. 179-181
2003, Dell'Antonio A., Il bambino a scuola: realtà, rappresentazioni, prospettive, in Commissione per le adozioni internazionali, “L'inserimento scolastico dei minori stranieri adottati”, Istituto Degli Innocenti, Firenze, pp. 70-84
2007, Chistolini M. e al., Le difficoltà del bambino adottato a scuola, in “Scuola e adozione. Linee guida e strumenti per operatori, insegnanti, genitori”, Franco Angeli, Milano
2007, Fontani S., Adozione e difficoltà di apprendimento, in Bandini G. (a cura di), “Adozione e formazione. Guida pedagogica per genitori, insegnanti, educatori”, Edizioni ETS, Pisa, pp. 213-231
2007, Guerrini A., Odorisio M.L., Quando ci sono delle difficoltà, in “A scuola di adozione. Piccole strategie di accoglienza”, Edizioni ETS, Pisa, pp. 51-62 .

Aspetti approfonditi:

1 - I BAMBINI ADOTTATI HANNO PROBLEMI A SCUOLA?
Sì, l’adozione sembra essere un fattore di rischio verso un buon adattamento scolastico, sia sul versante relazionale che su quello dell’apprendimento.
Fattori di disagio specifici che possono rendere accidentato il percorso scolastico sono, infatti, in media più presenti che nei coetanei non adottati, anche se molti ragazzi adottati hanno percorsi scolastici positivi e anche se gli eventuali problemi variano per intensità e qualità.
Si possono incontrare:
· problemi di apprendimento
· difficoltà in alcune materie
· intemperanze comportamentali
· difficoltà a rispettare le regole
Tuttavia, nonostante le difficoltà incontrate nel percorso di studio, una percentuale elevata di ragazzi adottati raggiunge risultati finali apprezzabili (diploma, laurea), probabilmente grazie all’attenzione e alla cura dei genitori nel seguire il loro percorso scolastico.
Tale evidenza pone però un interrogativo: si tratta di genitori che sostengono in modo ottimale i figli, o che invece investono troppo nel loro successo scolastico?

2 - CHE ORIGINE HANNO I DISTURBI DI APPRENDIMENTO DEI BAMBINI ADOTTATI? DERIVANO DALLA BIOLOGIA O DALLE VICENDE DI VITA?
E' possibile che i bambini adottati soffrano di disturbi specifici di apprendimento dovuti a danni biologici pre e post natali:
- alcolismo, tossicodipendenza, scarsità di controlli medici delle madri in gravidanza;
- alimentazione insufficiente o scorretta nella prima infanzia, incidenza di patologie da noi scomparse o facilmente curabili, carenze affettive nella prima infanzia.
Tuttavia nella maggioranza dei casi le difficoltà di apprendimento sono dovute alla complessa vita interiore dei bambini e ragazzi adottati.
Lo sviluppo di un bambino adottato può essere dominato da un senso di vuoto e di non appartenenza e da una grande fatica emotiva. Egli ha infatti la necessità di rielaborare l'esperienza traumatica originaria, collocarla nel tempo, riconoscerne l'origine esterna (fare una corretta attribuzione delle cause dell'abbandono) per abbandonare la concezione di sé come persona non degna di amore.
I sintomi psicosomatici, i sintomi collegati alla sfera iperattiva, le difficoltà di apprendimento e adattamento scolastico sono espressione di questa fatica che lascia poco spazio per gli investimenti cognitivi.

3 - PERCHE' IMPARARE PUO' ESSERE DIFFICILE?
Per poter apprendere è necessario avere dentro di sé uno spazio tranquillo e sicuro dove immagazzinare ed elaborare le nuove conoscenze. L'ansia impedisce la concentrazione e la ritenzione.
E' necessario avere una buona sicurezza di sé per potersi dedicare a osservare, ascoltare, raccontare.
Bisogna essere in grado di stare un po’ da soli con se stessi, mentre spesso i bambini adottati sono attraversati da un'inquietudine diffusa. Per loro il silenzio e la concentrazione possono essere sinonimi di vuoto e solitudine, per cui qualsiasi comportamento è meglio che star soli con se stessi, perché essere soli significa abbandono.
Anche l'iperstimolazione cognitiva a cui i bambini adottati sono sottoposti per gli enormi cambiamenti delle loro condizioni di vita può sottrarre energie all'apprendimento scolastico

4 - EFFETTI DELLA DEPRIVAZIONE AFFETTIVA
Cfr. Spitz - studi sugli effetti della deprivazione prolungata:
- le capacità cognitive dei bambini vanno incontro a evidente e rapida degenerazione
- depressione analitica, ritardi dello sviluppo fisico, cognitivo, linguistico e motorio
I bambini adottati, soprattutto se precocemente ricoverati in istituto, hanno sofferto di alterazioni dello sviluppo dovute alla deprivazione delle cure materne.
Cfr. anche le teorie dell'attaccamento.

5 - EFFETTI DEI MALTRATTAMENTI E DELL’ABBANDONO
Un bambino, a causa dell’assenza di schemi cognitivi adeguati che si sviluppano più tardi, non è in grado di elaborare mentalmente eventi quali l'abbandono o i maltrattamenti subiti, facendo una corretta attribuzione delle cause. E' portato ad attribuire a sé le responsabilità per l'abbandono, e ciò è distruttivo per lo sviluppo della sua personalità
Il maltrattamento grave può produrre sintomi post-traumatici (ricordi intrusivi e ricorrenti dell’evento, esplosioni di aggressività, comportamenti ripetitivi, sintomi depressivi, ritiro sociale), che possono avere come conseguenza impossibilità di concentrazione, lentezza nell’elaborazione delle informazioni, disturbi iperattivi.
La distrazione in classe può essere in certi casi riconducibile allo stato alterato di coscienza spesso associato alle vittime di traumi,
Senso di colpa e vergogna accompagnano le vittime di abusi sessuali.
Maltrattamenti emotivi (denigrazione, critiche...) possono causare una compromissione dell’autostima e dello sviluppo delle competenze cognitive di base: percezione, memoria, attenzione, linguaggio; oltre a disordini della condotta, comportamenti antisociali, sintomi depressivi.

6 - IMPARARE UNA NUOVA LINGUA
Il processo di apprendimento linguistico è più lento di quanto si pensi.
Serve molto tempo per acquisire i significati profondi e le regole strutturali di una lingua
Non si deve dare per scontato che le difficoltà linguistiche debbano sempre scomparire con il passare del tempo.
Anche a distanza di anni possono emergere difficoltà nell'acquisizione delle strutture logico-grammaticali, nella capacità di interpretare testi scritti, nell'abilità espositiva.

7 - COMPRENSIONE TESTUALE E DIFFICOLTA’ DI STUDIO
Si riscontrano con una certa frequenza deficit nella comprensione globale del materiale letto (integrazione tra frasi, inferenze sui temi non esplicitamente contenuti nel testo).
E' probabile che si tratti di problemi di autocontrollo metacognitivo, cioè di una difficoltà a inibire le informazioni irrilevanti e a focalizzarsi su quelle essenziali per la comprensione.
La difficoltà di studio può essere attribuibile a deficit motivazionali (il bambino tralascia lo studio perché interiormente impegnato da temi più importanti - interesse per le origini, fantasie sul rifiuto, elaborazione della relazione con la famiglia adottiva - che dominano interamente la sua vita fantasmatica, distraendolo dalla spinta conoscitiva che motiva lo studio.

8 - MOTO PERPETUO
Alcuni bambini hanno bisogno di mettersi sempre al centro dell'attenzione, di evitare il contatto con i momenti di quiete e di ascolto.
Il perpetuo agitarsi di questi bambini non è esibizionismo giocoso, si tratta piuttosto di una paura di fermarsi e trovarsi persi in un vuoto, di confrontarsi e sentirsi perdenti, di continuare a non piacere perché non si è piaciuti a qualcuno all'inizio.
Sono comportamenti che derivano da insicurezze, da incapacità di seguire il normale flusso della classe ("se non ce la faccio mi sottraggo, faccio altro per nascondere la mia incapacità").
Non va dimenticato che l'iperattività ha sempre una valenza depressiva.
Va ricordato anche che molti bambini in precedenza hanno vissuto soprattutto in gruppo (bambini istituzionalizzati), confrontandosi tra pari piuttosto che facendo riferimento a figure adulte, quindi faticano a interiorizzare le routines di comportamento richieste dal nuovo contesto.

9 - STRATEGIE CHE RIMANDANO AL PASSATO
Con azioni che possono turbare gli adulti, in realtà questi bambini parlano delle loro emozioni profonde. Ma rivelano anche strategie che sono state loro utili in passato:
- il furto, oltre a segnalare la necessità di riempire un vuoto, nella vita precedente poteva essere importante per la sopravvivenza;
- l'agitazione continua poteva essere un modo per catturare l'attenzione di un adulto, o per sfuggire a regole opprimenti, o per dimenticare qualcosa che faceva troppo male ricordare;
- le bugie e la fabulazione potevano corrispondere alla costruzione di una realtà parallela, più tollerabile, che consentisse di sfuggire almeno in fantasia alla realtà presente.
Prima di interpretare un comportamento fastidioso come sintomo di un disagio, bisognerebbe chiedersi “che funzione ha questo comportamento? È un'autodifesa? Una compensazione? Una rassicurazione? Un modo di raccontarsi?”

1o - METTERE ALLA PROVA
Più o meno consapevolmente il bambino adottato mette alla prova il nuovo ambiente (famiglia, scuola) per verificare la realtà dell’affetto dei nuovi genitori e del nuovo contesto.
Comportamenti tipici: sviluppo di comportamenti oppositivo-provocatori, furti, tendenza alla menzogna e alla fabulazione.
Sono comportamenti che possono riproporsi con particolare virulenza nella preadolescenza e nell’adolescenza.

11 - CHE FARE?
- valutare nella progettazione degli interventi le peculiarità evolutive associate all'adozione;
- evitare di considerare i disturbi dell’apprendimento come sintomi circoscritti, da eliminare con il semplice utilizzo di tecniche specifiche, ma considerarli anche come modalità comunicative del particolare disagio associato alla storia evolutiva del bambino;
- affiancare interventi di tipo metacognitivo rivolti allo sviluppo delle abilità di comprensione e pianificazione a interventi psicoterapeutici tesi alla rielaborazione dei vissuti conflittuali;
- utilizzare metodologie di apprendimento cooperativo (che evitano al bambino di stare solo con se stesso, sollecitando la collaborazione, l'aiuto reciproco, l'accettazione);
- conoscere e valorizzare l’esperienza passata del bambino anche in ambito scolastico, per migliorare la sua autostima e per contrastare il cambiamento drastico di punti di riferimento (la mancata considerazione degli insegnanti della sua esperienza passata - collegata alla constatazione di una diversità rispetto ai coetanei - è per il bambino adottato ulteriore fattore di disagio);
- abbassare le aspettative: è possibile che i bambini stiano ricevendo più informazioni di quante siano capaci di elaborare; avere aspettative ragionevoli e flessibili abbassa il livello d'ansia del bambino e gli consente di apprendere meglio;
- riconoscere i sentimenti del bambino, piuttosto che criticare i suoi comportamenti;
- aiutarlo a scoprire e sviluppare le abilità che possiede (esiste per tutti qualcosa in cui si riesce bene);
- dialogare e collaborare con la famiglia.
Per i genitori:
- non sovrainvestire l'ambito scolastico; essere consapevoli che le aspettative per il successo scolastico dei figli potrebbero non realizzarsi mai a causa della loro impossibilità di destinare all'apprendimento scolastico adeguate risorse emotive e cognitive;
- ritardare l’inserimento a scuola, inserire il bambino in una classe inferiore a quella anagrafica, evitare di sottoporlo a tour de force per colmare le lacune;
- ricordare che ripetere un anno non è un dramma;
- imostrare sempre accettazione, indipendentemente dai risultati;
- motivare il bambino ad apprendere per se stesso;
- coltivare interessi extrascolastici (riuscire bene in un campo – anche non scolastico – migliora l’autostima e consente di sopportare meglio la frustrazione di qualche fallimento scolastico);
- guardare lontano (l’impegno e la perseveranza pagano, non drammatizzare gli insuccessi).

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

sabato 18 aprile 2009

Libri di testo "sensibili all'adozione" - Scuola media (1)

Abbiamo esaminato alcune recenti antologie italiane per la scuola secondaria di I grado, col fine di verificare se e in quale misura vengano proposte letture che permettano di affrontare in classe l’argomento dell’adozione e, più in generale, se presentano in qualche modo l’evoluzione degli assetti famigliari nella società contemporanea e le connesse problematiche.

I materiali finora presi in considerazione sono i seguenti:

• Albonico P., Conca G., Singuaroli M., La bottega dei sogni, Archimede Edizioni 2007 (di seguito ANTO1)

• Bosio I., Schiapparelli E., Beccarla S., Le due lune – Leggere per crescere, Gruppo editoriale Il Capitello 2008 (di seguito ANTO2)

• D’Esculapio V., Massari L., Peviani M., Volere volare, Loffredo editore 2005 (di seguito ANTO3)

• Zordan R., Il narratore, Fabbri editore 2008 (di seguito ANTO4).

Rispetto alla tematica indicata sono emerse le seguenti posizioni.

ANTO1 affronta nel primo volume, come usualmente accade, un percorso relativo agli affetti e alle dinamiche famigliari. Infatti, nell’unità Vivere con gli altri è presente una sezione intitolata Album di famiglia, che prende l’avvio proprio da un’attività di costruzione dell’album fotografico della propria famiglia. Rispetto al punto di vista qui assunto, occorre segnalare che tale approccio può risultare imbarazzante per chi vive in contesti famigliari non tradizionali e, in modo particolare, per i ragazzi adottati. D’altra parte, tale impostazione appare ribadita anche dalla scelta antologica, che non accoglie brani riguardanti situazioni non convenzionali.Tuttavia, una sorta di apertura verso una visione più dinamica e alternativa dei rapporti genitori-figli traspare nella scelta di indicare, nella scheda finale sul cinema, il film About a boy, di P. e C. Wetz (USA-UK 2002), in cui si presenta una storia di inversione dei ruoli tra un ragazzino che vive con la madre separata e l’inconsapevole e immaturo ‘aspirante padre’.
Una più decisa inversione di tendenza compare nel secondo volume, in cui la tematica dell’adozione viene esplicitamente approfondita in un Dossier cittadinanza, dedicato però all’incontro tra culture e focalizzato sulle problematiche di sradicamento correlate alle adozioni internazionali. In tale ambito è comunque presente una attività di approfondimento sulle modalità di effettuazione delle stesse ed è possibile leggere un brano significativo della storia di una bambina adottata in Brasile (Una bambina venuta dal Brasile), tratto dal romanzo di L. Frescura, Non mi piace il fatto che sei bella, Fabbri editore.
Il terzo volume non contiene specifici riferimenti a tematiche famigliari di alcun genere.

ANTO2 In questo testo le tematiche famigliari vengono affrontate a partire dal secondo volume. In esso è presente una sezione chiamata Io e i miei, in cui si affronta anche la questione dei figli di genitori separati: è infatti riportato un brano (Mamma o papà) tratto dal libro della nota autrice per ragazzi Ch. Nöstlinger, Anch’io ho un papà, Einaudi ragazzi, nel quale sono esposte le riflessioni della protagonista su apparenti vantaggi e reali difficoltà dei figli di genitori separati.
Nel terzo volume, poi, si affronta direttamente il tema dell’adozione, all’interno di un analogo percorso di lettura (Diventare me… In famiglia). Anche in questo caso si riporta un passo (Mamma e papà mi hanno scelto) del già citato libro di L. Frescura, il che può indicare che la produzione sul tema non sia particolarmente copiosa, ma seguito da una scheda di approfondimento sull’adozione, che, tra l’altro, riporta una citazione da M. Scarpati, Adottare un figlio, Mondadori, nella rubrica La parola all’esperto. Accanto a essa appare inoltre anche un estratto da Il Profeta di K. Gibran sulla rapporto genitori-figli (Non sono cosa tua).

ANTO3 Questa antologia risulta particolarmente sensibile all’esigenza di guidare la riflessione su diversi aspetti della vita famigliare nel mondo d’oggi, anche con inserimenti piuttosto originali.
Nel primo volume (tomo 1B), alla sezione Educazione all’affettività – Amico è) è inserito un brano (Un amico venuto da lontano) tratto dal libro di A. Giustacuore, Il ragazzo venuto da lontano, La Scuola, in cui, nell’ambito delle diverse possibilità di incontro che la scuola offre, si presenta anche il caso di un compagno bielorusso inserito in classe a seguito dell’affidamento temporaneo a una famiglia italiana. Il passo, tra l’altro, riporta in particolare il racconto delle esperienze di vita del protagonista in istituto, insieme al fratellino.
Nella unità Avvio alla conoscenza di sé – I tuoi piccoli grandi problemi, poi, si ripropone il difficile rapporto di una figlia con la madre separata e il suo nuovo compagno, attraverso uno stralcio (Il terzo incomodo) dal famosissimo romanzo per ragazzi di Bianca Pitzorno, Principessa Laurentina, Salani.
Il secondo volume (tomo 2B) torna sulla questione, proponendo un brano che, tra l’altro, mette l’accento sugli imbarazzi che determinate consegne scolastiche possono creare su chi vive realtà peculiari. Il brano Il casino del disegno, infatti, racconta delle difficoltà di un bambino nel rappresentare la propria famiglia in un disegno, dal momento che il padre è da anni assente; il testo è tratto da M. Jane, La principessa della luna nuova, Einaudi.
Il tomo A dello stesso volume invita a una riflessione sulla condizione degli anziani soli e sul difficile rapporto con i figli e le loro famiglie: tale situazione è descritta nel brano Io non sarò mai un ex, tratto dalla raccolta di L. Speraddio, Storie di oggi e di domani, ed. Medusa, e inserito nella sezione Descrivere persone e stati d’animo.
Particolarmente interessante appare infine la proposta del terzo volume (tomo B, sezione Educazione al vivere insieme – Incrinature dell’anima). Incentrato sull’adozione è il brano Perché mi avete adottata?, tratto dal libro di M. Blackman, Hacker, Mondatori, da cui emergono dubbi e timori di una bambini adottata da una coppia che, nel frattempo, aveva concepito un figlio naturale. La proposta di attività che accompagna il testo, consiste in una discussione in classe sulla presumibile intensità di affetto riservata a figli naturali e adottati: si tratta di un atto esplicito di interesse per la problematica, che tuttavia non appare immune da riserve, in quanto potrebbe far sorgere situazioni difficili da gestire, soprattutto nel caso in cui tra gli allievi fossero effettivamente presenti figli adottivi.
Nella medesima unità è inoltre riportato un brano dal libro di S. Zecchi, Amata per caso, Mondatori, intitolato Sei stata molto fortunata, nel quale si racconta di una ragazza indiana venduta dalla famiglia a un artista di strada, con cui riesce a instaurare un profondo legame di affetto. Benché non sia specificamente dedicato al mondo dell’adozione, il testo può essere utile per riflettere su situazioni di abbandono e di ritrovata serenità.

ANTO4 dedica l’attenzione alle dinamiche famigliari solo nel primo volume, in cui è inserita una unità su Gli affetti famigliari. Tale percorso appare piuttosto ampio e articolato, dal momento che all’argomento sono dedicati un cineforum (relativo al film di S. Nettelback, Ricette d’amore) e due Dossier (La famiglia nel diritto italiano e La famiglia nella pubblicità, nei fumetti, nel mondo), oltre alla scelta antologica dei brani. Tuttavia, in nessuno di tali ambiti si fa mai riferimento alla adozione. Risulta invece maggiormente esaminata, benché non ripresa adeguatamente nei Dossier, la problematica delle separazioni, sia attraverso la proposta di un brano del libro già citato della Pitzorno (Come una mosca nella tela del ragno), sia una proposta di lettura, inserita nella rubrica In Biblioteca, relativa a E. Prati, Papà, il mio topo severo.

MARIU' GARATTI e SIMONE BERTONE
scuola sec. 1° grado "Don Milani", Genova

martedì 14 aprile 2009

Seminario CIAI "Vi racconto la mia storia" (Milano 23 maggio)

Segnalo questa interessante iniziativa del CIAI:

Sabato 23 maggio, dalle 9 alle 13, il CIAI organizza a Milano il Seminario per genitori e figli adottivi “Vi racconto la mia storia”, al quale interverranno come relatori il Professor Duccio Demetrio, Docente di Filosofia dell'educazione e di teorie e pratiche della narrazione all'Università degli Studi Milano Bicocca e fondatore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari; la scrittrice e figlia adottiva Shanti Ghelardoni Koli, autrice di “Ritorno alle origini, una favola moderna” e il Dottor Gregorio Mazzonis, psicologo e psicoterapeuta, consulente CIAI.

Divenuti adulti i figli adottivi hanno una consapevolezza nuova della loro storia personale. L’evento adozione, lungi dal perdere significato, si colloca all’interno di un percorso di vita più ampio e l’essere adulti fornisce strumenti cognitivi, conoscenze ed esperienze che consentono di rapportarsi in maniera diversa con la propria storia. Spesso è proprio in questa fase della vita che si riscopre il bisogno/desiderio di guardarsi indietro, di ripercorrere il proprio passato, per meglio comprenderlo, fare bilanci, attribuire senso agli eventi. In questo processo la scrittura può assumere un ruolo estremamente importante per sostenere la riflessione, mettere ordine, costruire connessioni e significati. In questo incontro verrà illustrato il modo in cui i figli adottivi possono rapportarsi al loro passato e verrà illustrato l’approccio autobiografico quale esempio dell’utilizzo della scrittura per confrontarsi con la propria storia.

Il Seminario è rivolto ai genitori, adottanti e adottivi, ai figli adottivi adulti, agli operatori psico-sociali e a tutti coloro che sono interessati alla tematica.
L’incontro è a numero chiuso e l’iscrizione è obbligatoria.
La conferma è subordinata alla disponibilità dei posti in sala.
La quota di iscrizione è di 35 euro (30 per i soci CIAI); sono previste riduzioni in caso di iscrizione all’intero ciclo di 5 seminari.
La scheda d'iscrizione e la brochure dell'intero ciclo di seminari “Raccontare, raccontarsi…l’adozione incontro di storie” sono reperibili sul sito http://www.ciai.it/.

Per informazioni
CIAI - Attività Culturali e Centro Studi
tel: 02/84844402
fax: 02/8467715
centrostudi@ciai.it
http://www.ciai.it

mercoledì 8 aprile 2009

Gruppo "Adozione e scuola" 5° incontro (13/03/09)

L’incontro del 13 marzo, aperto alla partecipazione delle famiglie, ha visto un incremento di presenze sia di docenti che di genitori.
Si è parlato di normativa scolastica, chiarendo che non esistono - al momento - esplicite norme di riferimento che fissino linee guida per l'inserimento e l’accoglienza dei bambini adottati. Ci si riferisce solitamente alla normativa che supporta l'accoglienza degli alunni stranieri, che consente di inserire i neoarrivati o nella classe corrispondente all’età anagrafica o in quella precedente, in quest’ultimo caso con la possibilità di passare in corso d'anno alla classe superiore.
Si è lungamente discusso se sia meglio inserire i bambini adottati nella classe corrispondente all'età anagrafica, privilegiando in tal modo il rapporto con i pari, o in una classe inferiore, per diminuire lo stress legato all’apprendimento. Quest'ultima soluzione sembrerebbe la preferibile, ma si è arrivati alla conclusione che la decisione andrebbe presa caso per caso, tenendo in considerazione l’eventuale scolarizzazione precedente, il livello di conoscenza della lingua italiana, la maturità psico-fisica raggiunta.
La soluzione ottimale sembrerebbe quella di partire da un livello più basso con eventuale passaggio a una classe superiore in corso d’anno, se le condizioni dell'apprendimento risultano particolarmente favorevoli. Tuttavia – richiedendo questa soluzione interventi personalizzati - ci si chiede quanto sia realisticamente praticabile oggi, con i tagli attuali al personale e alle risorse della scuola.
Sono stati illustrati - sia da insegnanti che da genitori - numerosi casi di inserimenti più o meno riusciti.
Per quanto riguarda il “quando” dell’inserimento, si è stati concordi sull’opportunità di farlo precedere da un periodo sufficientemente lungo di permanenza in famiglia (alcuni mesi almeno), per consentire che si sviluppi e consolidi l’attaccamento ai genitori e perché l'apprendimento della lingua italiana avvenga in un contesto il più possibile naturale, che lo avvicini all'apprendimento di una lingua madre.
Si è poi passati a parlare del nome d’origine del bambino: lasciarlo o cambiarlo? Continuare a usare il nome originario è d’aiuto al mantenimento di un senso di continuità identitaria. Ma quando ad esempio questo nome è impronunciabile in italiano, mantenerlo non finirebbe per creare difficoltà nei rapporti con i coetanei? Non potrebbe essere più sensato “italianizzare” il nome quando possibile, o affiancargli un nome italiano da utilizzare per scelta al bisogno? Anche in questo caso i genitori hanno raccontato/confrontato le reciproche scelte e opinioni, in un clima di rispetto e di comprensione delle diverse scelte di ciascuno.
Si è infine parlato dei problemi comportamentali che possono presentarsi a scuola, della difficoltà che alcuni bambini adottati incontrano nel rispetto delle regole della convivenza scolastica. Che significato hanno questi comportamenti (ad esempio quando il bambino li manifesta più a scuola che a casa)? Che strategie usare per superarli?
Si è detto che si tratta di comportamenti di sfida, di messa alla prova dell'adulto, che esprimono la ricerca di un limite, di un contenitore solido di emozioni positive e negative. Un contenitore esterno, perché spesso questi bambini sono in difficoltà nel controllare autonomamente le proprie emozioni, non avendo introiettato a sufficienza il senso del limite emotivo e corporeo, che si acquisisce nella primissima infanzia grazie al contenimento fisico ed affettivo delle prime figure di accudimento.
Si è detto anche che certi comportamenti potrebbero manifestarsi soprattutto a scuola perché il contesto collettivo della classe può far riaffiorare immagini del passato legate all'istituzionalizzazione. Ma potrebbe anche trattarsi di un modo per proteggere i genitori dalla propria rabbia, trasferendola su una realtà esterna alla famiglia.
Questo sarà comunque uno degli argomenti del prossimo incontro (17 aprile), anch'esso aperto ai genitori, in cui si parlerà della difficoltà di apprendimento e relazionali che i bambini e i ragazzi adottati possono incontrare a scuola, nonché delle strategie per affrontarle.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

lunedì 9 marzo 2009

Gli obiettivi del progetto "Adozione e scuola"

L’incontro del 13 febbraio è stato anche occasione per un primo bilancio del lavoro del nostro gruppo e per una ridefinizione delle sue finalità.

Una PRIMA finalità è di ordine CULTURALE:

  • contribuire a diffondere nella scuola una cultura dell'adozione, da considerare come uno dei modi possibili di essere famiglia oggi, all'interno di una pluralità di modelli (famiglie monoparentali, ricostruite, adottive);
  • aiutare gli insegnanti a trovare le parole per trattare in classe con semplicità la realtà dell'adozione;
  • analizzare i libri di testo più usati, per individuare quelli sensibili alle tematiche adottive e aggiornati nel presentare la poliedrica realtà delle famiglie di oggi.

Una SECONDA finalità è di ordine FORMATIVO:

  • far crescere il gruppo, farlo diventare un “soggetto collettivo” competente sulle problematiche del post-adozione, in grado di costituire in futuro un riferimento per quelle realtà (scuole, singoli insegnanti o altri soggetti) che si troveranno alle prese con l’accoglienza dei bambini adottati e delle loro famiglie;
  • aiutare gli insegnanti a riconoscere e dare significato a eventuali segnali di disagio o difficoltà comportamentali o cognitive che un bambino adottato può incontrare (ma non necessariamente incontra) nel suo percorso scolastico; proporre strategie per fronteggiare problemi relazionali o difficoltà di apprendimento;
  • offrire suggerimenti per affrontare l'approccio alla storia personale con modalità che rispettino la storia pregressa del bambino e non urtino la sensibilità dei genitori.

Una TERZA finalità è di ordine ISTITUZIONALE:

  • sollecitare la definizione di Linee guida per l’inserimento dei bambini adottati a scuola;
  • sollecitare la costituzione di Reti fra diversi soggetti (famiglia, istituzioni scolastiche, servizi socio-sanitari territoriali, enti autorizzati) per accompagnare con progetti concordati l'inserimento e l'integrazione nel contesto scolastico dei bambini adottati.
LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

martedì 3 marzo 2009

Gruppo "Adozione e scuola" 4° incontro (13/02/09)

Il tema oggetto di riflessione nell'incontro del 13 febbraio è stato "LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DEI BAMBINI ADOTTATI E L’ESPERIENZA DELL’ABBANDONO".

Abbiamo tratto spunto dai seguenti testi:

1991, Newton Verrier N., La ferita primaria. Eredità del bambino adottato http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/infanzia/sezioni/servizio/promozione/sistema_integrato/adozione/documenti/primalwound.pdf
1993, Bal Filoramo L., Esperienze a confronto, in “L’adozione difficile”, Borla, Roma, pp. 82-89.
2005, Viero F., La riattivazione del trauma nel fallimento adottivo, in Galli J., Viero F., “Fallimenti adottivi”, Armando Editore, Roma.
2005, Galli J., La situazione psicoevolutiva del bambino che viene adottato, in Galli J., Viero F., “Fallimenti adottivi”, Armando Editore, Roma.
2006, De Bono I., Dal trauma all’esperienza adottiva, in “Trasformazioni”, n.1/2006, pp. 39-55. http://www.spigahorney.it/italiano/Articolo_De%20Bono.pdf
2006, Chistolini M. e al., Un modo diverso di essere famiglia, in “Scuola e adozione”, Franco Angeli, Milano, pp.66-78.
2006, Artoni Schlesinger C., L’adozione e la ferita dell’abbandono. L’emergere del trauma e le difficoltà delle identificazioni, in “Adozione e oltre”, Borla, Roma, pp. 146-164.
2008, Ghezzi D., Abbandono e sintomi post-traumatici, in Commissione per le adozioni internazionali, “Il post-adozione fra progettazione e azione”, pp. 155-161.

Suggerimenti per altre letture (volumi):
2006, Artoni Schlesinger C., Adozione e oltre, Borla, Roma.
2007, Newton Verrier N., La ferita primaria. Comprendere il bambino adottato, Il Saggiatore, Milano.

Gli stimoli offerti dai testi ci hanno portato ad approfondire i seguenti aspetti (qui riportati in forma estremamente schematica):

1 - LA FERITA PRIMARIA
Oggi le ricerche neurobiologiche ci consentono di affermare che esiste una memoria corporea di esperienza prenatale che può modificare il comportamento nella vita postnatale.
Ciò contrasta la convinzione diffusa che adottare un bambino neonato annulli o riduca al minimo la storia precedente: in realtà LA STORIA DI UN BAMBINO INIZIA AL MOMENTO DEL CONCEPIMENTO, LASCIA UNA MEMORIA INSCRITTA NEL CORPO E PARTECIPA ALLA COSTRUZIONE DELL'IDENTITA' DEL BAMBINO.
Un bambino che sperimenta, alla nascita o successivamente, la separazione dai propri genitori biologici vive una situazione traumatica che altera una condizione fisiologica di crescita e determina un dolore mentale che segna la sua storia personale, il suo sviluppo, la sua organizzazione psichica e sarà presente nella sua realtà interna e nei legami che nel futuro sarà in grado di stabilire.
IL TENTATIVO DI DISFARSI DEL DOLORE MENTALE COLLEGATO AL TRAUMA PORTERA' IL BAMBINO A PROIETTARLO SUI GENITORI E SULL'AMBIENTE (anche sulla scuola), nonostante il suo desiderio di legame.
I genitori adottivi dovranno quindi accogliere sia il bambino che il suo trauma, tollerare il suo dolore mentale, farsene carico (insieme alla frustrazione che il figlio reale è diverso dal figlio del desiderio).

2 – ABBANDONI RIPETUTI E RISPOSTE SENSO-MOTORIE
Nel caso dell'adozione internazionale molti bambini hanno vissuto esperienze ripetute di separazioni e perdite, derivate dal continuo cambiamento delle figure di riferimento (personale degli istituti), nonché dalle ripetute separazioni da altri bambini e/o fratelli.
La carenza e il malfunzionamento delle cure porta questi bambini ad adottare strategie di sopravvivenza in cui L'ESPERIENZA SENSO-MOTORIA (scarica pulsionale che pone concretamente il corpo in relazione con la realtà esterna) PREVALE SUL FUNZIONAMENTO SIMBOLICO.
Quest’ultimo, infatti, si sviluppa soprattutto grazie alla stabile interazione tra il bambino e le figure di accudimento (solitamente la madre), a partire dal periodo neonatale.
La quantità e l'intensità di stimoli che il bambino adottivo riceve nei primi tempi della sua vita nella nuova famiglia possono provocare in lui un SOVRACCARICO DI ECCITAMENTO, facendo perdurare la risposta senso-motoria.

3 – CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DEI BAMBINI ADOTTATI
E' ipotizzabile che proprio il prevalere della risposta senso-motoria e la carenza di funzionamento simbolico sia alla base dei DEFICIT DI ATTENZIONE CON IPERATTIVITA', dei COMPORTAMENTI OPPOSITIVO-PROVOCATORI, dei DISTURBI DELL'APPRENDIMENTO che molti bambini adottati manifestano a scuola.
Alcuni bambini SI ADATTANO O PSEUDO-ADATTANO ALL'AMBIENTE attraverso una modalità adesiva. Ciò tuttavia non è privo di rischi, perché anche se questa imitazione all'inizio può favorire l'investimento narcisistico dei genitori e degli altri adulti di riferimento (degli insegnanti ad esempio), se si protrae nel tempo può costituire un FRENO AL PROCESSO EVOLUTIVO, in quanto non permette al bambino di integrare le esperienze interne appartenenti al periodo precedente all'adozione con la nuova realtà.
Per certi bambini che hanno vissuto esperienze di forte deprivazione (vedi bambini provenienti da alcuni istituti dell'est europeo) LA RIGIDITA' DELL'ISITUZIONE FUNGEVA DA BARRIERA DIFENSIVA esterna, a fronte di una fragile strutturazione dell'Io e di una scarsa autonomia di funzionamento psichico. In certi casi può essere traumatico proprio lo sradicamento da questi contesti (instabilità del nuovo contesto, contro la stabilità del contesto precedente).

4 – PERCHE’ SONO STATO ABBANDONATO?
Il fatto di essere stato abbandonato pesa e peserà nell'interiorità del bambino che cresce. La domanda “perché sono stato abbandonato” è destinata a permanere nella mente e nel cuore.
L'interrogativo rimane, ma non è più lacerante, se con l'adozione si crea un senso di appartenenza che rispetta l'individualità e la storia del bambino.
Come gestire le informazioni sul passato?
Accettare che esistano DOMANDE legittime, RICORDI legittimi, legittimi LEGAMI (nostalgia...). Tenere la porta aperta al bisogno di ESPRIMERSI, di RACCONTARE, di CONFRONTARE (in famiglia e fuori) la propria storia, per elaborare un'appartenenza alla famiglia adottiva che non metta tra parentesi le origini.
Il vero interrogativo di chi cerca non è “chi erano quelli che mi hanno abbandonato”, ma “perché sono stato abbandonato?” (l'accesso alle informazioni previsto dalla legge non dà risposta a questo quesito).

5 – BAMBINI TRAUMATIZZATI
Quanto più un bambino ha vissuto in contesti e relazioni di vita disfunzionali, tanto meno ha sviluppato le risorse personali per fronteggiare nuovi adattamenti e apprendimenti
Qual è il funzionamento psicologico dei bambini che sono stati traumatizzati (traumi ripetuti in una dimensione cronica)?
C'è una PERDITA DELLA FIDUCIA DI BASE, che si traduce nella convinzione che “io non valgo niente”, e “posso sicuramente aspettarmi che gli altri mi faranno del male, specie se mi sono vicini”.
Ne derivano i criteri di comportamento: “MEGLIO ATTACCARE CHE ESSERE ATTACCATO”, “PRIMA DI ESSERE CACCIATO MI FARO' CACCIARE.”
Con un bambino maltrattato l'espressione della vicinanza affettiva e la prossimità fisica possono scatenare vissuti post-traumatici.
Spesso le MADRI sono LE PIU' ATTACCATE dall'aggressività di un bambino anticamente traumatizzato perché a loro viene maggiormente attribuito il tradimento e la non capacità di difesa che il bambino porta nei suoi ricordi.
Il passato e la memoria non possono essere cancellati, occorre NARRARE per GARANTIRE LA CONTINUITA' DEL SE'. Non affrontare aree o periodi di sofferenza rischia di farle rimanere intatte, creando una dualità pericolosa per cui accanto a un soggetto adattato persiste un soggetto traumatizzato latente che può improvvisamente esprimersi in condizioni di riattivazione post-traumatica.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

sabato 28 febbraio 2009

"Ci vediamo più tardi" - Nuovo libro sull'adozione internazionale

"Giro" questa mail, arrivata al mio indirizzo, su una nuova pubblicazione curata dal CIAI.

Siamo lieti di comunicarvi che è appena uscita in libreria la ristampa del libro illustrato per bambini

Ci vediamo più tardi
Viaggio senza pretese nell'Adozione Internazionale

di CIAI - Centro Italiano Aiuti all'Infanzia
testi di Massimo Camiolo - illustrazioni di Marcella Bassanesi, EMI editore, 2009.

Non è facile spiegare ad un bambino la procedura dell'adozione internazionale, percorso lungo, faticoso e a tappe che tutti i genitori adottivi devono intraprendere per poter accogliere i propri figli nati in Paesi lontani. Quanto sono stato atteso e desiderato? Cosa stavano facendo per me i miei genitori prima che io arrivassi? Perché se da una parte c'è un bambino che aspetta, dall'altra ci sono una mamma e un papà che stanno facendo tutto, proprio tutto, per incontrarsi con il loro “cucciolo”. E ci sono anche tante persone da incontrare, sia prima che dopo l'arrivo in famiglia: l'assistente sociale, il giudice del Tribunale per i Minorenni e l'ente autorizzato, qui raffigurato dalla nostra amica Cicogna. Può essere bello e rassicurante scoprire di essere stati tanto attesi e sapere che così tante persone si sono preoccupate per te, persone che potranno continuare ad esserci.

A distanza di quasi vent’anni, la prima edizione è infatti del 1990, il CIAI, in occasione del 40° dalla sua fondazione, ha deciso di procedere alla ristampa di un racconto che rappresenta un utile ed efficace strumento di comunicazione tra adulto e bambino, per raccontare con un linguaggio semplice i passaggi più delicati della procedura dell'adozione internazionale. D'accordo con autore e illustratrice è stata mantenuta la struttura narrativa e grafica originale procedendo solo ad alcune necessarie modifiche di testo e grafica per adattare il racconto alla rinnovata procedura adottiva. La prima parte del testo è stata tradotta nelle diverse lingue di provenienza dei bambini adottivi perchè il racconto possa essere utilizzato dagli operatori locali per la preparazione del bambino all'adozione.

Il libro è disponibile presso tutte le librerie del territorio nazionale al prezzo di copertina di 8 euro.

La versione tradotta, da utilizzarsi come strumento per la preparazione del bambino all'adozione nel suo Paese di origine, è stata realizzata in francese, inglese e spagnolo e prossimamente anche in kmer, viet, thai, amarico, kannada e tamil.

Per maggiori informazioni:

Attività Culturali e Centro Studi
CIAI - Centro Italiano Aiuti all'Infanzia
via Bordighera 6 - 20142 Milano
tel: 02/84844422 - fax: 02/8467715
centrostudi@ciai.it
www.ciai.it

mercoledì 18 febbraio 2009

Adozione e scuola: quale normativa per l'accoglienza e l'integrazione?

Oggi una scuola che accoglie un bambino adottato non è aiutata da una normativa di riferimento che definisca linee guida chiare per la sua accoglienza e integrazione.
Eppure la situazione dei bambini e ragazzi adottati al momento del loro primo contatto con la scuola è peculiare e richiederebbe la definizione di alcuni criteri di accoglienza, per evitare di incorrere in due errori opposti: non considerare la loro “differenza” e il momento di difficoltà che stanno attraversando (non progettando pertanto interventi di supporto specifici), o assimilarli impropriamente agli alunni stranieri (offrendo loro interventi di integrazione non sempre calibrati sul loro status).
Il bambino adottato al suo arrivo in Italia è infatti un bambino italiano dal punto di vista giuridico (e in quanto tale soggetto ai diritti-doveri dei cittadini italiani relativi all’obbligo scolastico), ma ancora un bambino straniero dal punto di vista linguistico e culturale (e in quanto tale destinatario, per analogia, di alcuni degli interventi previsti dalle “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri” del 2006 http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2006/cm24_06.shtml).
Tuttavia non è un bambino straniero giunto in Italia con la propria famiglia, per cui un’assimilazione tout-court ai bambini stranieri è impropria e fuorviante. E’ un bambino italiano, ma non un bambino italiano come tutti gli altri (ammesso che esistano due bambini uguali…), poiché sta attraversando una faticosa fase di adattamento a una nuova realtà (familiare e sociale) diversissima da quella di provenienza.
Ma al momento non esiste, a livello nazionale (Ministero della Pubblica Istruzione), alcuna norma che indirizzi le scuole all'accoglienza.
A livello regionale ho notizia solo della circolare emanata nel 2007 dall’Ufficio Scolastico regionale dell’Emilia Romagna “Azioni di accoglienza scolastica per alunni e alunne adottati – percorsi di post-adozione”
(http://www.istruzioneer.it/allegato.asp?ID=291153). Esiste inoltre un “Vademecum per gli insegnanti della Scuola dell’Infanzia e della Scuola Primaria per l’inserimento del bambino adottato a scuola” elaborato nel 2008 nell'ambito del "Progetto pilota regionale per il sostegno e l'accompagnamento della famiglia adottiva" della Regione Veneto
(http://www.istruzionevicenza.it/Archivio_segnalazioni/2008/11/vademecum%20scuola%20finale%20(1).pdf).
Si tratta però di una iniziativa promossa dalla Regione e non direttamente dall’istituzione scolastica.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

martedì 17 febbraio 2009

Adozioni internazionali: ultimi dati

Riporto uno stralcio di un recente articolo comparso sul Sole 24 Ore:

Adozioni internazionali: 4mila bambini trovano famiglia in Italia
Di Nicoletta Cottone
Il Sole 24 Ore
20 GENNAIO 2009

Il 2008 è stato l'anno record per le adozioni internazionali, con un incremento del 18% rispetto all'anno precedente. Con questi numeri l'Italia diventa il terzo paese adottante al mondo, dopo Stati Uniti e Spagna. Dal rapporto annuale della Commissione per le adozioni internazionali presentato oggi, a Palazzo Chigi, dai sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti e Carlo Giovanardi, che è anche presidente della Commissioni adozioni internazionali, risulta che cresce il numero dei bambini stranieri adottati nel nostro paese. Nel 2008 sono stati 3.977 (2.303 maschi, 1.674 femmine) i bambini giunti in Italia dall'estero, pari al 16,3% in più rispetto all'anno precedente. L'incremento è più significativo se si considera il secondo trimestre del 2008 rispetto al 2007: +30 per cento. I piccoli adottati hanno per lo più un'età compresa fra i 5 e 9 anni (43,7%), mentre il 34,5% ha fra un anno e quattro anni; l'11,2% ha oltre dieci anni e il 10,6% meno di un anno.I bambini arrivano da 70 Paesi del mondo. Il numero più alto di bambini stranieri, esattamente 640, arrivano dall'Ucraina. Seguono la Federazione russa (con 466 bimbi) e la Colombia (con 434). E il maggior numero di coppie che hanno adottato vivono in Lombardia (712). Seguono nella classifica Veneto (327) e Toscana (316).

mercoledì 11 febbraio 2009

Adozione internazionale - Normativa

In Italia la legge di riferimento in materia di adozione di minori e di affidamento è la Legge 184 del 4 maggio 1983, successivamente modificata dalla Legge 476 del 31 dicembre 1998 (che ratifica la Convenzione dell’Aja per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale) e dalla Legge 149 del 28 marzo 2001 (che fissa i requisiti per l’adozione internazionale e per l’affidamento).

La Convenzione dell'Aja (“Convenzione sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale”) ha lo scopo di garantire, tramite la cooperazione tra gli stati aderenti e il rispetto di norme comuni, che le adozioni internazionali avvengano nell’interesse dei bambini e nel rispetto dei loro diritti. Hanno finora aderito alla Convenzione 77 paesi.

Legge 184/1983 "Diritto del minore a una famiglia", così come modificata dalle Leggi 476/1998 e 149/2001 http://www.commissioneadozioni.it/FileServices/Download.aspx?ID=368
Convenzione dell'Aja del 29 maggio 1993 http://www.commissioneadozioni.it/FileServices/Download.aspx?id=21

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

venerdì 6 febbraio 2009

Cosa leggere - "Guida all'adozione per l'insegnante"

All'indirizzo http://www.familyhelper.net/ad/guidainsegna.html trovate un documento piuttosto interessante: la traduzione di una "Guida all'adozione per l'insegnante" tratta dal sito canadese http://www.familyhelper.net/.
Si tratta di quattro semplici moduli sull'accoglienza nella scuola elementare e media di bambini adottati o appartenenti ad altre tipologie di famiglie non-tradizionali. Contengono indicazioni e suggerimenti per trattare in classe con semplicità e in modo naturale la realtà dell'adozione e per evitare alcuni degli errori che gli insegnanti rischiano di commettere quando "dimenticano" la presenza di bambini adottati nelle loro classi.
Questi i titoli dei quattro moduli:
1 - Accogliere il bambino di una famiglia non-tradizionale
2 - Come presentare l'adozione nella scuola elementare
3 - Potreste prendere la strada sbagliata con i compiti a casa
4 - Imparare il linguaggio dell'adozione
Anche se il contesto di riferimento non è quello italiano, le indicazioni dei primi tre moduli mi sembrano pienamente trasferibili alla nostra realtà. Il quarto modulo è interessante perchè pone il problema dell'uso non neutro delle parole con cui ci riferiamo all'adozione. Risente però del fatto di essere una traduzione e andrebbe quindi ripensato a partire dalle parole che usiamo comunemente nella nostra lingua.
Nell'insieme è comunque un documento da leggere e discutere.

LIVIA BOTTA
http://www.psicologia-genova.it/

mercoledì 4 febbraio 2009

Libri di testo "sensibili all'adozione" - Scuola primaria

Riporto qui quanto scrive nel suo wiki (http://adozioneascuola.wetpaint.com/) una studentessa che ha realizzato una tesi di laurea su "L'adozione internazionale a scuola", esaminando anche una serie di libri di testo.

Scrive Francesca:
Difficilmente i libri di testo presentano l'adozione o semplicemente modi diversi di essere famiglia. Nel corso della mia ricerca ho individuato sei libri di testo che propongono letture legate al mondo dell'adozione:
Ciao amici 5, La Spiga Editore
Tutti in bici 2, Giunti
Mille e una storia 4, Raffaello Editore
Leo e la matita 3, Edizioni Il Capitello
Gatto bianco gatto blu 4, Giunti
Sempre meglio 4 - Linguaggi, Ed. De Agostini
I colori dell'arcobaleno 3, Il Capitello

In Ciao Amici 4-5 (pagina 135) si può leggere "Dall'India all'Italia" un simpatico testo narrativo tratto da "Sognando l'India" di E. Nava e Khurshid Mazzoleni per Piemme Junior. Il protagonista, il bambino adottivo, racconta il suo primo incontro fotografico con i genitori adottivi che lo fa sorridere e cancellare il suo iniziale progetto di fuga. Le domande di comprensione del testo invitano a descrivere i propri genitori con frasi spiritose, discostandosi quindi dalla tematica dell'adozione.

In Tutti in bici 2 (pagina 102-103) si trova una lettura tratta dal libro di autori vari "L'isola dei racconti" Editrice La Scuola. La storia narra di un re ed una regina molto tristi perché non potevano avere bambini che, attraverso una strega, adottano tre bambini provenienti da Giappone, Africa e Arabia. Storia breve e semplice ma chiara anche se raccontata esclusivamente dal punto di vista dei desideri della coppia reale. Le domande di comprensione puntano a sottolineare il fatto che il re e la regina non si preoccupavano dell'aspetto fisico così diverso dei tre bambini e i due vengono definiti "persone speciali" (subentra forse l'idea della "buona azione"?).

In Mille e una storia 4 l'autrice ha inserito un testo tratto dal libro "A braccia aperte" di A. Ferrara per Falzea Editore.

In Leo e la matita (pagina 54) si trova la lettura "Una sorellina adottiva" tratta da "Cara piccola Hue" di Lucia Tumiati ed. Juvenilia. La stessa lettura anche sul libro di testo Gatto bianco gatto blu 4 (pag.32) Giunti Scuola. E' il racconto di un bambino che attende con il fratello maggiore Luigino e il cane Bogi il ritorno a casa dei genitori andati all'aeroporto a prendere la sorellina Hue una bimba di quattro anni cinese. C'è l'ansia dell'attesa, il pensiero per la sorellina che è in viaggio, la preoccupazione dei fratelli di non piacere alla nuova arrivata che si scarica in battibecchi, il resoconto dei preparativi. Il testo si chiude con una riflessione sulle difficoltà di comprensione legate alle differenti lingue e con l'invidia del protagonista (il fratello minore) per il cane Bogi che certamente saprà come farsi capire perché "gli animali sono più intelligenti dell'uomo perché parlano una sola lingua".

Nelle prime pagine di Sempre meglio 4 - Linguaggi, quelle dedicate al nuovo inizio della scuola, c'è il racconto dell'arrivo in classe di un bambino da un paese lontano, che non sa bene l'italiano, e che è arrivato in quanto adottato da una famiglia.

"Siamo fatti per capirci" - pag. 10 e 11 del libro I colori dell'arcobaleno ed. Il Capitello. Un bambino racconta in prima persona la sua amicizia con un suo nuovo compagno di scuola.
"Da metà dell'anno scorso c'è nella mia classe un nuovo compagno. E' unico al mondo, pare che sia stato trovato in cima a una collina coperta di neve. Si chiama Lazzaro e il suo cognome è Bazzarra, cioè quello delle persone che lo hanno adottato. A scuola è soprannominato "Zazzera Bizzarra" a causa dei suoi capelli che splendono più della luce. Spesso gli dicono: - Ehi, Zazzera, spegni la luce ci stai abbagliando! E' vero, i capelli di Lazzaro sono piuttosto strani: sono scintillanti come la carta argentata che avvolge le tavolette di cioccolato e sembrano tanti fili d'argento che formano una specie di casco sulla sua testa. Sono soprattutto i più grandi che lo prendono in giro, come Gianni, Ivan e la loro banda. Io, invece, non trovo per niente ridicoli i suoi capelli. Non più ridicoli, comunque degli "spaghetti giallastri" che Ivan ha sulla testa. In classe sono stato il solo che gli ha sorriso, quando è arrivato, ed è sicuramente per questo che si è seduto in fondo, proprio vicino a me. E' un compagno tranquillo e molto intelligente. A volte guarda gli uccelli che volano sui tetti, fuori dalla finestra dell'aula, e il suo viso sembra illuminarsi come i suoi capelli. Io non sono tanto bravo a scuola. Faccio fatica a capire quello che dice la maestra, soprattutto in matematica. Se mi concentro troppo, mi si forma una specie di marmellata di numeri dentro la testa. I miei genitori e la maestra mi considerano uno svogliato... Così, in fondo alla classe, ci sono due bambini scontenti: Lazzaro, a causa dei suoi capelli, e io, a causa dei miei voti. Siamo proprio fatti per capirci, io e lui!".
Che cosa significa la frase finale? Spiegala e commentala in classe.

Purtroppo alcuni libri di testo per la scuola primaria hanno scelto una modalità decisamente discutibile per presentare l'adozione:
Bravissimi 5 Editrice La Scuola
Amico Pinco 5 Mondadori

Nel testo Bravissimi 5 (pagina 125) c'è una lettura sui diritti violati dell'infanzia che inizia parlando del lavoro minorile per poi passare ai bambini soldato e quindi (cito testualmente): "Un'altra terribile pratica è quella delle adozioni non controllate, attraverso le quali si arricchisce un mercato internazionale che sfrutta la miseria delle famiglie, costrette a separarsi dai loro figli in cambio di denaro". Se l'insegnante non è sensibile ed attenta a ridimensionare e spiegare ai propri alunni queste affermazioni può facilmente passare l'idea che l'amico o il compagno di classe adottato sia stato acquistato dai propri genitori.

Nel libro di testo Amico Pinco 5 (pagina 214-215) si può trovare la lettura "La bambina non mi ricordo" nel quale si raccontano i pensieri di una bambina di strada, sola, sporca e stanca che non ricorda più nemmeno il suo nome e che, sotto lo sguardo di un piccione, ricorda per un momento la sua mamma. Per un bambino che ha sperimentato l'abbandono questa lettura può fare davvero molto male!
Sempre in Amico Pinco 5 - quaderno delle verifiche (pag. 32) viene proposto il brano "La porticina verde" che cito testualmente: "In una strada dove non passava quasi mai nessuno c'era una casa triste e grigia con un portone di legno stinto e le inferriate alle finestre. Sembrava una prigione, ma era un orfanotrofio, cioè un ospizio dove stanno i bambini senza mamma e senza papà."

Testo tratto dal wiki http://adozioneascuola.wetpaint.com